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Anna Karenina: capolavoro letterario ispirato da un tragico evento

Il capolavoro di Tolstoj, il romanzo “Anna Karenina”, ha tratto spunto da esempi letterari, da una sollecitazione del tutto casuale e da un tragico fatto di cronaca.

Il capolavoro di Tolstoj, il romanzo “Anna Karenina”, ha tratto spunto da esempi letterari, da una sollecitazione del tutto casuale e da un tragico fatto di cronaca.

A volte, un tragico evento può essere fonte di ispirazione per indimenticabili classici della letteratura, ne è un esempio il romanzo “Anna Karenina” di Lev Nikolàevič Tolstòj (1828 – 1910).
Pare che lo scrittore sia rimasto impressionato da una notizia di cronaca comparsa sulla stampa russa, nel gennaio del 1872. Una donna di trentacinque anni, Anna Pirogova, vestita in modo elegante e con una borsa che conteneva un cambio di abiti, si era diretta alla stazione di Yasenki, fuori Mosca, e lì aveva posto fine alla sua vita, gettandosi sotto un treno in corsa.

Non fu solo la drammatica notizia a colpire lo scrittore, ma anche il fatto che Anna Pirogova era una lontana parente di sua moglie, nonché amante del suo vicino e amico, Alexander Bibikov.

Rapidamente, si scoprì anche la motivazione del suicidio di Anna. Bibikov l’aveva lasciata, comunicandole che avrebbe sposato la governante del figlio. La donna disperata scelse la morte, non sopportando il dolore dell’abbandono. Lasciò un biglietto per il suo crudele amante: “Tu sei il mio assassino. Sii felice, se un assassino può essere felice”.

Lev Tolstoj partecipò alla veglia funebre e di certo la visione del corpo straziato della donna, oltre al fatto che la conosceva bene, deve averlo colpito profondamente. L’anno successivo alla disgrazia, lo scrittore mise mano al suo romanzo e quasi sicuramente, conosceva già come sarebbe andata a finire la storia.

Anna Karenina, opera letteraria che rientra nel filone realista, è frutto di varie ispirazioni.
Oltre alla tragica morte di Anna Pirogova, Tolstoj ha tratto suggerimento anche da “I racconti di Belkin”, del poeta russo Aleksandr Sergeevič Puškin (1799 – 1837). L’ultima scintilla creativa è piuttosto curiosa e venata di sensualità. Lo scrittore incontrò la figlia di Puškin una sera a cena e rimase colpito dalla sua bellezza. Alcuni giorni dopo, mentre era sdraiato sul divano, immaginò un “nudo gomito femminile di un elegante braccio aristocratico”. La forza di quell’immagine lo pervase a tal punto, da costringerlo a fornire un corpo a quel grazioso braccio e per creare Anna si ispirò proprio all’avvenente figlia di Puškin.

All’inizio, Anna Karenina uscì a puntate ne “Il Messaggero Russo”, nel periodo compreso tra il 1875 e il 1877. La pubblicazione fu però interrotta, prima che uscisse l’ultima parte del romanzo, questo a causa delle idee politiche di Tolstoj, reo di avere una posizione contraria a quella della rivista. Così i lettori dovettero accontentarsi di un misero riassunto di poche righe per sapere come la vicenda andava a finire.

Non fu la sola “sconfitta” dello scrittore, perché la critica russa lo attaccò aspramente, definendo Anna Karenina “un frivolo racconto delle vicende dell’alta società moscovita”.
Fortunatamente, non tutti la pensavano così. Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821 – 1881) definì il romanzo: “in quanto opera d’arte è la perfezione… e niente della letteratura europea della nostra epoca può esserle paragonato”. Successivamente, Vladimir Vladimirovič Nabokov (1899 – 1977) lo proclamò “il capolavoro assoluto della letteratura del XIX secolo”.

Ambientato nelle più elevate classi sociali russe, Anna Karenina contiene, come in una sorta di calderone, un miscuglio di temi, come: ipocrisia, famiglia, gelosia, fede, matrimonio, fedeltà, desiderio carnale, società, progresso, passione, contrasto tra lo stile di vita agricolo e quello urbano. E gira attorno a due storie d’amore contrapposte, molto diverse e con esiti divergenti: la relazione extraconiugale fra Anna, giovane dell’alta società di San Pietroburgo, e l’affascinante conte Vrònskij versus il rapporto solido e onesto tra Konstantìn Lèvin e Kitty.

Tolstoj nel romanzo evidenzia l’incapacità di Anna sia di impegnarsi seriamente nella ricerca della felicità sia di comprendere appieno i propri sentimenti. Sarà proprio la combinazione di questi due elementi a condurla al suicidio.

Per quanto riguarda il personaggio di Lèvin, si è spesso ritenuto fosse un ritratto semi-autobiografico dello scrittore. In lui ritroviamo le stesse convinzioni di Tolstoj, così come le sue lotte e gli eventi della sua vita. A ulteriore conferma di questa ipotesi basti pensare che il nome di Tolstoj è “Lev“, mentre il cognome russo “Levin” significa “di Lev“.

In copertina: particolare del dipinto “Anna Karenina” di Aleksey Kolesov

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