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La Danza macabra: il singolare ballo tardomedioevale della morte

Di epoca tardomedievale, la danza macabra era un memento mori (ricordati che devi morire) e raffigurava una danza tra uomini e scheletri.

Di epoca tardomedievale, la danza macabra era un memento mori (ricordati che devi morire) e raffigurava una danza tra uomini e scheletri.

La danza macabra è uno dei temi più famosi che rientra nella serie di canti, ballate e poemi edificanti che si diffusero e si tramandarono di paese in paese, attraversando il Rinascimento e l’età moderna, come Dance of Death in inglese, Danse Macabre in francese e Totentanz in tedesco.

In origine, le Danze Macabre erano balli rituali di carattere religioso, rappresentazioni sacre che intendevano ricordare ai fedeli l’aspetto temporaneo e transitorio della vita e al contempo, la vanità delle cose terrene di fronte all’ineluttabilità della morte.

Durante il basso Medioevo si realizzavano le Chorea Machabaeorum (“Danze dei Maccabei” che divennero poi “Danse Machabré”) una sorta di rappresentazioni ballate durante le quali i partecipanti, tenendosi per mano, esprimevano parole di fede e risolutezza.

Tali rappresentazioni nacquero per celebrare il sacrificio dei sette fratelli Maccabei che furono torturati, mutilati e umiliati davanti alla propria madre, ma nonostante tutte le brutalità a cui furono sottoposti dal re Antioco IV, i coraggiosi fratelli non rinnegarono la loro fede e morirono da martiri.
Con il passare del tempo a queste ballate “sceneggiate” furono aggiunte frasi a effetto e un personaggio fondamentale, la Morte, che arricchì le rappresentazioni con le sue battute esemplari.

Dalle prime embrionali scene si ricavarono delle ballate più complesse con varie figure (solitamente ventiquattro) che incarnavano tutte le condizioni sociali dell’uomo medioevale e sostenevano un serrato e amaro dialogo con la morte.
C’erano l’imperatore e il soldato, il papa e il monaco, il nullatenente e il borghese; tra loro, morti avvolti da sudari o la morte stessa che danzavano in una curiosa processione.

La mescolanza delle gerarchie sociali che vedevano rappresentati tutti i ceti sociali del tardo Medioevo, dai più bassi a quelli più elevati, è indice di una certa ironia e sottolinea una profonda verità: tutti devono fare i conti con la morte, indipendentemente dal censo e dal posto occupato nella società

Alle danze si accompagnò anche una serie di filastrocche in volgare che trattavano il tema dell’inesorabilità della morte e che furono aggiunte a mo’ di didascalia ai dipinti ispirati dalla danza macabra.
Uno dei primi riferimenti a tali filastrocche si ritrovano ne “Les Vers de la Mort” (I Versi della Morte) scritti alla fine del XII secolo dal monaco cistercense Hélinand de Froidmont.

Il tema della danza macabra non si limitò alla rappresentazione semiteatrale di balli edificanti, ma trovò nella pittura una versione di raffigurazione altrettanto fortunata, e sembra che questo singolare tema fosse rinvigorito dall’epidemia di peste nera che flagellò l’Europa nel 1348.

In questi tempi oscuri, la morte era una triste consuetudine e sono davvero molti i dipinti che trattano il tema della morte e della caducità della vita.
Raffigurazioni della danza macabra sono presenti un po’ dovunque, non solo in Italia (notevole esempio è l’affresco di Clusone a Bergamo del 1485), ma anche in Polonia, Francia, Germania, Svizzera, ecc.

La danza macabra era solitamente raffigurata nei luoghi sacri e nei cimiteri.
A Parigi, nel 1424, sulle mura del vecchio cimitero degli Innocenti, fu dipinta la versione più antica di questo singolare tema, ma purtroppo andò distrutta nel 1669, ne furono però realizzate diverse copie sulle mura di altri cimiteri europei.
Il significato di questa rappresentazione si ritrova in delle stampe della fine del ’400, nei versi che accompagnano i disegni. La Morte, simboleggiata da uno scheletro, si presenta al papa, poi all’imperatore e successivamente, al borghese, al contadino e al mercante e li invita al suo ballo.

In epoche recenti, il tema della danza macabra è stato riproposto in varie versioni pittoriche o scultoree, ne esistono anche versioni cinematografiche, come quella proposta da Ingmar Bergman al termine del suo film, “Il settimo sigillo”.
Esistono anche versioni musicali della danza macabra, due delle più note sono: il poema sinfonico di Camille Saint-Saëns e la composizione per pianoforte e orchestra di Franz Liszt.

In copertina: frammento della Danza macabra di Bernt Notke, conservata presso la Chiesa di San Nicolò a Tallinn

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