Nello Skogskyrkogården, il Cimitero del Bosco di Stoccolma, la grande protagonista non è la morte, bensì la natura.
Realizzato nel corso del Novecento, questo cimitero fa riflettere chiunque lo attraversi, si soffermi nei viali o tra la lapidi sulla piccolezza dell’uomo di fronte alla grandezza dell’universo.
Autore: Anna Rita Rossi
Macbeth (The Tragedy of Macbeth), considerata una fra le più note tragedie di Shakespeare, è un’opera cruenta, segnata dal male che getta la sua ombra funesta su personaggi e avvenimenti.
Ambizione e sete di potere sono il motore della storia e i due personaggi principali, pur di vedere soddisfatte le loro brame si macchieranno di molti orrori e terribili crudeltà.
Otello (The Tragedy of Othello, the Moor of Venice) è il dramma della gelosia, ma Shakespeare in questa tragedia mette in scena anche l’amore puro e ignaro, l’invidia corrosiva e distruttiva, l’abilità intrigante e manipolatoria e soprattutto, la lacerante distanza tra menzogna e verità, tra apparenza e realtà.
Scritta molto probabilmente a cavallo tra il 1600 e il 1602, Amleto (The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark) è una delle tragedie di Shakespeare tra le più famose e maggiormente rappresentate.
Composta da ben 30.557 parole è la più lunga opera teatrale di Shakespeare.
Tradotta in quasi tutte le lingue esistenti, è ritenuta il capolavoro assoluto del drammaturgo inglese ed è una tra le più grandi opere della letteratura.
La tragedia è una tra le forme più antiche di teatro. Possiede tono e stile elevato, uno svolgimento e una conclusione imperniati su fatti funesti e violenti, su disgrazie e molteplici sciagure.
Romeo e Giulietta è una tragedia tra le più famose e rappresentate di William Shakespeare.
Fu composta tra il 1594 e il 1596 e rappresenta una delle storie d’amore più note al mondo, dove il rapporto amore e morte costituisce la struttura stessa della storia che già nel suo inizio preannuncia e contiene il tragico finale.
I Testi dei sarcofagi consentivano al defunto di unirsi a “quelli che non muoiono” e permettevano all’anima di rinascere.
Secondo la religione egizia, l’Occhio di Horus simboleggiava la prosperità, la buona salute, il potere regale.
Era considerato un simbolo onnipresente di protezione, era riferito agli dei e al loro dominio nel mondo dei mortali.
Horus rappresentava la terra fertile d’Egitto, il dio Seth la sabbia rossa del deserto.
Difensore di Ra contro il mostro Apopi (dio del chaos, rappresentato come un gigantesco serpente, a volte come una tartaruga o un altro animale acquatico) e acerrimo rivale di Horus a cui aveva assassinato il padre, Seth è una figura complessa che racchiude in sé la duplicità della concezione del mondo secondo gli Egizi e la dualità delle loro divinità.
Horus era tra le divinità egizie, una delle più antiche ed emblematiche.
Le sue origini si collocano in un momento indefinito della preistoria africana e il suo culto avrà fortuna: resisterà fino alla dominazione romana.