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Il mito di Persefone: la sposa coatta di Ade, re dell’oltretomba

Persefone era la figlia di Demetra e Zeus (o di Zeus e della dea del fiume Stige), e la sposa di Ade, re dell’oltretomba. Il suo mito raffigura l’alternarsi delle stagioni.

Persefone era la figlia di Demetra e Zeus (o di Zeus e della dea del fiume Stige), e la sposa di Ade, re dell’oltretomba. Il suo mito raffigura l’alternarsi delle stagioni.

Persefone per i Greci, Proserpina per i Romani, era una figura mitologica, fondamentale nei misteri eleusini (riti religiosi misterici, celebrati ogni anno nel santuario di Demetra nella città di Eleusi).

Regina dell’oltretomba, in quanto moglie di Ade, Persefone viveva una vita duplice: trascorreva sei mesi dell’anno (autunno e inverno) con il consorte nel regno dei morti e governava insieme a lui il regno dell’al di là; passava gli altri sei mesi (primavera ed estate) sulla Terra, con sua madre Demetra, e al suo ritorno la terra rifioriva.

Secondo il mito, Persefone fu rapita da Ade, suo zio.
Il fattaccio si verificò nella piana di Nysa, mentre la giovane, in compagnia delle figlie di Oceano, raccoglieva dei fiori. Persefone fu attratta da un bellissimo narciso e quando si protese per afferrarlo, si aprì una voragine da cui emerse Ade che la condusse con sé negli inferi per sposarla.
Nell’oltretomba, le fu offerta della frutta, la fanciulla mangiò solo sei semi di melograno, ignorando la fatalità del suo gesto: nutrirsi dei frutti degli inferi condannava a restare in quel luogo per l’eternità.

La madre di Persefone, Demetra (dea della fertilità e dell’agricoltura), fino a quel momento, concedeva agli uomini bel tempo e raccolti per tutto l’anno, in seguito al rapimento della figlia, non fece più crescere le messi e la terra fu avvolta da un inverno senza fine. La dea non volle tornare sull’Olimpo e tramutata in una vecchia si recò in Attica, a Eleusi, e qui rimase presso il re Celeo.

Zeus fu costretto a intervenire per rimediare al guaio.
Fortunatamente, Persefone non aveva mangiato un frutto intero e quindi, fu stabilito che la giovane dovesse restare nell’oltretomba un numero di mesi equivalenti al numero di semi ingeriti e il resto del tempo lo avrebbe trascorso sulla terra, con sua madre Demetra.
Quando Persefone tornava sulla terra, sua madre la accoglieva con gioia, facendo rifiorire la natura, in primavera ed estate.

La vicenda ha anche un altro singolare risvolto: un giardiniere dell’oltretomba, Ascalafo, rivelò a Demetra che Persefone aveva mangiato i semi di melograno, per “ricompensarlo” dell’infausta informazione, la dea lo trasformò in un barbagianni.

Esistono altre versioni della storia. Secondo una di queste fu Ècate (o Zea, personaggio di origine pre-indoeuropea, ripreso dalla mitologia greca e romana. Ecate regnava sui demoni malvagi, sulla notte, la luna, i fantasmi, i morti e la necromanzia) a salvare Persefone. Inoltre, anche la storia dei semi andò diversamente: la dea non fu spinta a mangiarli con l’inganno, ma si nutrì di essi volontariamente, perché si era affezionata ad Ade.

Persefone fu rappresentata artisticamente e celebrata copiosamente sia nell’antichità sia in epoca moderna: Dante Gabriel Rossetti, pittore preraffaellita, la raffigurò in diversi quadri; Algernon Swiburne le dedicò due liriche (Inno a Proserpina e Il giardino di Proserpina); Gian Lorenzo Bernini rappresentò con una superba scultura il suo rapimento (Ratto di Proserpina).

La figura di Persefone non ha ispirato solo il mondo dell’arte: è la principale antagonista del videogioco God of War: Chains of Olympus; appare nella saga letteraria di genere fantasy Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo; figura come antagonista nel videogioco Assassin’s Creed: Odyssey.

In copertina: Ratto di Proserpina, dipinto di Joseph Heintz il Vecchio (1598-1605)

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