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Jimi Hendrix: una fiamma bruciata troppo in fretta

Jimi Hendrix è stato uno dei più grandi chitarristi della musica rock ha lasciato un segno indelebile nella scena musicale e al contempo, molti dubbi sulla sua controversa morte.

Jimi Hendrix è stato uno dei più grandi chitarristi della musica rock ha lasciato un segno indelebile nella scena musicale e al contempo, molti dubbi sulla sua controversa morte.

“La luce che brilla il doppio, dura la metà”. In questo suo aforisma James Marshall “Jimi” Hendrix (nato Johnny Allen Hendrix Seattle, 27 novembre 1942 – Londra, 18 settembre 1970) ha praticamente riassunto la sua vita.

Chitarrista e cantautore di grande talento. Jimi Hendrix, nonostante la sua breve carriera è stato non solo uno dei principali innovatori nell’uso della chitarra elettrica nella musica rock, ma ha anche anticipato le future evoluzioni della musica rock, dando vita a un’originale fusione di blues, rhythm and blues/soul, hard rock e psichedelia.

Nel 1992, è entrato nella Rock and Roll Hall of Fame and Museum (museo di Cleveland, Ohio, USA, dedicato alla memoria di alcuni tra i più celebri e influenti artisti, produttori, ingegneri del suono e personalità che hanno lasciato un segno nell’industria musicale) e nel 2011, in una classifica della rivista “Rolling Stone”, è stato definito come il più grande chitarrista nella storia della musica rock.

Delle sue formidabili esibizioni due sono entrate nel mito: il suo esordio al festival di Monterey (1967), quando al termine della sua performance diede alle fiamme sul palco alla sua chitarra e la chiusura del festival di Woodstock (1969), durante la quale fornì al pubblico una personale reinterpretazione dell’inno nazionale statunitense, “The Star-Spangled Banner”.

Come molte altre stelle della musica, in particolare della musica rock, anche Hendrix, con la sua morte prematura, è rientrato nel club dei 27.
Inoltre, il suo decesso ha dato vita a molte speculazioni, per una serie di dettagli che tuttora restano ancora poco chiari.

Innanzitutto, i fatti riguardanti la morte dell’artista americano ci dicono che il 18 settembre, alle 12:45, il dottor John Bannister, medico del St Mary Abbot’s Hospital di Londra, lo dichiarò morto.
Dieci giorni dopo, Gavin Thurston, il coroner, dopo aver eseguito l’autopsia, stabilì che la causa del decesso del musicista era dovuta ad asfissia.
In pratica, Hendrix era stato soffocato dal proprio vomito durante il sonno, sopravvenuto in seguito a una dose eccessiva di barbiturici.

Questo stabiliva solo la causa della morte, ma non forniva spiegazioni chiare sul come fosse avvenuta e se fosse stata eventualmente provocata.
Molti hanno cercato di fare luce sul decesso di Hendrix, raccogliendo materiali di vario genere e sono fiorite molte ipotesi che avevano tutte in comune la conclusione: la morte dell’artista non era stata incidentale, bensì l’esito di un complotto.

Di quell’infausto giorno sappiamo che Hendrix era tornato a Londra, intendeva fermarsi per alcuni giorni, dopo essersi esibito, il 6 settembre, a un festival in Germania.
Ad aspettarlo nella capitale inglese c’era Monika Dannemann, la sua ultima fiamma, una giovane e avvenente pattinatrice artistica e pittrice tedesca.

Il musicista aveva una camera a suo nome presso il Cumberland Hotel di Kensington, ma preferì passare gran parte del tempo nell’appartamento di Monika, presso il Samarkand Hotel di Notting Hill.
Hendrix era stanco per i continui viaggi e per le pressioni che subiva da coloro che lo circondavano, in particolare da parte del suo manager, Mike Jeffery. L’artista, inoltre, avvertiva anche il peso delle aspettative che il pubblico aveva su di lui.

Oltre a tutto questo, sul talentuoso musicista gravava anche una funesta premonizione. Un anno prima della sua morte, durante una vacanza in Marocco, Hendrix si era fatto leggere la mano da una chiaroveggente che gli aveva predetto che sarebbe morto prima dei trent’anni.

Ripercorrendo a ritroso le ore prima della sua morte, sappiamo che trascorse un tranquillo pomeriggio, facendo shopping con Monika per le vie di Londra, tra il Kensington Market e il Chelsea Antique Market, poi partecipò a un tè, a casa dell’amico Phillip Harvey e qui si fermò anche a cena.
Più tardi, si recò al party di Peter Cameron; bevve molto vino rosso e assunse anfetamine (Durophet). A tarda notte poi andò nell’appartamento presso il Samarkand Hotel di Notting Hill, dove l’aspettava Monika.

La donna riferì di aver conversato fino all’alba con il musicista, prima di addormentarsi, ognuno nel proprio letto. Monika dichiarò anche che Hendrix aveva ingoiato nove pasticche (dose 18 volte superiore a quella consigliata) di Vesparax, un sonnifero che non è più in vendita.

Verso le 11 del mattino, la ragazza fece visita al musicista e lo trovò svenuto sul suo letto, in una pozza di vomito.
Spaventata e confusa, lasciò trascorrere minuti preziosi prima di chiamare l’ambulanza.
I paramedici giunti sul posto, non riconobbero Hendrix, videro solo un nero in stato comatoso, ricoperto dal suo vomito. Probabilmente sottovalutarono la situazione, ritenendola una semplice intossicazione da alcool.
Il musicista giunse al pronto soccorso del St. Mary Abbot’s di Kensington ormai privo di conoscenza e a breve fu dichiarato morto.

Negli anni seguenti la morte di Hendrix sono state fatte le ipotesi più disparate sui possibili mandanti del presunto omicidio. Alcuni sostenevano che fosse nel mirino dell’FBI di J. Edgar Hoover, a causa dei suoi finanziamenti alle Black Panther (Pantere Nere o ufficialmente il Black Panther Party è stata una storica organizzazione politica afroamericana degli Stati Uniti d’America) e dopo essere diventato un modello di integrazione a livello planetario.
Secondo questa ipotesi, Monika Dannemann sarebbe stata l’esecutrice ingaggiata dall’FBI per convincere il musicista ad assumere la dose fatale di barbiturici.

Un’altra versione di uno storico fan del musicista, James “Tappy” Wright, coinvolgerebbe invece nella morte dell’artista il suo manager, Michael Jeffery. Secondo questa ipotesi, l’omicida lo avrebbe avvelenato con vino e barbiturici; il movente: Hendrix era alla ricerca di un nuovo manager e voleva fare causa a Jeffery perché gli aveva sottratto gran parte dei suoi guadagni.

Probabilmente, non riusciremo ad andare oltre il dubbio e le supposizioni e non sapremo mai perché Hendrix, che comunque soffriva di insonnia, abbia ingerito nove pasticche di Vesparax, una dose chiaramente fatale, ma potremo continuare a godere della luce breve ma intensa che ci ha lasciato in eredità.

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