Con il Requiem per soli, coro e orchestra, op. 148, Schumann ha dato vita a una composizione saldamente unitaria, dove compostezza musicale e sentimento partecipe si fondono, per dare voce alla comprensione e alla speranza.
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Il Requiem di Dvořák si distingue da opere dello stesso genere di altri autori famosi per l’assenza di un intento commemorativo, mentre è chiaro che è nato per essere eseguito nelle sale da concerto.
La “Messe des Morts” è la più grande tra le opere che ci ha lasciato in eredità François Joseph Gossec. In questa composizione, la musica guarda al passato, ma possiede anche molti aspetti innovativi che hanno influenzato sia i musicisti contemporanei sia quelli successivi al compositore francese.
Il Requiem in do minore per coro misto e orchestra è un’opera del compositore italiano Luigi Maria Cherubini. Fu composto a Parigi, nel 1816; la prima esecuzione ebbe luogo nella basilica di Saint-Denis, il 21 gennaio 1817, per il ventiquattresimo anniversario della morte per decapitazione di Luigi XVI.
La “Grande messe des morts” o “Requiem” di Berlioz stupisce per l’impiego di un organico imponente; colpisce per la varietà di accenti; affascina per la sua teatralità.
Franz Liszt si è misurato con la grandezza della poesia di Goethe, realizzando una monumentale sinfonia che non ripercorre la storia di Faust, ma descrive musicalmente i caratteri dei personaggi principali della vicenda: Faust, Gretchen e Mephistopheles.
Nel suo poema sinfonico “Una notte sul Monte Calvo”, Modest Petrovič Musorgskij, riprendendo racconti di Gogol’ e leggende popolari, descrive musicalmente un sabba di streghe.
Il brano non fu mai eseguito finché il musicista fu in vita, dopo la sua morte ebbe però un grande successo e molti arrangiamenti per i più svariati utilizzi.
Come potevano mancare premonizioni di morte nell’opera musicale?
La scena nel cupo antro di Ulrica, la misteriosa indovina di Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi, ne è un interessante esempio.
Giuseppe Verdi è stato un grande musicista, con notevoli capacità drammaturgiche. Il suo singolare uso delle figure musicali della morte ha contribuito a dare unità alle sue opere e ad accrescere la loro capacità espressiva.
Le figure musicali della morte sono degli espedienti, delle convenzioni divenute topoi per esprimere sentimenti o situazioni negative nei melodrammi.