Ecate o Hekate o Hekat, evocata da chi si dedicava alla necromanzia e alla magia nera, era la signora dell’oscurità; dominava sui morti, sulla notte, sulla luna e sui demoni malvagi.
Categoria: miti e leggende
Nell’antichità, il Necromanteion era il luogo in cui era possibile comunicare con l’aldilà, qui accorrevano i fedeli, per colloquiare con i loro antenati defunti.
Il Tartaro, secondo la mitologia greca, era sia una divinità primordiale come la Terra, il Tempo e la Notte sia l’abisso profondo, luogo di prigionia e di sofferenza, dove furono confinati anche i Titani.
Nella mitologia greca e romana, i Campi Elisi erano un luogo di beatitudine. Qui, dopo la morte, giungevano le anime degli eroi e dei saggi.
Il termine Ade identificava sia un personaggio della mitologia greca, re dell’oltretomba, sia il regno delle anime greche e romane da lui governato.
Era una divinità potente, ma rispetto agli altri dei dell’Olimpo, si trovò a occupare un ruolo marginale.
Terra cava: continua il viaggio al centro della terra, tra teorie, spunti narrativi, ipotesi singolari e persino… fumetti.
L’idea di un mondo parallelo nel sottosuolo è servita a posizionare l’Ade, l’oltretomba dei Greci, e l’Inferno cristiano, ma ha anche visto fiorire teorie pseudoscientifiche che a loro volta hanno dato vita a una vasta messe di fantasiose opere letterarie.
Gli Etruschi credevano che la terra fosse composta da tunnel concentrici che sfociavano in un ignoto luogo dell’Asia Centrale. Secondo le loro convinzioni in tali recessi del sottosuolo era ubicato il regno di Agarthi, un regno parallelo, abitato da esseri di intelligenza superiore, detentori delle grandi verità che gli uomini hanno sempre desiderato conoscere.
Melograno o melagrana è sin dall’antichità un frutto di buon auspicio; simbolo di molte cose positive: fertilità, abbondanza, fortuna; è citato in diversi miti e in molte tradizioni religiose.
Nell’antica Grecia, la coefora (khoēphorós, composto di khoḗ “libagione” e -phoros “-foro”) era la donna che portava libagioni e doni funerari. Il termine è però più conosciuto al plurale, come titolo di una tragedia di Eschilo.