“Morte e Vita” è un dipinto di Gustav Klimt e fu definito dall’autore stesso come il suo lavoro figurativo più importante, con questa opera, vinse anche un premio, a Roma, in occasione dell’International Art Exhibition del 1911.
Autore: Anna Rita Rossi
In un’antica tomba cinese, di mille anni fa, sono stati rinvenuti i resti di due sposi. La singolarità di questa sepoltura è una piccola finestra, detta “ponte fatato”, che collega le due sezioni della tomba.
In un grande cimitero, situato nella Gaozhuang township della Xixian New Area dello Shaanxi, alcuni archeologi cinesi hanno rinvenuto degli specchi bronzei che, dopo il restauro, sono ancora capaci di riflettere.
L’Acherontia atropos appartiene all’ordine dei lepidotteri, famiglia Sphingidae ed è diffusa in Africa ed Eurasia.
Sono molte le storie dove la morte è la protagonista o comunque, possiede un ruolo di rilievo. Una di queste è “Le intermittenze della morte” di José de Sousa Saramago (1922-2010; scrittore, giornalista, drammaturgo, poeta, critico letterario e traduttore portoghese).
Spesso l’arte è ispirata da un fatto luttuoso. Fu così per Pablo Picasso: il suo “periodo blu” iniziò dopo il suicidio di un suo amico pittore e poeta, Carles Casagemas.
Alcesti, figlia del re di Iolco, Pelia e di Anassibia, è un personaggio della mitologia greca, ricordato per il suo amore profondo per il consorte, Admeto, il re di Fere.
Il gesto estremo di questa eroina mitologica è stato declinato in varie opere artistiche: teatrali e musicali.
In questo periodo, in cui il Covid ha messo a nudo tutte le nostre fragilità e ci ha privato della presenza di molti dei nostri cari, la poesia “Solo la morte” di Pablo Neruda (1904 – 1973) mi sembra riassumere e rappresentare in modo adeguato il volto stravolto di questi tempi.
Non solo uomini intrepidi hanno varcato l’ingresso degli Inferi, anche una donna, Psiche, per amore del suo sposo, ha affrontato la stessa durissima prova.
Il tumulo è una storia dell’orrore scritta da Lovecraft per conto di una cliente Zealia Bishop tra il 1929 e il 1930. L’opera fu pubblicata solo dopo la morte dell’autore nel 1940.