“Memento mori” (ricordati che devi morire) è una nota locuzione latina che dalla civiltà greca è sfociata in quella romana, e da qui, alla cultura cristiana. Tuttora, è usata per ricordare a chiunque la brevità dell’esistenza.
Autore: Anna Rita Rossi
Gli antichi romani erano soliti portare a tavola un curioso quanto macabro oggetto che in latino era detto larva convivialis, uno scheletro in miniatura che fungeva da monito alla brevità e caducità della vita e invitava a godere dei piaceri terreni.
Isabel de Segura e Juan Martínez de Marcilla sono passati alla storia come gli amanti di Teruel.
La loro sfortunata vicenda è immortalata in un singolare monumento funebre.
Franz Liszt si è misurato con la grandezza della poesia di Goethe, realizzando una monumentale sinfonia che non ripercorre la storia di Faust, ma descrive musicalmente i caratteri dei personaggi principali della vicenda: Faust, Gretchen e Mephistopheles.
Il più famoso dramma ispirato alla leggendaria figura di Johann Georg Faust è quello scritto da Wolfgang von Goethe.
La storia narra del patto tra Faust e Mefistofele e del loro viaggio alla scoperta delle bellezze e dei piaceri del mondo.
Faust, famoso personaggio della letteratura che stipulò un patto con il diavolo, ha acceso la fantasia di molti letterati e musicisti. La sua figura mitica si ispira al misterioso Johann Georg Faust.
Persefone era la figlia di Demetra e Zeus (o di Zeus e della dea del fiume Stige), e la sposa di Ade, re dell’oltretomba. Il suo mito raffigura l’alternarsi delle stagioni.
Nel suo poema sinfonico “Una notte sul Monte Calvo”, Modest Petrovič Musorgskij, riprendendo racconti di Gogol’ e leggende popolari, descrive musicalmente un sabba di streghe.
Il brano non fu mai eseguito finché il musicista fu in vita, dopo la sua morte ebbe però un grande successo e molti arrangiamenti per i più svariati utilizzi.
Il tritono, intervallo musicale composto da tre toni interi, fu definito dai trattatisti medievali diabolus in musica, per l’effetto dissonante all’ascolto e per le difficoltà di intonazione.
La morte, il lutto, il ricordo ossessivo dei suoi defunti sono una costante nelle poesie di Pascoli, un’ombra che aleggia tra i suoi versi e si contrappone alle quiete delle immagini campestri, dove persino i fiori, gli uccelli, gli eventi atmosferici, e non solo questi, diventano simboli della caducità della vita e del male che infesta il mondo.