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Funerale vichingo: uno sfarzoso e costoso modo di congedarsi dal mondo

Il funerale vichingo era fastoso e in termini di costi, piuttosto oneroso, nonostante tutto, i doni al defunto non erano mai considerati uno spreco.
Il tumulo restava come monumento, a dimostrazione della posizione sociale degli eredi del defunto.
Inoltre, nella celebrazione funebre dei Vichinghi, un ruolo fondamentale era rivestito dalla barca funeraria: su di essa avveniva la cremazione dei defunti.

Il funerale vichingo era fastoso e in termini di costi, piuttosto oneroso, nonostante tutto, i doni al defunto non erano mai considerati uno spreco.
Il tumulo restava come monumento, a dimostrazione della posizione sociale degli eredi del defunto.
Inoltre, nella celebrazione funebre dei Vichinghi, un ruolo fondamentale era rivestito dalla barca funeraria: su di essa avveniva la cremazione dei defunti.

Attraverso i resti archeologici, le saghe della letteratura norrena e altre fonti, si è appurato che il rito del funerale vichingo prevedeva che i morti fossero cremati in barche funerarie.
Così egli [Odino] stabilì che per legge tutti i morti dovessero essere bruciati, e le loro proprietà poste con loro sopra il mucchio, e le ceneri gettate nel mare o seppellite nella terra” (Saga degli Ynglingar).

Il defunto era collocato in una barca o in una nave di pietra, con lui erano poste delle offerte funebri che dipendevano dal rango sociale e dalla professione del morto.
Nelle offerte potevano essere compresi anche sacrifici di schiavi. La barca era poi coperta con pietre e terra fino a creare un tumulo. In Scandinavia, si possono vedere diversi di questi tumuli, realizzati per re e capitani.

Per i Vichinghi era importante seppellire il defunto nel modo adeguato, così che gli fosse concesso di entrare nell’aldilà, conservando la posizione sociale che aveva avuto durante la sua vita terrena, e anche per evitare che l’anima del defunto fosse costretta a vagare per l’eternità.

Il corredo funebre delle tombe vichinghe è indicato con un termine preciso “Haugfé”, parola islandese che deriva dal norreno haugr “tumulo” e “ricchezza”.
Gli oggetti rinvenuti nelle sepolture del X secolo sono i più svariati: lance, coltelli, pezzi di armatura, chiodi, perni, spade, asce, scudi, ecc.

Un uomo libero era di solito seppellito con le sue armi e con tutto l’occorrente per cavalcare, mentre un artigiano era accompagnato nel suo ultimo viaggio da tutti i suoi attrezzi.
Le donne potevano contare sulla presenza di tutti i loro gioielli, insieme con gli strumenti per le attività casalinghe.
Gli schiavi avevano diritto a una semplice buca nel terreno e ci si assicurava che fossero seppelliti nel modo corretto, affinché potessero essere utili nell’oltretomba e soprattutto, non tornassero a perseguitare i loro padroni.

In Scandinavia, ci sono grosse necropoli utilizzate da intere comunità: Birka nel Mälaren, Hedeby nello Schleswig e Lindholm Høje ad Ålborg.
Le tombe presenti a Lindholm Høje hanno una grande varietà di forme e dimensioni: navi di pietra; tombe triangolari, quadrangolari e circolari.

La morte era un momento particolarmente critico e circondato da un alone di paura, anche per i coraggiosi guerrieri vichinghi. Ad esempio, se il defunto non era seppellito in modo adeguato, poteva ritornare dall’aldilà e sotto forma di spettro fare visita ai propri parenti. Queste “visite” erano tutt’altro che gradite, si ritenevano di cattivo augurio e si credeva fossero anticipatrici di nuovi lutti in famiglia. Per questo, oltre a riti e rituali funebri, a volte, si prendevano delle precauzioni piuttosto estreme, per evitare questi infausti “ritorni”.
In seguito all’apparizione di uno spettro, il defunto doveva morire di nuovo, per questo il corpo era infilzato oppure si tagliava la testa del deceduto, per evitare che potesse ritrovare la strada per il mondo dei vivi.

La cremazione era comune al tempo dei Vichinghi e nello svolgimento di un funerale vichingo, il cadavere e i doni a corredo della tomba erano bruciati su una pira funeraria.
Le temperature di una cremazione vichinga superavano di gran lunga quelle di un attuale forno crematorio e alla fine della procedura, restavano solo pochi frammenti inceneriti di metallo, di ossa umane e di alcuni animali.
La pira era edificata in modo che la colonna di fumo fosse il più voluminosa possibile: per elevare il defunto all’aldilà.

Trascorsi sette giorni dalla morte della persona cara si celebrava il sjaund: la birra funeraria. Questa dava anche il nome alla festa e prevedeva un rituale di bevute.
La birra funeraria serviva a definire socialmente l’evento del trapasso. Solo dopo questo rituale, i discendenti potevano richiedere l’eredità.

In Scandinavia, molte delle pietre runiche trattano di un’eredità e rappresentano importanti documenti di proprietà, appartenenti a un tempo in cui le decisioni legali non erano ancora trasferite su carta.
La pietra di Tune di Østfold, datata V secolo, dichiara tre donne – figlie del defunto – come giuste eredi: è il più antico documento legale scandinavo che fa riferimento al diritto femminile all’eredità.

In copertina: La nave funeraria del capo vichingo (Variago) Igor il Vecchio nel Rus’ di Kiev, secondo Heinrich Semiradzki (1845-1902).

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