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Cultura Greci miti e leggende

Flegetonte: il fiume di fuoco infernale che scorreva nell’Ade

Flegetonte, ossia “fiume di fuoco”, secondo la mitologia greca era un fiume infernale che scorreva attorno a Erebo. Questo singolare fiume compare in molte fonti letterarie, non ultima, la Divina Commedia di Dante.

Flegetonte, ossia “fiume di fuoco”, secondo la mitologia greca era un fiume infernale che scorreva attorno a Erebo. Questo singolare fiume compare in molte fonti letterarie, non ultima, la Divina Commedia di Dante.

Il fiume Flegetonte o Piriflegetonte (“Flegetonte di Fuoco”) scorreva nella parte più oscura dell’Ade; dal suo fuoco derivavano le lave vulcaniche e le sue acque confluivano con quelle del Cocito nell’Acheronte.

Nella letteratura troviamo molte informazioni sulle esclusive caratteristiche di questo fiume infernale.
Nell’Odissea, Circe spiegava a Ulisse che doveva attuare un rito in un punto preciso del Piriflegetonte, per invocare Tiresia, mentre Platone, nel suo Fedone, dichiarava che il Flegetonte era un fiume di fuoco che alimentava una grande palude ardente e, sempre secondo le sue affermazioni, qui erano immersi, come punizione per le loro colpe, parricidi e matricidi.

Il fiume Flegetonte è nominato anche nell’Eneide, nell’invocazione che Enea pronuncia – su suggerimento della Sibilla – per poter raggiungere il Tartaro e incontrare suo padre Anchise.
Virgilio descriveva il fiume come fiammeggiante e impetuoso e il suo corso circondava le alte mura del Tartaro.

Ovidio nomina il Flegetonte nelle sue Metamorfosi, quando narra di Ascalafo (demone figlio di Acheronte, fiume degli inferi e di Gorgira o Orfne, ninfa d’Averno) che fu bagnato con l’acqua del fiume e trasformato in gufo, perché, per causa sua, Persefone fu trattenuta nell’Ade.
Nella Tebaide di Stazio, invece, Flegetonte è definito una divinità stillante fuoco che assisteva Minosse, quando giudicava le anime dei defunti.

Ovviamente, il fantomatico Flegetonte non poteva mancare nel più famoso viaggio nell’oltretomba: la Divina Commedia di Dante che lo nomina nel Canto XII.
Il poeta muta il corso del fiume e persino la sua natura: da fiammeggiante, diviene fiume di sangue bollente in cui sono immersi i violenti verso il prossimo, nel primo girone del VII cerchio.
Il livello di immersione dei condannati variava a seconda della tipologia di reato commesso, inoltre, erano impossibilitati a emergere un po’ di più dai flutti del fiume: i centauri armati di arco e frecce erano pronti a scoraggiare qualsiasi loro iniziativa in questo senso.

Dante immagina con dovizia di mutazioni anche il corso del Flegetonte che, secondo le sue parole, nasceva dal riaffiorare della corrente prodotta dalle lacrime del Veglio di Creta (figura tratta dalla Bibbia, dal Libro di Daniele); poi diventava riviera del sangue; attraversava il girone dei violenti; girava attorno alla selva dei suicidi; ricompariva nel girone dei violenti contro Dio e qui emetteva un vapore che spegneva la pioggia di fuoco che scendeva sui dannati, poi precipitava con fragore nel cerchio sottostante.

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