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Alcesti: l’eroina mitologica che sacrificò la sua vita per amore

Alcesti, figlia del re di Iolco, Pelia e di Anassibia, è un personaggio della mitologia greca, ricordato per il suo amore profondo per il consorte, Admeto, il re di Fere.
Il gesto estremo di questa eroina mitologica è stato declinato in varie opere artistiche: teatrali e musicali.

Alcesti, figlia del re di Iolco, Pelia e di Anassibia, è un personaggio della mitologia greca, ricordato per il suo amore profondo per il consorte, Admeto, il re di Fere.
Il gesto estremo di questa eroina mitologica è stato declinato in varie opere artistiche: teatrali e musicali.

Alcesti fu promessa in sposa da suo padre all’uomo che fosse stato in grado di mettere al giogo due bestie feroci. Il vincitore della sfida fu Admeto che riuscì nell’impresa, grazie all’aiuto del dio Apollo che diede in dono ad Admeto un carro tirato da un cinghiale e da un leone.

Il gesto magnanimo di Apollo era però un “do ut des”. In cambio del suo favore, il dio chiese ad Admeto di sacrificarsi per lui. Il re cercò invano qualcuno che lo sostituisse nell’ingrato compito, ma non trovò nessuno, anche i suoi genitori si rifiutarono di prendere il suo posto.
Ma sua moglie, Alcesti, sorprese tutti, facendosi avanti e offrendo la sua vita, in vece di quella di suo marito.

Morta Alcesti, Admeto è in lutto, quando alla sua porta si presenta Eracle o Ercole. Da perfetto ospite, il novello vedovo non rivela immediatamente l’identità della persona venuta a mancare in casa sua, ed Eracle apprenderà solo più tardi che la defunta è la moglie del suo gentile ospite.
Commosso dal racconto del gesto di Alcesti e dall’ospitalità che gli è stata offerta, nonostante il momento di grande dolore che grava su Admeto, Eracle decide di scendere negli Inferi e di riconsegnare Alcesti al suo sposo.

Platone (428/427 a.C. – 348/347 a.C., filosofo e scrittore greco antico), nel suo Simposio (noto anche con il titolo di Convito o Convivio, è, probabilmente, il più noto dei dialoghi di Platone), definisce Alcesti come il simbolo dell’amore disinteressato che offre la sua vita per salvare la persona che ama.
La figura di Alcesti è in pratica l’opposto di quella di Orfeo che non compie il medesimo sacrificio, bensì chiede la restituzione della sua sposa, Euridice.

Euripide scrisse una tragedia (la più antica di questo autore arrivata sino a noi) sulla vicenda mitologica di Alcesti, che fu rappresentata molto probabilmente alle Dionisie (celebrazioni pagane dedicate al dio Dioniso, durante le quali erano messe in scena rappresentazioni teatrali tragiche e comiche) del 438 a.C.

Il mito di Alcesti ha ispirato molti compositori:

  • Alceste, opera lirica di Christoph Willibald Gluck
  • Alceste, masque o semi-opera in quattro atti di Georg Friedrich Händel
  • Alceste, ou Le triomphe d’Alcide, tragédie en musique in un prologo e cinque atti di Jean-Baptiste Lully
  • Al’cesta, opera seria di Hermann Friedrich Raupach

Inoltre, il nome di questa figura mitologica dal grande coraggio è stato trasferito anche a un piccolo asteroide, 124 Alkeste (124 Alcesti), che appartiene alla Fascia principale (regione del sistema solare posta all’incirca tra le orbite di Marte e di Giove, occupata da molti corpi di forma irregolare, detti asteroidi o pianeti minori).
Scoperto il 23 agosto 1872 da Christian Heinrich Friedrich Peters, dall’osservatorio dell’Hamilton College di Clinton (New York, USA), Alcesti, fu chiamato così su proposta di Adeline Weiss, moglie di Edmund Weiss, astronomo austriaco, per celebrare, appunto, l’eroina mitologica.

In copertina: Ercole che lotta con la morte per il corpo di Alcesti di Frederic Lord Leighton (Inghilterra 1869-1871 ca.)

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