Secondo questa visione, l’anima non si estingue con la morte fisica ma rinasce in nuovi corpi attraverso una serie di vite successive. Questa ciclica rinascita permette all’anima di evolversi e imparare da esperienze passate, fino a raggiungere uno stato di perfezione o illuminazione. Questa credenza ha affascinato e ispirato popoli per millenni, emergendo come un concetto centrale in religioni come l’induismo, il buddismo e il jainismo, ma anche in alcune tradizioni occidentali.
Nonostante le sue radici mistiche, la reincarnazione ha generato dibattiti anche nel mondo moderno, con testimonianze, studi e ricerche che tentano di dare una spiegazione al fenomeno. Questa introduzione ci porta a esplorare le varie interpretazioni della reincarnazione, i suoi significati spirituali, e il modo in cui viene percepita oggi nella ricerca del senso ultimo dell’esistenza umana.
La Reincarnazione è considerata la seconda, terza e quarta chance che ci viene data, in pratica è l’idea che la nostra anima non si limiti a una sola vita, ma che ritorni, incarnandosi in nuovi corpi, attraversando diverse esistenze per evolversi e imparare. Studi e ricerche come quelli condotti da Ian Stevenson, medico e psichiatra, hanno raccolto testimonianze di bambini che sembravano ricordare dettagli precisi di vite passate. Stevenson documentò oltre 3.000 casi in cui giovani raccontavano con vivida accuratezza luoghi, persone e circostanze che non potevano aver conosciuto nella loro vita attuale.
Questi racconti, molti dei quali trovavano conferma in riscontri storici e fattuali, hanno alimentato il dibattito sulla possibilità che la reincarnazione non sia solo una credenza mistica, ma un fenomeno reale. La reincarnazione solleva domande profonde: se la vita è ciclica, come dovremmo vivere ogni incarnazione? Se abbiamo vissuto prima, e se vivremo ancora, ha senso temere la morte? Questa prospettiva invita a considerare ogni esperienza di vita come parte di un lungo cammino evolutivo, dove ogni sfida, dolore o gioia contribuisce alla crescita spirituale. Per chi crede nella reincarnazione, morire non significa perdere tutto, ma iniziare un nuovo capitolo in un ciclo continuo di apprendimento e rinascita.
La Scelta del Corpo da Reincarnare
Secondo questa visione, l’anima non si reincarna in modo casuale, ma sceglie consapevolmente il corpo, la famiglia e le circostanze della sua prossima vita. Questa scelta viene fatta sulla base delle lezioni che l’anima deve apprendere, del karma accumulato nelle vite precedenti, e degli obiettivi spirituali che si prefigge di raggiungere. La ‘scelta’, a quanto pare, sarà molto più selettiva e condizionata nel caso si sia trapassati a mezzo del suicidio o dell’omicidio/suicidio; questo argomento lo approfondirà per noi Chico Xavier nelle prossime sezioni.
L’anima, che si trova in una dimensione spirituale o in uno stato intermedio tra una vita e l’altra, ha la libertà di scegliere dove e come reincarnarsi. In questa fase, essa ha una visione più ampia delle proprie esperienze passate e delle lezioni che ha ancora bisogno di imparare per la propria evoluzione spirituale. La scelta del corpo e delle circostanze non è casuale, ma è influenzata dal karma, cioè l’insieme delle azioni e delle esperienze delle vite precedenti. L’anima può scegliere situazioni difficili o sfide particolari, perché sa che attraverso di esse potrà riequilibrare il karma o imparare determinate lezioni, come la compassione, il perdono o la saggezza. La teoria della scelta include anche la possibilità che l’anima scelga di reincarnarsi in contesti familiari o sociali che coinvolgano persone con cui ha già condiviso vite passate. Queste persone potrebbero essere membri della stessa “famiglia d’anime” o individui con cui l’anima ha questioni karmiche irrisolte. In questo modo, le relazioni della nuova vita sono già intrecciate con connessioni passate.
In alcune tradizioni, l’anima non è sola nella scelta del corpo. Essa è spesso accompagnata e guidata da maestri spirituali, angeli custodi o altre entità superiori che l’aiutano a identificare la vita che più contribuirà alla sua crescita. Questi mentori spirituali assistono l’anima a bilanciare tra il desiderio di esperienze positive e la necessità di affrontare prove che portino evoluzione spirituale.
Alcuni individui, soprattutto bambini, affermano di ricordare il momento in cui hanno scelto il loro corpo prima della nascita. In queste testimonianze, spesso parlano di aver avuto una visione del loro futuro, delle sfide che avrebbero affrontato e dei rapporti che avrebbero avuto con le persone a loro vicine. Questi racconti, pur non essendo verificabili scientificamente, ma altrettanto circonstanziati e ricchi di particolari accertati, offrono un interessante spunto di riflessione sul processo della scelta pre-nascita.
Induismo e Buddismo
Nelle tradizioni orientali, in particolare l’induismo e il buddismo, il concetto di Karma e Samsara (il ciclo delle rinascite) è centrale. Si crede che le azioni di una persona in una vita determinino le condizioni della prossima, ma l’anima, in certi contesti spirituali, ha anche la possibilità di scegliere la propria reincarnazione in base a ciò che ha bisogno di imparare per raggiungere l’illuminazione. Nelle tradizioni spirituali occidentali moderne, come la ‘New Age’, la teoria della scelta del corpo da reincarnare è molto popolare. Si crede che l’anima abbia una consapevolezza superiore e possa scegliere liberamente il suo percorso terreno per evolvere. Alcuni credono che anime avanzate scelgano di reincarnarsi in circostanze difficili per aiutare a guidare gli altri o per accelerare la propria evoluzione spirituale. In alcune tradizioni esoteriche e mistico-filosofiche, come quelle dell’ermetismo o della teosofia, l’anima ha la possibilità di programmare dettagliatamente la propria reincarnazione, non solo scegliendo il corpo fisico, ma anche il tempo, il luogo e le esperienze specifiche. Questa pianificazione fa parte di un disegno più ampio, volto all’elevazione spirituale universale.
La teoria della scelta del corpo da reincarnare incontra, come al solito, critiche da parte di chi ritiene che non esista un’anima separata dal corpo o che tutto ciò che accade sia il risultato di cause fisiche e biologiche. Gli scettici seriali sostengono che la nozione di una scelta pre-natale, in cui l’anima predispone la sua vita futura, sia più un desiderio di dare significato alla sofferenza umana e alle ingiustizie che una verità dimostrabile.
In ogni caso, la teoria della scelta del corpo da reincarnare apre una prospettiva affascinante sulla natura della vita e della coscienza, mettendo l’accento sulla possibilità che la vita non sia un caso, ma una scelta deliberata fatta a un livello più profondo. Questa visione suggerisce che ogni persona possa essere co-creatrice del proprio destino, scegliendo di incarnarsi in un contesto specifico per crescere, apprendere e contribuire all’evoluzione della coscienza universale.
Ogni elemento che rafforza la conoscenza dell’individuo è supportato da testimonianze dirette ed indirette su quanto letto od ascoltato. Parlarvi di alcuni casi, a dir poco eclatanti, è per me un modo di invitare e stimolare chi legge ad approfondire e toccare con mano la qualità delle informazioni ricevute. Quindi, anche se pochi, non che sia gli unici, quelli che seguono sono casi che hanno messo a tacere anche gli scettici seriali.
SHANTI DEVI

Shanti è una bambina indiana che affermava di ricordare la sua vita passata, è uno dei più studiati e dibattuti tra gli episodi di presunta reincarnazione. Nata nel 1926 a Delhi, questo caso non solo ha attirato l’attenzione del pubblico, ma è stato anche oggetto di un’indagine ufficiale ordinata da Mahatma Gandhi. La storia di Shanti Devi è spesso citata come uno degli esempi più forti a sostegno della credenza nella reincarnazione.
Quando aveva circa quattro anni, iniziò a raccontare di essere vissuta in una vita precedente come una donna di nome Lugdi Devi, sposata con un uomo di nome Kedar Nath, e di aver abitato a Mathura, una città a circa 145 chilometri da Delhi. Ella sosteneva di essere morta poco dopo aver dato alla luce un figlio. Shanti forniva dettagli precisi sulla sua vita a Mathura, inclusi particolari del suo ex marito, della casa in cui aveva vissuto e della sua morte durante il parto.
I genitori di Shanti, inizialmente scettici, divennero più preoccupati quando lei continuò a parlare con insistenza della sua vita precedente. Alla fine, si decisero a cercare Kedar Nath, il marito di Lugdi Devi. Sorprendentemente, si scoprì che un uomo con quel nome viveva davvero a Mathura, e la sua moglie defunta si chiamava Lugdi Devi. Quando Kedar Nath venne a incontrare Shanti, la bambina lo riconobbe immediatamente e mostrò un’attitudine rispettosa, tipica di una moglie indiana verso il marito, nonostante la giovane età.
Durante l’incontro, Shanti fornì dettagli intimi che solo la defunta moglie avrebbe potuto conoscere, inclusi particolari della loro vita matrimoniale e di una somma di denaro che Lugdi aveva nascosto, prima della sua morte, in una scatola di metallo e che aveva sotterrato in giardino. Kedar Nath, sorpreso dalla precisione dei dettagli, confermò che sua moglie aveva effettivamente menzionato del denaro prima di morire, ma non aveva mai parlato di averlo sotterrato. Decisero quindi di cercare il denaro nel punto esatto che Shanti aveva descritto.
La ricerca, però, portò a una scoperta sorprendente: il denaro non fu trovato nel luogo indicato. Tuttavia, si scoprì che qualcuno lo aveva spostato poco dopo la morte di Lugdi Devi. Questo fatto non screditò il racconto di Shanti, perché confermava comunque la conoscenza che lei aveva di un dettaglio così intimo della vita di Lugdi.
Si arrivò alla conclusione che non c’erano spiegazioni logiche per la conoscenza approfondita che Shanti aveva di Mathura e della vita di Lugdi Devi, specialmente considerando che la bambina non aveva mai lasciato Delhi prima di quell’incontro. Gli investigatori ritennero che il caso fosse un esempio concreto di reincarnazione.
Questo particolare ha dato adito a numerose speculazioni, sia tra i sostenitori della reincarnazione che tra gli scettici seriali. I primi lo considerano un altro esempio di come i dettagli forniti da Shanti fossero troppo specifici per essere frutto di coincidenze o suggestioni. Gli scettici seriali, invece, in modo ridicolo hanno ipotizzato che Shanti potesse aver ottenuto l’informazione in modo inconscio attraverso conversazioni o tramite altre persone, senza fornire una spiegazione soddisfacente su come una bambina di soli quattro anni potesse conoscere quel tipo di dettaglio privato.
Al di là di tutto il caso di Shanti Devi è rimasto un punto di riferimento per coloro che credono nella reincarnazione e ha ispirato numerosi studi e dibattiti. Molti ricercatori, incluso lo psicologo canadese Ian Stevenson, che studiò oltre 3.000 casi di presunta reincarnazione, ha indicato questo episodio come uno dei più convincenti.
L’Indagine Ufficiale
Il caso attirò anche l’attenzione di Mahatma Gandhi, il quale decise di organizzare un’inchiesta ufficiale. Nel 1935, una commissione composta da personalità influenti e studiosi si recò a Mathura insieme a Shanti Devi per verificare le sue affermazioni. Durante la visita, la bambina riconobbe diversi luoghi, familiari e conoscenti della sua presunta vita precedente. Anche in questo caso, i dettagli che forniva corrispondevano in modo sorprendente alla vita di Lugdi Devi.
L’indagine concluse che non c’erano spiegazioni logiche per la conoscenza approfondita che Shanti aveva di Mathura e della vita di Lugdi Devi, specialmente considerando che la bambina non aveva mai lasciato Delhi prima di quell’incontro. Gli investigatori ritennero che il caso fosse un esempio concreto di reincarnazione.
Il caso di Shanti Devi rimane uno dei più enigmatici nella storia della reincarnazione. Da un punto di vista razionale e scientifico, è difficile spiegare come una bambina potesse conoscere così tanti dettagli specifici di una vita vissuta in un’altra città, con una precisione tale che persino il presunto marito, Kedar Nath, fu convinto. Alcuni esperti di reincarnazione suggeriscono che casi come quello di Shanti potrebbero offrire indizi importanti sulla continuità della coscienza dopo la morte. D’altra parte, l’interpretazione del caso dipende molto dalla prospettiva personale. Per i credenti nella reincarnazione, Shanti Devi rappresenta una prova tangibile di una vita oltre la morte. e. Questo dimostra la complessità di fenomeni del genere, che spesso sfuggono a spiegazioni semplici e richiedono una mente aperta ma critica.
Oltre il Velo della Morte

Accanto alle esperienze di pre-morte e della reincarnazione, vi sono altre teorie che ipotizzano la persistenza della coscienza dopo la morte fisica. Da una prospettiva scientifica, alcuni ricercatori si sono chiesti se la coscienza possa essere una forma di energia che, come tale, non si distrugge ma si trasforma. Studiosi di fisica quantistica hanno speculato che la nostra coscienza potrebbe essere collegata a un campo energetico più vasto, che continua ad esistere anche dopo la cessazione delle funzioni corporee. Sebbene queste ipotesi siano ancora ampiamente speculative, sollevano domande intriganti su ciò che sappiamo davvero della coscienza e della sua natura.
Dal punto di vista spirituale, molte religioni e tradizioni mistico-esoteriche descrivono la morte non come una fine, ma come una transizione verso un’altra forma di esistenza. C’è chi parla di “piani astrali” o di mondi spirituali in cui le anime continuano a vivere e ad evolversi, eventualmente ritornando alla dimensione materiale o ascendendo verso stati di coscienza superiori. Queste visioni rispondono a una delle domande più antiche dell’umanità: cosa succede dopo la morte? A questo punto, non possiamo evitare di richiamare in causa la figura di Elisabeth Kübler-Ross, una delle prime a trattare apertamente il tema della morte in ambito medico, sviluppando una visione profondamente umana e spirituale della fine della vita. Il suo modello delle “cinque fasi del lutto” (negazione, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione) ha cambiato radicalmente il modo in cui affrontiamo il concetto di morire, e ha dato voce a una riflessione collettiva sulla necessità di trattare la morte con rispetto, compassione e apertura. Ma la sua influenza non si è limitata a un approccio psicologico: Elisabeth credeva fermamente che la morte fosse una transizione verso un’altra forma di esistenza, basata anche sulle sue osservazioni delle esperienze di pre-morte e di altri fenomeni apparentemente inspiegabili. La sua visione, che unisce compassione e spiritualità, continua a ispirare medici, psicologi e persone comuni a vedere la morte non come un tabù, ma come parte di un ciclo naturale, una porta verso un’esperienza che, sebbene misteriosa, non deve essere temuta.
Cambiare la visione della Vita.. e della Morte
Che ci crediate o meno, le teorie sulla vita oltre la morte ci offrono un’opportunità preziosa: quella di rivedere il nostro rapporto con la vita stessa. Se esistesse davvero una continuità, un ponte tra la nostra esistenza terrena e un’altra forma di realtà, come cambierebbe il nostro modo di vivere ogni giorno? Sicuramente potremmo affrontare le difficoltà con più serenità, vedendo in esse lezioni necessarie per la nostra evoluzione. Potremmo smettere di temere l’inevitabile e concentrarci maggiormente sull’amore, la crescita personale e la connessione con gli altri. Alla fine, anche se non possiamo avere certezze su cosa accada dopo la morte, esplorare queste teorie ci offre una prospettiva più ampia e, forse, più confortante sulla nostra esistenza. E chissà, la prossima volta che penseremo alla morte, potremmo vederla non come una fine, ma come un viaggio verso l’ignoto, con la possibilità di un’infinità di nuove avventure ad attenderci.
Connessione tra Corpo, Mente e Spirito
Il corpo umano! Quella meravigliosa macchina biologica che ci trasporta nel mondo e che, si sa, ha la tendenza a lamentarsi ogni volta che lo trattiamo come una semplice lavatrice. Perché, diciamocelo: se non ci prendiamo cura di questo tempio dello spirito, ci ritroveremo a fare i conti con guasti che nemmeno il miglior meccanico di auto d’epoca potrebbe riparare. Prendersi cura del proprio corpo come se fosse un tempio è un concetto tanto sacro quanto ambizioso. È come se ci fossimo dati un compito impossibile: e cioè quello di mantenere tutto in perfetta armonia, come se avessimo ingaggiato un architetto d’interni spirituale per rifare il look al nostro organismo. Ma sappiamo che la realtà è ben diversa.
C’è chi ignora le avvertenze e si nutre di junk food come se fosse l’elisir della vita eterna, e chi invece si dedica alla meditazione, ai succhi verdi e agli oli essenziali, sperando di raggiungere l’illuminazione (ma solo dopo aver prima risolto il problema della flatulenza). E così, ci troviamo a riflettere: il nostro corpo è davvero un tempio o è più simile a un rifugio per disperati che cercano di sopravvivere a una crisi di mezza età?
Entrando nel meraviglioso mondo degli approcci olistici alla guarigione possiamo immaginare di trovarci nel salotto di Louise Hay, l’insegnante spirituale che ha dedicato la sua vita a dimostrare che le credenze mentali influenzano la salute fisica. Con il suo sorriso contagioso e il suo approccio caloroso, Louise ci spiegherebbe come un pensiero positivo possa trasformare non solo la vostra giornata, ma anche il vostro sistema immunitario. E chi non vorrebbe essere il protagonista di una favola dove il “cattivo pensiero” viene sconfitto da un raggio di sole mentale?
Immaginiamo che Louise ci dica: “Ogni volta che pensi di essere malato, stai semplicemente invitando i germi a una festa nel tuo corpo!” E qui scatta la magia: pensate positivo e vedrete che la vostra salute si trasformerà. Non ci credete? Beh, non avete mai provato a ridere durante un attacco di tosse? Provate e vedrete che il vostro corpo inizierà a comportarsi in modo molto più amichevole.
Quando parliamo di approcci olistici, ci riferiamo a una danza complicata tra mente, corpo e anima. Immaginate di trovarvi in una lezione di yoga, dove la vostra mente cerca di rilassarsi mentre il vostro corpo decide che è il momento di esibirsi in un contorsionismo che nemmeno i migliori acrobati potrebbero eguagliare. E mentre cercate di trovare la pace interiore, il vostro intestino fa un rumore che sembra un’auto d’epoca in panne.
Senza palese fanatismo possiamo tranquillamente ammettere che prendersi cura del corpo è fondamentale, ma è altrettanto cruciale riconoscere che la mente e l’anima hanno bisogno di essere coccolate come un gattino in una giornata di pioggia. Meditazione, pensiero positivo, e persino un po’ di autoironia possono essere le chiavi per sbloccare una salute ottimale. E se tutto fallisce? Beh, c’è sempre il cioccolato fondente!
In conclusione, prendersi cura del corpo come tempio dello spirito non deve trasformarsi in una missione impossibile. La verità è che siamo tutti in viaggio, e la vita è troppo breve per non godere di un buon pasto o di un dolce sfizio di tanto in tanto. E mentre Louise Hay ci insegna a pensare positivo, ricordiamoci che anche un po’ di humor non guasta mai.
Tanto, alla fine, l’importante è trovare un equilibrio: nutrire il nostro corpo con cibo sano e farlo muovere, ma senza dimenticare di coccolarlo e di offrirgli anche qualche piccola delizia. Perché, in fondo, la vita è un viaggio, e il nostro corpo merita di essere il nostro miglior compagno di viaggio.
Tratto dal libro “Oltre il Velo” di Nino Colonna – Sequel : Superare la Paura