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Lugere: i passi del lutto Tanatologica(mente)

Lugere: il Modello Sistemico Relazionale

Fu Bateson, con la Teoria del Doppio legame, a generare questo modello teorico: un antropologo e psichiatra statunitense imprescindibile per gli studiosi di comunicazione.

La Teoria del doppio legame si basa sull’assunto per il quale la comunicazione presenti segnali contradditori capaci di porre il destinatario in un bivio: ogni volta che un soggetto si trova in questo “doppio legame”, reagisce attraverso reazioni difensive simili a quelle di un altro soggetto schizofrenico.

La comunicazione è veicolata da assiomi che a loro volta indirizzano contenuti e metacomunicazioni e, quindi, la relazione.

Paul Watzlawick ne “Pragmatica della comunicazione” suggerì un modello di terapia strategica al fine di rendere terapeutica la comunicazione stessa. Il terapeuta viene cioè visto come una figura direttiva e attiva capace di assumersi le responsabilità nel saper influenzare le persone.

Parimenti, Minuchin pose l’attenzione sull’importanza sull’aspetto sistemico – familiare per analizzare l’ambito sistemico – relazionale attraverso la terapia “Familiare – strutturale”, basata sul “qui ed ora”.

Vengono posti in risalto gli atteggiamenti comunicativi privilegiando le metafore dove i membri della famiglia vengono spronati ad interagire al fine di fare emergere i propri schemi relazionali.

In tal modo, è possibile cessare i precedenti pattern patogeni.

Strettamente legato al modello di Munchin troviamo quello di Bowen, il quale ideò il “genogramma familiare”, una sorta di mappa per affrontare il problema del “qui ed ora” partendo dal “Lì e Allora“.

Nei conflitti familiari, i membri trovano tra loro una sorta di armonia, come sostenuto altresì da Erickson, fautore del metodo ipnotico, tecnica terapeutica in grado di creare cambiamenti significativi.

Esiste inoltre un’altra tecnica di terapia familiare, la “ricostruzione familiare” che propone un esercizio psicodrammatico attraverso i più importanti eventi trans -generazionali.

L’assunto di partenza è l’autostima di ogni individuo, la cui misura viene effettuata attraverso il role play per rivivere eventi passati con gli occhi del presente.

In questo modo è possibile affrontare esperienze negative così da vivere il qui ed ora in modo più consapevole e sereno.

Satir lavora con il metodo della “scultura della famiglia”, al fine di aiutare le persone ad essere più consapevoli delle proprie risorse personali, soprattutto in caso di lutto. Con questo esercizio i membri della famiglia possono affrontare i propri invischiamenti e il soffocamento di meccanismi più genuini per la propria salute.

Di seguito ad un lutto risulta sovente presente la designazione di un capro espiatorio sul quale scaricare rabbia, frustrazione e angoscia di seguito alla perdita, anche trasformandolo nell’incarnazione del fantasma del morto, non ancora (psicologicamente) sepolto e del quale si richiamano i tratti distintivi di quando era in vita.

Spesso capita anche che, tra gli stessi membri di un nucleo familiare, vengano a generarsi conflitti e per la quale non si è in grado di riconoscere il lutto, proiettando sugli altri depressione e rabbia.

Le terapie familiari servono dunque a sostenere il proseguimento del ciclo della famiglia, così che ogni membro possa procedere con un buon lavoro del lutto, senza nè mistificare nè negare la morte e che non si creino dinamiche familiari negative.

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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