Il termine Duat deriva da dwat: adorare, pregare e nell’antica religione egizia indicava l’oltretomba.
Gli Egizi immaginavano la Duat come una parte della sfera celeste, quella posta sotto l’orizzonte.
Ra (dio Sole) compiendo il giro della terra, copriva questo percorso di notte (per questo la Duat era definita anche regno della notte e oltretomba).
La più completa raffigurazione della Duat, una serie di immagini che mostrano questo singolare luogo in ogni dettaglio, si trova nella tomba del faraone Tuthmosis III nella Valle dei Re. Esistono anche rappresentazioni della Duat come una divinità, ma sono molto rare.
Per gli antichi Egizi, l’universo era composto da tre parti: terra, cielo e duat.
La Duat era il luogo in cui erano ospitate le anime dei morti e si immaginava fosse situato tra terra e cielo; era un luogo non ben definito, oscillante tra materialità terrena e spiritualità celeste. Definirlo aldilà non è del tutto corretto, in realtà, in questo particolare luogo si pregavano i defunti.
Secondo gli Egizi, alla Duat poteva accedere solo Ba, una delle tante parti di cui era composta l’anima, mentre Ka restava presso il defunto. Ba era rappresentata come una testa umana azzurra o come un uccello (Ciconia nigra) dal volto umano. Sotto queste spoglie, il defunto poteva muoversi dovunque e prendere qualsiasi forma volesse.
Si immaginava che la Duat fosse suddivisa in dodici regioni (ore o settori), corrispondenti alle ore notturne che Ra sulla sua barca impiegava per percorrere la Duat, seguendo il corso di un fiume.
Questo mondo “parallelo” era abitato da dei ed era simile al regno dei vivi; ognuno dei settori di cui era composto aveva una sua divinità, una capitale e una sua definita estensione. Ciascuna di queste regioni era separata dalle altre da cancelli sorvegliati da demoni e mostri.
Ogni notte, Ra, percorrendo il suo solito tragitto, doveva difendersi da queste creature mostruose, altrettanto dovevano fare i defunti, costretti a oltrepassare i demoni, per poter accedere alla vita ultraterrena.
In questo pericoloso viaggio, il dio Sole era avvantaggiato: conosceva i nomi di tutti demoni e mostri, per questo passava illeso attraverso la Duat.
La Duat era piuttosto affollata, l’elenco di divinità che la abitavano è davvero lunga: Anput (moglie di Anubi); Anubi (dio dell’imbalsamazione); Apopi (nemico di Ra); Babi (babbuino che torturava le anime dei malvagi); divinità dei cancelli; divinità delle caverne dell’oltretomba (castigavano le anime dei malvagi); figli di Horus (Imset, Damutef, Hapi e Qebehsenuf); Gebka (uccello nero); giudici di Maat; giudici del defunto; Iside; Maat; Mehen (dio-serpente, guardiano della barca di Ra); Osiride; Ra; Shesmu (divinità leonina che torturava le anime dei malvagi); Thot (dio della luna e della scrittura).
Molti testi funerari egizi descrivono con dovizia di dettagli la Duat e danno indicazioni su come si possa raggiungerla, inoltre, sciorinano formule, invocazioni, incantesimi e preghiere volte a salvare l’anima.
Questi testi, spesso definiti in modo affrettato come “libri dei morti”, sono in realtà destinati alla luce, alla vita eterna in un nuovo regno; il loro obiettivo è “far vivere” e consentivano ai defunti di risorgere al giorno della nuova vita.
In copertina: una rara immagine della personificazione della Duat, in alto capovolta, dal sarcofago di Seti I conservato al British Museum