La “Grande messe des morts” o “Requiem” di Berlioz stupisce per l’impiego di un organico imponente; colpisce per la varietà di accenti; affascina per la sua teatralità.
Autore: Anna Rita Rossi
Albert Edelfelt è uno dei tanti artisti che ha dipinto la celebrazione di un funerale.
Nell’opera del pittore finlandese è visibile una barca, sulla quale sei persone accompagnano la bara di un bambino, in un clima di serena rassegnazione e compostezza
La morte è uno dei temi ricorrenti della letteratura, solitamente investito di numerosi significati e a cui sono accreditati svariati valori simbolici e morali, provenienti sia dall’ambito culturale sia da quello sociale.
L’argomento fu trattato già nell’antichità e negli scritti di Seneca possiamo iniziare a esplorare le prime risposte degli uomini all’interrogativo aperto che reca con sé la morte e ciò che ci aspetta oltre la soglia della vita
Joahnn Sebastian Bach ha rivestito di note un brano che invoca la morte, il dolce e benedetto riposo per chi è stanco del mondo.
Petrus van der Velden, in una fase in cui i pittori della sua cerchia rappresentavano le dure condizioni di vita della classe operaia olandese, dipinse “Dutch funeral” (il funerale olandese).
Il tema della morte ha ispirato molti artisti, György Ligeti ha composto su tale argomento la sua unica opera: “Le Grand Macabre”. Ironia e distacco espressivo sono secondo il musicista gli strumenti più idonei per rappresentare questo grande mistero
Il “Teschio con sigaretta accesa” di van Gogh è un dipinto tra i più famosi del periodo trascorso ad Anversa dall’artista. L’opera è un originale “memento mori” che colpisce per l’atmosfera cupa e le tonalità lugubri e spente
Frida Kahlo, in parte per motivi biografici e in parte per le sue origini messicane, ebbe un rapporto stretto con la morte che figura spesso nei suoi dipinti, rappresentata attraverso singolari simbolismi o in maniera esplicita
Abracadabra, una parola che oggi sentiamo in bocca agli illusionisti o che affiora in qualche vecchia fiaba per bambini, un tempo si riteneva avesse un grande potere.
“Giuditta che decapita Oloferne” è una delle tele più drammatiche di Artemisia Gentileschi. Una scena cruenta in cui l’artista ha sapientemente mescolato realismo e violenza