L’idea di un mondo parallelo nel sottosuolo è servita a posizionare l’Ade, l’oltretomba dei Greci, e l’Inferno cristiano, ma ha anche visto fiorire teorie pseudoscientifiche che a loro volta hanno dato vita a una vasta messe di fantasiose opere letterarie.
La teoria della Terra cava raccoglieva una serie di ipotesi concepite da diversi pensatori, in epoche storiche differenti. Alla base di tutte queste formulazioni, ovviamente, si ipotizzava che la Terra fosse internamente cava.
Alcuni ritenevano che al di sotto della crosta terrestre esistessero altre superfici concentriche che avrebbero potuto ospitare altri esseri viventi.
La scienza moderna ha ovviamente sconfessato questa curiosa teoria, ma nel XVII secolo, quando comparve, tale ipotesi fu avanzata su basi scientifiche e si diffuse notevolmente nei secoli successivi, grazie a romanzi fantastici che partirono da questa singolare idea per degli impianti narrativi tanto ingegnosi quanto irreali.
L’idea di mondi sotterranei ha sempre affascinato, sin dai tempi antichi molte culture e civiltà e non solo come idea concreta, ma anche come ipotesi puramente concettuale, fornendo spazi idonei a ospitare le anime dei defunti, dopo la morte: l’Ade dei Greci, lo Svartálfaheimr dei miti norreni, l’Inferno cristiano, lo Sheol degli Ebrei.
Le teorie si moltiplicarono e assunsero sfumature diverse. C’era chi come Edmund Halley (1656-1742; astronomo, matematico, fisico, climatologo, geofisico e meteorologo inglese) sosteneva che la Terra avesse un guscio esterno, due altri gusci interni concentrici e un nocciolo interno. Inoltre, propugnava l’idea che i continenti interni fossero abitati.
Il capitano John Cleves Symmes Jr. (1780-1829; ufficiale dell’esercito americano, commerciante e docente), nel 1818, fu uno dei primi e tra i più noti sostenitori della teoria della Terra cava. Egli riteneva che la Terra avesse un guscio e due cavità su entrambi i poli; inoltre, sosteneva che oltre alla crosta esterna ci fossero anche quattro gusci interni, aperti anche essi ai poli. Per dare credito alla sua ipotesi, propose una spedizione che andasse alla ricerca dell’apertura localizzata al Polo Nord.
Un altro araldo della teoria della Terra cava fu Jeremiah N. Reynolds (1799-1858; esploratore, saggista e docente statunitense) che riuscì nell’intento di organizzare una spedizione nell’Antartico che, purtroppo per lui, fu un disastro.
C’è chi rese abitabile lo spazio all’interno dell’immaginaria cavità terrestre: Sir Edward Bulwer-Lytton (1803-1873; scrittore, drammaturgo e politico britannico), nel suo romanzo “La razza ventura” (The Coming Race), del 1871, anticipando il genere fantascientifico, affermò che all’interno del nostro pianeta viveva una razza di superuomini sopravvissuti a catastrofi mitologiche.
Nel 1895, il romanzo Etidorhpa di John Uri Lloyd (1849-1936; farmacologo, scrittore statunitense, etnobotanico) descriveva un ipotetico viaggio al centro della Terra che iniziava dalle caverne del Kentucky.
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