Storie da ogni angolo del Mondo

Storie da ogni angolo del Mondo
da: La Voce del Vento – Cap. 11 – Io e le Bandiere.. un dialogo tra Simboli e Soffi Invisibile e senza volto, vagavo come sempre tra cieli e terre. Sono antico, più vecchio delle montagne, più saggio dei fiumi. Testimone di ogni cosa: guerre, rivoluzioni, dei sussurri della pace e delle speranze che si […]
Un dialogo tra il Reale e l’Invisibile
La poesia esprime un profondo senso di solitudine e disperazione. L’autore maledice la solitudine e l’egoismo, colpevoli di farlo sentire smarrito e incapace di percepire la bellezza della vita. Si sente alienato persino da se stesso, vedendo nel riflesso dello specchio solo il proprio volto, mentre la sua anima sembra voler fuggire verso un’altra dimensione. Il componimento si chiude con un pensiero cupo sulla possibilità di liberare l’anima dalla sofferenza e tornare alla terra, evocando l’idea della morte come ultima via di fuga.
Le pietre d’inciampo sono una testimonianza concreta della brutalità della guerra. Un promemoria doloroso che dovrebbe farci riflettere, per evitare di fare gli stessi imperdonabili errori.
In questo periodo, in cui il Covid ha messo a nudo tutte le nostre fragilità e ci ha privato della presenza di molti dei nostri cari, la poesia “Solo la morte” di Pablo Neruda (1904 – 1973) mi sembra riassumere e rappresentare in modo adeguato il volto stravolto di questi tempi.
Squarcio bianco in un sole di Maggio, squarcio rosso nella luna di Settembre, uno squarcio urla al sole in una domenica di primavera, ed è subito silenzio. Una notte, qualcosa cambiò, nessuno taglio, difetto, colore, emozione, storia o immaginazione si aprì quella notte tra le nuvole, come barche in mezzo al mare, trasportate nel nulla, […]
L’Elegia scritta in un cimitero di campagna è un’opera di Thomas Gray; ambientata nel cimitero di Stoke Poges, è una disamina sul tema della morte.
Il 2 novembre la Chiesa cattolica ricorda tutti i defunti. In questa occasione, mi sembra opportuno riflettere sulla consuetudine di commemorare i defunti attraverso l’edificazione di monumenti funebri e per farlo mi appello alla singolare domanda retorica con cui Ugo Foscolo apre la sua opera: “Dei Sepolcri” e alle risposte che offre ai suoi lettori.