Il Don Giovanni di Mozart è un capolavoro drammaturgico e musicale. Un’opera buffa singolare che si distingue per la tragicità e per il dolore che permeano la musica dall’inizio alla fine.
Dal punto di vista dello stile, il Don Giovanni di Mozart ha messo in imbarazzo storici e critici perché si trova in precario equilibrio fra opera seria e opera buffa, e il tono generale si colloca tra la tragedia e la commedia.
Lo stesso Da Ponte, autore del libretto, aggiunse un significativo sottotitolo: “dramma giocoso” che tenta di definire un’opera complessa che riunisce in sé molte contraddizioni.
In effetti, il Don Giovanni mozartiano appartiene a pieno titolo al genere buffo, ma è pur sempre un’opera avvolta dall’ombra della morte e pervasa dal presagio di un tragico destino. Il Dolore e il pathos permeano il tessuto musicale dall’inizio alla fine.
Per quanto riguarda il libretto, all’epoca era quasi un obbligo per le opere essere dotate di un testo in italiano. La scelta dell’autore cadde su Lorenzo Da Ponte che, nonostante avesse già scritto molti libretti per vari musicisti, grazie a Mozart, si garantì l’immortalità, con i tre libretti che scrisse per lui, tra questi, c’è il “Don Giovanni” (1787).
Per la stesura del libretto del Don Giovanni, Da Ponte fa riferimento a quello di Giovanni Bertati, un apprezzato librettista. La versione di quest’autore aveva il pregio di essere stringata e sicuramente era la più riuscita fra tutte quelle disponibili.
In quell’epoca nessuno si piccava se la sua opera veniva riutilizzata e rimaneggiata, anzi, recuperare materiale, più o meno consistente, da modelli preesistenti era una prassi consolidata.
L’opera di Mozart è strutturata in due atti divisi rispettivamente in venti e diciannove scene:
Atto I
La scena si apre con Don Giovanni che è entrato travestito in casa di Donna Anna per sedurla, spacciandosi per il suo fidanzato, Don Ottavio. La giovane però si accorge dell’inganno e reagisce, allontanando l’intruso che fugge in giardino. Qui, Don Giovanni incrocia il Commendatore, padre di Donna Anna, che è accorso a difendere la figlia. L’uomo lo sfida a duello, ma ben presto viene sopraffatto e ucciso. Don Giovanni fugge insieme a Leporello, il suo servo. Donna Anna scopre il padre morto e sviene, mentre Don Ottavio giura vendetta.
Don Giovanni è in cerca di nuove conquiste; avvista una giovane sola, ma ben presto scopre che si tratta di Donna Elvira, una delle sue tante vittime.
La giovane lo stava cercando, dopo essere stata sedotta e abbandonata, per poterlo ricondurre a sé, ma Don Giovanni riesce a sfuggirle e la lascia in compagnia del suo servo che, nell’aria del catalogo, le svelerà la vera natura del suo padrone.
Nonostante le rivelazioni di Leporello, Donna Elvira non demorde e riprende la ricerca del fedifrago.
Nel frattempo, un gruppo di contadini festeggiano le nozze di Zerlina e Masetto. Don Giovanni e Leporello si imbattono nei festeggiamenti e si uniscono a loro. Don Giovanni già medita di sedurre la promessa sposa. Quando è quasi riuscito nell’impressa di condurre con sé Zerlina, Donna Elvira lo trova e riesce a sottrargli la giovane sposa e a portarla via.
Intanto, arrivano Donna Anna e Don Ottavio e Donna Elvira svela anche a loro la vera natura di Don Giovanni. Donna Anna comprende che l’assassino di suo padre è proprio l’impunito seduttore.
Don Giovanni organizza una festa a cui invita Zerlina, Masetto, Donna Anna e Don Ottavio. Mentre balla con Zerlina tenta di nuovo di sedurla, ma la giovane si ribella, alle sue grida accorrono Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio che ormai si sono coalizzati e vogliono arrestare Don Giovanni che però riesce ancora a fuggire insieme a Leporello.
Atto II
Di fronte alla casa di Donna Elvira, un riluttante Leporello e il suo padrone si scambiano gli abiti: Don Giovanni vuole sedurre la cameriera di Donna Elvira e Leporello dovrà intrattenere e allontanare la padrona.
Il piano riesce: Donna Elvira si allontana con Leporello, credendolo il suo padrone; intanto, Don Giovanni intona una serenata per sedurre la sua prossima preda. Non riesce, però, neppure stavolta nel suo intento perché arriva Masetto, insieme a contadini armati. Sfruttando il travestimento, Don Giovanni riesce ad allontanare tutti, tranne Masetto che verrà da lui bastonato.
Intanto, Leporello è in compagnia di Donna Elvira a cui cerca di sfuggire, ma è arrestato da Donna Anna, Don Ottavio, Zerlina, Masetto e tutti gli altri al loro seguito, che stanno ancora cercando di catturare e uccidere Don Giovanni. Leporello si fa riconoscere e tenta di spiegarsi, poi scappa.
Servo e padrone si ritrovano a notte fonda in un cimitero; discutono. Don Giovanni ride delle rimostranze del servo, mentre una voce minacciosa si leva: “di rider finirai pria dell’aurora […] Ribaldo audace! / Lascia a’ morti la pace”. I due sono sorpresi dal misterioso intervento e ben presto, scoprono che a parlare è stata la statua funebre del Commendatore.
Leporello si nasconde, Don Giovanni, invece, non prova alcun timore e ordina a Leporello di invitare a cena la statua che con un cenno di assenso, accetta.
In casa di Donna Anna, Don Ottavio chiede alla giovane se intende sposarlo, ma la ragazza pur dicendo di amarlo, è ancora scossa per il dolore della morte del padre e non intende sposarsi, almeno finché il colpevole non sarà punito.
Intanto, nel suo palazzo, Don Giovanni si siede a tavola per cenare.
Arriva Donna Elvira che lo supplica di cambiare vita, ma l’uomo si rifiuta e la allontana. Si sente bussare pesantemente alla porta; Leporello è spaventato, così sarà Don Giovanni a far entrare la statua del Commendatore che invita il libertino a pentirsi. Don Giovanni si rifiuta e la terra si apre sotto i suoi piedi inghiottendolo tra alte fiamme.
A quel punto, entrano tutti quelli che avevano subito torti da Don Giovanni; Leporello li ragguglia su quanto è accaduto.
Il finale è un concertato dove ognuno manifesta le proprie intenzioni: Donna Anna e Don Ottavio rinviano le nozze di un anno; Zerlina e Masetto si dirigono nella loro commune dimora; Donna Elvira esprime il proposito di ritirarsi in convento; Leporello si avvia alla ricerca di un nuovo e migliore padrone.
L’opera si chiude con un “tutti” che suggella la tragica fine di Don Giovanni:
Questo è il fin di chi fa mal!
E de’ perfidi la morte
alla vita è sempre ugual.
(e non finisce qui…)