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Tritono, il diabolus in musica: storia di un intervallo molto fortunato

Il tritono, intervallo musicale composto da tre toni interi, fu definito dai trattatisti medievali diabolus in musica, per l’effetto dissonante all’ascolto e per le difficoltà di intonazione.

Il tritono, intervallo musicale composto da tre toni interi, fu definito dai trattatisti medievali diabolus in musica, per l’effetto dissonante all’ascolto e per le difficoltà di intonazione.

Il suo uso fu vietato già dalla fine del Medioevo, e in sede scolastica anche nei secoli successivi o ammesso, solo a certe condizioni. Ma come molte cose proibite, ebbe grande fortuna e compare in molte composizioni musicali.

Il tritono è un intervallo di quarta aumentata (fa-si) o quinta diminuita (si-fa) che, non fosse stato per la disarmonia che lo caratterizza, sarebbe passato del tutto inosservato.

Già alla fine del Medioevo il tritono fu evitato per la difficile intonazione e perché giudicato duro per l’orecchio, e proprio in questo periodo, assunse il nome di “diabolus in musica”.

Gli ecclesiastici del Medioevo classificano il tritono come “accordo del Male”; nell’inconscio popolare la sua sonorità fu associata a qualcosa di diabolico e tuttora l’uso di questo intervallo è finalizzato a esprimere un sentimento malefico o maligno.

Pare che Guido d’Arezzo (Guido monaco o Guido Pomposiano era un monaco cristiano e teorico della musica; è considerato l’ideatore della moderna notazione musicale) si sia spinto a giudicare il tritono un’eresia.
Al monaco è attribuita la frase “mi contra fa est diabolus in musica” (mi e fa non sono i nostri mi e fa, ma due note separate da sei semitoni in due esacordi diversi e la frase è un monito a evitare una dissonanza che per l’orecchio dell’epoca era piuttosto sgradevole) che ha segnato la nascita del mito del tritono. A quel punto la strada era spianata affinché si creassero nuove leggende e si giunse a dichiarare che il tritono fosse un mezzo per evocare il demonio.
Non era proprio tollerata la sua sgraziata sonorità e quindi, se non era di derivazione divina, doveva provenire dal campo avverso…

C’erano anche motivi pratici che spingevano a osteggiare l’uso del tritono: la difficoltà di intonazione da parte di un coro, quindi, per evitare inconvenienti i maestri si astenevano dall’utilizzarlo, ma quando la musica varcò la soglia dell’ambito ecclesiastico, il divieto all’utilizzo del diabolus in musica venne meno e i musicisti iniziarono a impiegarlo liberamente: Carlo Gesualdo da Venosa (compositore di madrigali e musica sacra) ne fece un largo uso nelle sue composizioni.

È però dal ’700 che il diabolus in musica, complice la letteratura – la corrente dell’Illuminismo e successivamente, quella del Romanticismo recuperano motivi cari al satanismo -, che il tritono si affranca dalle pastoie pratiche ed ideologiche fino a quel momento sostenute ed entra a far parte della cultura musicale.

Ed è proprio di questo periodo la sonata con il tritono più famoso della storia della musica: il trillo del diavolo di Giuseppe Tartini, un brano per violino solista di enorme difficoltà tecnica, ma di demoniaca bellezza.
Non fu solo Tartini ad avvalersi dell’accordo diabolico.

A partire dalle intonazioni medievali dei menestrelli, il tritono ha avuto una lunga carriera musicale. Molti musicisti lo hanno incluso nel corso dei secoli in modo efficace nelle loro composizioni: Bach lo utilizza nel divertimento della seconda fuga in do minore (primo libro del clavicembalo ben temperato); Liszt ne fa ampio uso nel movimento dell’Inferno nella famosa Dante Sonata; Berlioz lo inserisce nell’ultimo movimento della Symphonie fantastique op. 14; Mussorgski lo scomodò per la sua notte sul Monte Calvo; Camille Saint-Saëns non poteva trascurarlo e lo inserisce nella sua Danse Macabre (danza macabra), forse uno dei punti più alti dell’uso del tritono in musica; Prokofiev lo impiega ne Le suggestioni diaboliche uno dei Quattro pezzi, op. 4; Dvorak lo sfrutta per il suo Sabba delle streghe; Weber lo piazza nella scena della valle del lupo nel singspiel Freischütz; Mahler lo include nello scherzo incompiuto della sinfonia n.10 Der Teufel tanzt es mit mir (II diavolo lo danza con me); Stravinskij lo impiega ne L’uccello di fuoco per connotare l’omonimo personaggio, nell’introduzione e come leitmotiv nell’intero balletto.

Ma l’elenco non finisce qui. Esempi più vicini a noi dell’uso del diabolus in musica, sia collegato alla sua fama di intervallo diabolico sia come particolare soluzione musicale è riscontrabile nella musica jazz e addirittura, nella canzone romantica “Maria” del musical West Side Story.

Anche il cinema non ha disdegnato il tritono, molte colonne sonore di film horror, action e thriller lo hanno impiegato diffusamente; persino diversi gruppi metal si sono lasciati affascinare dal carismatico tritono: gli Slayer hanno chiamato un loro album “Diabolus in Musica”; i Black Sabbath nella canzone omonima hanno utilizzato una progressione di tritoni dentro un riff.
Il singolare intervallo è finito addirittura all’inizio della sigla dei Simpson.

Ma l’uso più singolare del tritono è di tipo istituzionale: le sirene della polizia e dei vigili del fuoco utilizzano il tritono quotidianamente per attirare l’attenzione degli automobilisti sulla strada.

Forse tutta questa notorietà nasconde davvero qualcosa di diabolico…

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