Categorie
Cultura letteratura

Luigi Pirandello e la storia di Mattia Pascal, l’uomo che morì tre volte

Pirandello pubblicò “Il fu Mattia Pascal” nel 1904; il romanzo fu subito un successo.
Le vicissitudini del protagonista e soprattutto la sua curiosa condotta di vita, che include due presunte morti e alla fine – si presume – una vera, incontrarono un grande favore di pubblico.

Pirandello pubblicò “Il fu Mattia Pascal” nel 1904; il romanzo fu subito un successo.
Le vicissitudini del protagonista e soprattutto la sua curiosa condotta di vita, che include due presunte morti e alla fine – si presume – una vera, incontrarono un grande favore di pubblico.

Luigi Pirandello (Agrigento, 28 giugno 1867 – Roma, 10 dicembre 1936) fu scrittore, drammaturgo e poeta. La sua produzione, le tematiche affrontate nelle sue opere e le innovazioni introdotte nei suoi racconti teatrali fanno di lui uno tra i più importanti drammaturghi del Novecento.
Tra i suoi lavori ci sono varie novelle, racconti brevi e circa quaranta drammi.

Primo grande successo di Pirandello fu il romanzo “Il fu Mattia Pascal”.
Il libro fu pubblicato nel 1904, la critica non fu subito favorevole: non riuscì a comprenderne il carattere di novità; presso il pubblico, invece, ebbe un immediato apprezzamento.
Il successo vero per Pirandello giunse, però, nel 1922, quando lo scrittore si dedicò completamente al teatro e in un decennio divenne il drammaturgo più noto nel mondo; a testimoniare la fama da lui raggiunta, ci fu l’assegnazione del premio Nobel per la letteratura nel 1934.

Al suo esordio, “Il fu Mattia Pascal”, fu pubblicato a puntate, sulla rivista “Nuova Antologia”, nel 1904, e nello stesso anno fu dato alle stampe anche in volume.
La storia di questo romanzo è enunciata come un lungo flashback, in cui tempi e luoghi non sono ben chiari. Si pensa che la narrazione copra un periodo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento.
In ogni caso, l’avventura del protagonista, Pascal, in base ad alcuni riferimenti temporali certi, presenti nel romanzo, ci dicono che prende il via all’inizio del 1901.

Per quanto riguarda i luoghi principali della narrazione ci sono: Miragno, paese natale di Pascal e Roma, dove il protagonista vive nella casa ammobiliata della famiglia Paleari.
Lungo la narrazione il protagonista viaggia molto, visitando diverse città estere e italiane.

Il narratore è lo stesso Mattia Pascal che racconta le sue vicissitudini in prima persona, mentre ambientazioni e personaggi sono riferiti in terza persona.
La storia è concepita con due cornici: una è l’inizio e la fine della storia e si svolge nella biblioteca; l’altra include gli eventi principali del romanzo ed è un’analessi (costruzione sintattica in cui si inseriscono avvenimenti accaduti precedentemente al tempo della narrazione).

Il nome Mattia, sembra, affidandoci alle parole di Pirandello associato alla follia: “Mattia, l’ho sempre detto io, Mattia, matto… matto! Ma no! Matto!”. Il cognome Pascal, invece, tipico dell’area piemontese-ligure, ha una particolare connotazione: allude alla resurrezione.
Secondo alcuni studiosi, sembra che lo scrittore avesse fatto riferimento a un filosofo francese, Théophile Pascal.

Mattia Pascal è un osservatore accurato sia della realtà sia della società attorno a lui. I personaggi che entrano in qualche modo a far parte della sua vita sono delineati con precisione sia fisicamente sia psicologicamente.
Pascal non è particolarmente bello, ha una costituzione robusta; i suoi capelli sono tagliati molto corti, la sua barba è curata e soffre di strabismo all’occhio sinistro. Quando diventerà Adriano Meis (in questo caso nome e cognome sono colti dal protagonista da una conversazione tra due passeggeri in treno, durante un viaggio verso Torino) cambierà il suo look: porterà i capelli lunghi; si sbarazzerà della barba; correggerà con un’operazione chirurgica il suo strabismo.

Dal punto di vista culturale e socio-economico Mattia Pascal definisce se stesso e suo fratello come: “due scioperati; non ci volemmo dar pensiero di nulla, seguitando, da grandi, a vivere come nostra madre, da piccoli, ci aveva abituati“.
La madre non gli ha fatto frequentare alcuna scuola: furono istruiti da un precettore, purtroppo, fasullo, che li dotò di un’educazione da analfabeti. Da un punto di vista economico, possiede dei poderi, ma è privo di qualsiasi capacità.
Dopo la morte del padre, la situazione economica della famiglia precipita per varie cause e Mattia Pascal è costretto ad andare a lavorare come bibliotecario.

La singolarità della storia di Mattia Pascal inizia a profilarsi nel momento in cui il protagonista, fuggito di casa perché non sopporta più la vita che sta conducendo e con l’intenzione di imbarcarsi per l’America, si trova, dopo aver vinto a Nizza una notevole somma al casinò, casualmente, a un curioso bivio della vita.
Sul treno che lo riconduce a casa, legge la notizia della sua presunta morte per annegamento, nella roggia di un mulino. La notizia lo sconvolge ma al tempo stesso gli fa intravvedere nuovi e invitanti orizzonti. Con una nuova identità potrà condurre un’altra vita, rinascere in qualche modo; “l’uomo nuovo” è Adriano Meis.

Ben presto, questa drastica soluzione si rivelerà meno attraente di quanto apparisse all’inizio: la nuova vita gli diverrà stretta tanto quanto la prima, forse, anche di più, così fingerà una seconda morte e tornerà al suo paese, per riprendere il suo posto nella vecchia vita, ma scoprirà che le cose, nel frattempo, sono cambiate e che non si può semplicemente tornare indietro…

In copertina: Pirandello sul set de “Il fu Mattia Pascal” (1937), con Pierre Blanchar e Isa Miranda

Pinterest
Pinterest
fb-share-icon
LinkedIn
LinkedIn
Share
Instagram