La Dickinson era affascinata dal tema della morte e nella sua opera poetica viene affrontato da vari punti di vista.
La poetessa statunitense, Emily Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 – Amherst, 15 maggio 1886), nei suoi scritti trattò diversi temi, tra i quali la natura, la morte, la vita dopo la morte, l’eternità e Dio.
Infatti, anche se provava un certo scetticismo nei confronti della religione, nutriva però un grande interesse per la sfera spirituale.
La morte stimolava la sua curiosità e la Dickinson la descrisse sia dal punto di vista di un moribondo sia dal punto di vista di un testimone. Descrisse persino la sua stessa morte.
Per la poetessa la morte era un grande mistero, legato al pensiero dell’eternità. Dal suo punto di vista era una sorta di liberazione dall’ansia, ma anche il luogo dove l’anima umana è attratta al fine di diventare parte dell’universo.
Nelle sue poesie la Dickinson affronta anche il tema delle relazioni umane, di ogni tipo, in particolare: l’amicizia e l’amore, collegati anche alla morte e alla separazione.
La poesia “I Died for Beauty” (Morii per la Bellezza), probabilmente scritta intorno al 1862, è una delle poesie più famose della poetessa statunitense, ma come molte delle sue composizioni è difficile da interpretare.
In questa poesia, la Dickinson affronta il tema della morte e della vita dopo la morte, utilizzando due interlocutori che giacciono nella loro tomba.
Nella prima strofa è introdotta una persona che dichiara di essere morta per la bellezza, ben presto accanto a lui viene deposto un’altra salma che sostiene di essere morta per la verità.
Non sappiamo nulla di come questi due individui siano morti e non conosceremo neppure i loro nomi. L’unico aspetto che conta è che sono morti per un ideale e ora, accettano il loro destino come “fratelli”.
Negli ultimi due versi della poesia, la morte si concretizza all’improvviso, attraverso l’immagine del “muschio” che, a mano a mano, ricopre i due defunti e finisce per impedire loro di parlare, salendo fino alle loro labbra e poi, inesorabile, il manto verde procederà inarrestabile a ricoprire anche i loro nomi che resteranno per sempre sconosciuti.
Alcuni critici sostengono che, probabilmente, la Dickinson per questa poesia fu ispirata dalla lettura di “Ode on a Grecian Urn” (Ode all’Urna Greca, 1819) del poeta inglese John Keats (1795-1821), in particolare dai versi finali: “La bellezza è verità, la verità è bellezza, – questo è tutto ciò che sai sulla terra, tutto ciò che hai bisogno di sapere”, in cui il poeta afferma che bellezza e verità sono l’unica forma di conoscenza. Però, nella poesia della poetessa statunitense il senso di verità e bellezza è ambiguo, così come il collegamento tra loro.
Infatti, la Dickinson non chiarisce quale sia il vero significato di morire per la bellezza e per la verità, cioè non comprendiamo se i due defunti che colloquiano tra loro siano morti a causa della bellezza e della verità oppure inseguendo ciascuno il proprio ideale.
Un altro punto oscuro è l’utilizzo della parola “failed” (fallito), per descrivere la fine dei due protagonisti della sua poesia. Ci chiediamo se “fallire” per la poetessa è un sinonimo di morire oppure se morire per un ideale significa per lei fallire. Come avviene in molte sue poesie il senso è aperto a più interpretazioni.
I died for Beauty
I died for Beauty – but was scarce
Adjusted in the Tomb
When One who died for Truth, was lain
In an adjoining Room –
He questioned softly “Why I failed”?
“For Beauty”, I replied –
“And I – for Truth – Themself are One –
We Bretheren, are”, He said –
And so, as Kinsmen, met a Night –
We talked between the Rooms –
Until the Moss had reached our lips –
And covered up – our names –
Morii per la bellezza
Morii per la Bellezza, ma ero appena
composta nella tomba
che un altro, morto per la verità,
fu disteso nello spazio accanto.
Mi chiese sottovoce perché ero morta
gli risposi “Per la Bellezza”.
“E io per la Verità, le due cose sono
una sola. Siamo fratelli” disse.
Così come parenti che si ritrovano
di notte parlammo da una stanza all’altra
finché il muschio raggiunse le labbra
e coprì i nostri nomi.
(traduzione di Piera Mattei)
In copertina: Ritratto di famiglia dei fratelli Dickinson (Emily alla sinistra)