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“La traviata” di Verdi: la vita di una lorette tra tragedia e passione

Morte, malattia, tragedia e passioni condotte all’estremo sono stati, sin dagli esordi del genere, gli argomenti che hanno emozionato il pubblico del melodramma

Morte, malattia, tragedia e passioni condotte all’estremo sono stati, sin dagli esordi del genere, gli argomenti che hanno emozionato il pubblico del melodramma. “La traviata” di Giuseppe Verdi, che ha riscosso e tuttora riscuote un grande successo nei teatri, li include tutti.

L’opera verdiana è suddivisa in tre atti e il libretto è di Francesco Maria Piave (1810 – 1876; librettista, traduttore, critico d’arte e impresario teatrale italiano). La storia è imperniata su “La signora delle camelie” (1848), romanzo e opera teatrale (1852) dello scrittore e drammaturgo francese, Alexandre Dumas (figlio) (1824 – 1895).

Giuseppe Verdi (Le Roncole, 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901) compose la traviata nella villa a Cadenabbia, sul lago di Como, degli editori Ricordi e nella Tenuta di Sant’Agata. La prima rappresentazione dell’opera risale al 6 marzo 1853, al Teatro La Fenice di Venezia. L’esito della prima non fu particolarmente brillante, per vari motivi.
Innanzitutto, a causa degli interpreti. Il ruolo della protagonista fu affidato a Fanny Salvini Donatelli (1815 – 1891), anche se Verdi si era opposto, perché la cantante aveva un’età avanzata ed era dotata di un fisico robusto, decisamente troppo in carne per una tisica. Assolutamente inadatta per il ruolo di Violetta, nonostante una buona interpretazione vocale, scatenò le risa del pubblico. Anche il baritono aveva però le sue colpe. Felice Varesi (1813 – 1889) non si impegnò granché nella sua parte, forse deluso dalla scarsità dei suoi interventi vocali. E poi c’erano da aggiungere: la novità della forma e il soggetto scabroso.

Il 6 maggio del 1854, quando fu replicata al teatro San Benedetto, sempre a Venezia, La traviata non tradì le rosee aspettative. Maria Spezia Aldighieri (1828 – 1907), giovane, carina e dall’aspetto fragile vestì i panni di Violetta e ottenne un completo successo. La sostituzione della cantante con una più conforme alla parte non fu la sola modifica fatta da Verdi per questa riedizione della sua opera. Il compositore apportò cambiamenti più sostanziosi che non si rilevano nell’autografo, dato che il musicista era solito sostituire le pagine modificate, ma una partitura manoscritta del 1853, custodita negli archivi della Fenice, consente di valutare le modifiche che sono di notevole interesse.

Ulteriori repliche dell’opera furono messe in scena a Firenze, Bologna, Parma, Napoli e Roma, ma anche in questi casi, La traviata subì diversi rimaneggiamenti anche piuttosto pesanti, questa volta a causa della censura che non apprezzava l’evidente critica della società borghese e costrinse il librettista a spostare, tra le altre cose, l’ambientazione cronologica dall’Ottocento al Settecento.

La traviata è ritenuta uno dei capolavori di Verdi, non solo per la modernità degli argomenti che affronta, ma anche per la perfezione melodica e l’incisività delle orchestrazioni; tant’è che è tra le opere musicali più rappresentate nel mondo.
Dal 1906 cadde l’usanza di ambientarla nel Settecento e si iniziò a rappresentarla con scene e costumi del 1850, rispettando così l’idea originale dell’autore.

La storia di questo melodramma è incentrata su una storia d’amore contrastata – che di certo non è una novità nell’opera lirica – che vede coinvolti: Violetta Valéry, giovane cortigiana parigina, e Alfredo Germont.
Violetta è innamorata di Alfredo e per lui decide di cambiare vita, lascia Parigi e tutte le lusinghe offerte dalla città per andare a vivere in campagna. In questo luogo, lontani da tutti, i due innamorati sono felici, ma un giorno giunge il padre di Alfredo, Giorgio Germont, che chiede a Violetta di lasciare per sempre suo figlio, perché la loro convivenza rischia di impedire le nozze della sorella di Alfredo.
Violetta tenta di opporsi, ma poi comprende le ragioni di Germont e scrive una lettera di addio ad Alfredo, dove afferma che sente nostalgia di Parigi e dei divertimenti perduti.
Alfredo è furioso e deluso, la raggiunge in città e la offende pubblicamente. Successivamente, Violetta, che è in fin di vita a causa della tisi, riceverà Alfredo che ha scoperto la verità ed è andato a chiederle perdono. Dopo questo ultimo incontro tra i due innamorati, Violetta muore.

La traviata si basa su una storia vera e su un personaggio che è esistito realmente: Marie Duplessis, pseudonimo di Alphonsine Rose Plessis (1824 – 1847), famosa lorette vissuta a Parigi ai tempi di Luigi Filippo.
Le lorettes erano delle giovani donne mantenute da ricchi amanti.

Alphonsine che proveniva da una famiglia povera, iniziò a lavorare giovanissima. A quindici anni andò a Parigi e qui, grazie alla sua bellezza e intelligenza approdò con facilità al bel mondo e a sedici anni era già la lorette più richiesta e meglio pagata di Parigi.

Il soprannome “Signora delle camelie” deriva da un particolare atteggiamento che teneva con i suoi amanti. La giovane aveva sempre con sé un mazzo di camelie, bianche per 25 giorni al mese, per gli altri 5 giorni rosse. I fiori di colore rosso stavano a indicare che era disponibile per i suoi amanti.

I suoi protettori erano uomini facoltosi e in vista che, in cambio della sua compagnia in pubblico o in privato, le offrivano aiuti finanziari. Marie faceva molta vita sociale: frequentava l’Opera e i teatri e viveva nel lusso. Ebbe anche modo di istruirsi e ciò le consentì di intrattenere colte e brillanti conversazioni.

Tra i suoi amanti sono annoverati Alexandre Dumas figlio e il compositore Franz Liszt (1811 – 1886). Uno di loro, il conte Edouard de Perrégaux (1815 – 1889), in precedenza suo amante, la sposò, ma il matrimonio naufragò a causa delle ingerenze del padre di Edouard.
Dopo la separazione, Marie si lasciò andare, conducendo una vita disordinata e a distanza di un anno, nel 1847, a soli 23 anni, tormentata dai debiti e ormai dimenticata da tutti, morì di tisi.
Fu sepolta in una fossa comune. Successivamente, il marito la fece riesumare e seppellire in modo più dignitoso. La sua tomba fu poi trasferita al cimitero di Montmartre, dove tuttora si trova.

In copertina: Manifesto per la prima rappresentazione de La Traviata

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