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Ivan Kramskoj: un “Dolore inconsolabile” espresso in pittura

Kramskoj riuscì a trasferire in un dipinto un dolore struggente e inconsolabile. Nella tela la sofferenza devastante di una madre è espressa con compostezza e dignità.

Kramskoj riuscì a trasferire in un dipinto un dolore struggente e inconsolabile. Nella tela la sofferenza devastante di una madre è espressa con compostezza e dignità.

Ivan Nikolaevič Kramskoj (Ostrogožsk, 8 giugno 1837 – San Pietroburgo, 6 aprile 1887), pittore e critico d’arte russo, fu il leader intellettuale dei Peredvižniki (Itineranti o Ambulanti), un gruppo di artisti realisti russi che andarono contro le restrizioni accademiche e diedero vita a una cooperativa che divenne la società per mostre itineranti, detta anche “Compagnia delle esposizioni di arte itinerante”) tra il 1860 e il 1880.

Kramskoj studiò all’Accademia Imperiale d’Arte tra il 1857 e il 1863; successivamente, fu espulso insieme ad altri artisti, perché si oppose all’arte accademica.
Tra il 1863 e il 1868, insegnò alla scuola di disegno della società di incoraggiamento delle arti applicate. Tra le sue opere compaiono numerosi ritratti di famosi scienziati, scrittori, artisti e personaggi pubblici russi, tra cui: Lev Nikolaevič Tolstoj; Ivan Ivanovič Šiškin; Pavel Mikhailovich Tretyakov; Michail Evgrafovič Saltykov-Ščedrin; Sergei Botkin.

Del 1872 è uno dei suoi dipinti più importanti: “Cristo nel deserto” che riprende la tradizione umanistica di Aleksandr Andreevič Ivanov (1806 – 1858).
Particolare è anche un altro dipinto dell’artista, del 1884, “Dolore inconsolabile”, attualmente incluso nelle collezioni della Galleria Tretyakov.

Il soggetto principale del dipinto è una donna vestita a lutto, ritratta in una totale immobilità. Non è giovane, i suoi capelli, raccolti in uno chignon fatto in fretta, sono grigi. Gli occhi sono segnati dalle lacrime, il volto è pallido, mentre la mano stringe convulsamente un fazzoletto bianco di pizzo, che la donna preme con forza contro le labbra, mentre l’altro braccio giace abbandonato lungo il corpo.
La composizione è calma, fissa in un dolore silenzioso che travolge lo spettatore. Comprendiamo senza alcun dubbio che qualcosa di terribile e tragico è accaduto nella vita di questa donna.

Attorno alla figura tutto è immobile e statico. Nella stanza che fa da sfondo ci sono dei mobili e la sensazione di chi guarda è che il tempo si sia arrestato, sgomento di fronte a tanto dolore.
I colori predominanti spaziano dal marrone al dorato, con qualche piccola dissertazione di giallo, rosa e rosso, consentendo alla figura vestita di nero di risaltare maggiormente.
Una scatola di fiori e una ghirlanda di lutto sono collocate su una poltrona a fianco della donna e svelano che ci sarà un funerale, quello di un bambino, a giudicare dall’abito bianco in pizzo, posto sotto la ghirlanda di fiori.

Kramskoj presenta in modo discreto le manifestazioni esteriori dei sentimenti umani.
In questa tela, in particolare, il dolore è concentrato negli occhi aperti e pieni di disperazione e nelle mani del soggetto.
L’intero dipinto è avvolto da un’atmosfera di temperanza, come se anche la cosa peggiore in cui potremmo imbatterci, come la morte di un bambino, possa essere affrontata con dignità e compostezza.

Nell’immagine l’artista ha posto anche altri elementi significativi: una lampada spenta che rimanda alla morte; una porta semiaperta in fondo alla stanza, dietro le tende, a sinistra, da cui si intravvede uno spazio vuoto, pieno di una luce rossastra, forse dovuto alla fiamma delle candele; un vaso con un fiore rosso, simbolo di fede e di speranza.

Questo dipinto ha origini autobiografiche: fu progettato e realizzato, dopo la tragedia personale che colpì Kramskoj e la sua famiglia, cioè la morte di suo figlio Mark, nel 1876. Nella donna in lutto si possono rilevare i lineamenti della moglie dell’artista, Sophie Nikolaïevna.

Il pittore lavorò al dipinto per quattro anni e prima di giungere alla versione finale, realizzò molte varianti preliminari. La forma definitiva fu scelta da Kramskoj, “perché per più di due anni questa versione non ha suscitato più critiche“.

Terminato il quadro, Kramskoj scrisse a Pavel Tretiakov (1832 – 1898) affinché accettasse l’opera come un dono “se non è troppo nella pittura russa e se trova il suo posto nella tua galleria“. Tretyakov lo accettò e costrinse l’artista a ricevere in cambio un risarcimento in denaro.

Curiosamente, troviamo una citazione letteraria del dipinto di Kramskoj, in un romanzo in forma di monologo autobiografico, “Mosca sulla Vodka” di Venedikt Erofeyev (1938 – 1990).
Il personaggio principale della storia, all’inizio della narrazione, rammenta il dipinto “Dolore inconsolabile”; la donna vestita a lutto lo ossessiona, mentre è in uno stato di delirante ubriachezza.

In copertina: particolare del dipinto “Dolore inconsolabile” (Неутешное горе) di Ivan Kramskoy

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