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Dürer, “Il cavaliere, la morte e il diavolo”: il viaggio verso la virtù

“Il cavaliere, la morte e il diavolo” di Albrecht Dürer rappresenta in modo simbolico il viaggio dell’uomo di fede verso la cittadella delle virtù, mentre la morte e il diavolo tentano di spaventarlo e confonderlo.

“Il cavaliere, la morte e il diavolo” di Albrecht Dürer rappresenta in modo simbolico il viaggio dell’uomo di fede verso la cittadella delle virtù, mentre la morte e il diavolo tentano di spaventarlo e confonderlo.

“Il cavaliere, la morte e il diavolo” è un’incisione di Albrecht Dürer (Norimberga, 21 maggio 1471 – Norimberga, 6 aprile 1528; pittore, incisore, matematico e trattatista tedesco), del 1513, conservata nella Staatliche Kunsthalle di Karlsruhe (Germania). Essa fa parte di un trittico detto “Meisterstiche”, cioè incisioni “maestre”, in quanto rappresentano il culmine dell’attività grafica dell’artista, sia a livello qualitativo sia dal punto di vista della ricerca intellettuale.

Queste tre particolari incisioni di Dürer appartengono ai primi quindici anni del Cinquecento e non sono legate da assonanze compositive, bensì da una comune riflessione filosofica sul tema della virtù.
Tutte e tre sono realizzate a bulino su lastra metallica e hanno dimensioni di circa 24×29 centimetri. I titoli sono: “Il cavaliere, la morte e il diavolo”; la “Melencolia I”; il “San Girolamo nello studio”.

Friedrich Lippmann, studioso della fine dell’Ottocento, le ha interpretate come una metafora delle virtù morali, teologiche e intellettuali.
Quasi certamente, trattare questa particolare tematica è stata una scelta dell’artista, non il suggerimento di un committente. In queste incisioni, Dürer cercava di conciliare fede e ragione.

L’artista sembra essere approdato a tali riflessioni dopo aver letto la “Margarita philosophica” (1503) di Gregor Reisch (Balingen, 1467 circa – Friburgo in Brisgovia, 9 maggio 1525; umanista, scrittore ed enciclopedista tedesco). Un testo capitale del Rinascimento tedesco, un compendio di ogni aspetto del sapere umano, una sorta di enciclopedia moderna, dove il pensiero di Aristotele si unisce a quello di Sant’Agostino.

La prima opera “il cavaliere, la morte e il diavolo” è una raffigurazione del “miles christianus”, il soldato cristiano che combatte sulla via della virtù e della fede, come dice San Paolo.
Quest’uomo vive una battaglia interiore contro il peccato, la paura e la tentazione, rappresentati dalle figure della morte e del diavolo.
Il soldato deve procedere impavido, con fedeltà (rappresentata dal cane) verso la cittadella delle virtù (raffigurata da Dürer sullo sfondo), seppure la morte tenti di spaventarlo – mostrandogli una clessidra che indica il tempo di vita che gli è rimasto – e il diavolo lo insegua a piedi armato di un’alabarda.

Delle tre incisioni questa è la più densa di simboli e allegorie ed è ricca di dettagli naturalistici che evidenziano la straordinaria padronanza raggiunta dall’artista nell’uso del bulino: a partire dall’effetto di prospettiva aerea nella lontana città sul picco sino ai vivaci ritratti degli animali (il cane da caccia e la salamandra) e della boscaglia.

A sinistra in basso dell’incisione, è presente, accanto al memento mori di un teschio, una tabella con il monogramma di Dürer e la data di creazione dell’incisione preceduta dalla lettera “S” che è stata interpretata come “Salus” (Salvezza).

A livello di raffigurazione, notiamo che Dürer ha rappresentato il cavaliere ritto su un bellissimo cavallo. Questa figura rappresenta l’integrità, la fiducia e la costanza che è indispensabile avere quando ci si trova ad affrontare le difficoltà della vita.
Le altre figure ritratte sono invece mostruose.
il Diavolo appare come uno scherzo della natura, ha il muso caprino, le corna ricurve da ariete sotto le orecchie e poi, possiede una serie di malformazioni che lo avvicinano più a un incubo che a una creatura reale.
La morte, che annuncia il suo arrivo con un campanello appeso al collo, ha le sembianze di un teschio a cui sono rimasti gli occhi e due denti canini; ha anche una barba lunga, mentre dai suoi capelli escono dei serpenti che si avvolgono attorno alla corona. Questa figura ha in mano una clessidra, dove la sabbia è quasi completamente scesa, mentre sopra, un orologio segna le cinque. A differenza del diavolo, la morte non è a piedi, cavalca un ronzino smagrito con il collo rivolto a terra e le orecchie abbassate.

La morale spicciola di questa incisione di Dürer è che la morte e il diavolo sono sempre in agguato, e per noi, l’unica possibilità di salvarci è ignorarli. Loro continueranno a camminarci a fianco, ma è necessario reagire con la stessa compostezza del cavaliere, proseguendo imperterriti il nostro il viaggio.

In copertina: Albrecht Dürer, “Il cavaliere, la morte e il diavolo” (1513), incisione a bulino su lastra di rame, 24 x 19 cm (15 x 10 cm), Berlino, Staatliche Museen

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