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Girodet, “I funerali di Atala”: tra Neoclassicismo e Romanticismo

Ne “I funerali di Atala” Girodet ha mescolato elementi neoclassici a spunti romantici. Bellezza ideale e spirito di innovazione si mescolano dando vita a una rappresentazione piena di grazia e poesia.

Ne “I funerali di Atala” Girodet ha mescolato elementi neoclassici a spunti romantici. Bellezza ideale e spirito di innovazione si mescolano dando vita a una rappresentazione piena di grazia e poesia.

“Atala au tombeau” (Atala alla tomba o I funerali di Atala) è un olio su tela del pittore, illustratore e incisore francese, Anne-Louis Girodet (o Anne-Louis Girodet-Trioson, Montargis 29 gennaio 1767 – Parigi 9 dicembre 1824); l’artista lo dipinse nel 1808. Attualmente è conservato al Museo del Louvre.

La scena rappresentata da Girodet è tratta dal romanzo breve “Atala ou les amours de deux sauvages dans le désert“, incluso nel “Génie du Christianisme, ou beautés de la religion chrétienne” (Genio del cristianesimo ovvero le bellezze della religione cristiana), un’opera apologetica, scritta tra il 1795 e il 1799 da François-René de Chateaubriand, (1768 – 1848; scrittore, politico e diplomatico francese, ritenuto il fondatore del Romanticismo letterario francese) durante il suo esilio in Inghilterra e pubblicata nel 1801.

A commissionare il quadro fu Louis François Bertin (1766 – 1841; giornalista francese), direttore del “Journal des Débats” (“Journal de l’Empire” nel 1805 per decreto di Napoleone) e Girodet decise di rappresentare la sepoltura di Atala. Di questo momento della storia, lo scrittore non ha fornito molti dettagli, solo la posizione dei personaggi nella grotta.

Con questo dipinto il pittore francese attua una transizione tra la pittura neoclassica e quella romantica.
In effetti, in generale le opere di Girodet si trovano all’incrocio dei due grandi movimenti artistici dell’inizio dell’Ottocento.
La ricerca di una bellezza ideale fondata sui canoni classici pone l’artista sulla linea dei pittori neoclassici davidiani (Jacques-Louis David, 1748 – 1825; pittore francese, uno dei più importanti esponenti del neoclassicismo), mentre il forte desiderio di innovazione, che pervade i suoi dipinti di una grazia e di una singolare poesia, lascia già intravvedere un’apertura verso il Romanticismo.

Per quanto riguarda il suo modo di dipingere siamo ancora in ambito neoclassico, ma già si notano elementi tipici del Romanticismo come: la scelta del tema che non ha più legami né con l’antichità né con le Sacre Scritture e la tecnica che punta fortemente ai contrasti.
Con questo dipinto, inoltre, Girodet ripristina uno dei temi principali dell’iconografia cristiana.

La scena rappresentata ne “I funerali di Atala” è organizzata attorno a tre soggetti congelati e sospesi in un’azione funebre. I tre attori sono tutti coinvolti e compresi in un unico movimento che dall’inchino dell’amante in ginocchio, passa al corpo di Atala fino a giungere alla figura dell’eremita.
La scena è esplicita e appartiene all’ekphrasis (ecfrasi o ècfraṡis è la descrizione verbale di un’opera d’arte visiva, ad esempio, un quadro, una scultura o un’opera architettonica. In letteratura esistono famose poesie che sono ottimi esempi di ecfrasi, come “Ode su un’urna greca” di John Keats), cioè è un’opera descrittiva.

Scendendo più nei particolari della rappresentazione: a sinistra, vediamo che Girodet ha collocato Chactas (innamorato di Atala) che indossa un perizoma, ha i capelli intrecciati e un orecchino. Il giovane stringe disperatamente le gambe della sua amata e posa la testa sulle sue ginocchia; a destra, c’è Padre Aubry, il volto abbassato, la barba bianca e il cappuccio sollevato. Guarda Atala e sembra concentrato nella preghiera, mentre sostiene delicatamente le spalle della ragazza morta.
La figura di Atala morta che sembra stia solo dormendo, richiama con forza le opere marmoree di Antonio Canova (1757 – 1822). Le mani della giovane sono al centro della composizione unite su una croce; il suo volto esprime pace e serenità. La luce della Luna, emblema della purezza, è rivolta quasi soltanto a lei. Questo tema è particolarmente caro a all’artista francese e lo rinveniamo con maggiore forza ne “Le Sommeil d’Endymion” (Il sonno di Endimione).

Nel dipinto sono presenti poi alcuni elementi allusivi: in primo piano, la pala che rimanda all’idea del momento fatale in cui è stata scavata la fossa; a destra, in alto, sulla roccia, il versetto biblico: “Sono passato come il fiore, sono appassito come l’erba del campo”, brano tratto dal Libro di Giobbe.

Anche il poeta Charles Baudelaire (1821 – 1867) rimase colpito da questo quadro e nel 1855 scrisse: “L’Atala di Girodet è, checché ne pensino certi burloni che saranno presto molto vecchi, un dramma di gran lunga superiore a tutta una serie di indicibili banalità moderne“.

In copertina: Anne-Louis Girodet, “Atala au tombeau” (i funerali di Atala, 1808), olio su tela (207 × 267 cm), conservato al Museo del Louvre, Parigi

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