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Curiosità Egizi

I tarocchi tra gioco ed esoterismo, e l’Arcano de “La Morte”

I tarocchi nascono come gioco, nel corso dei secoli acquisiscono un significato esoterico. Tra le carte denominate Arcani maggiori, prendiamo in esame la tredicesima: “La Morte”.

I tarocchi nascono come gioco, nel corso dei secoli acquisiscono un significato esoterico. Tra le carte denominate Arcani maggiori, prendiamo in esame la tredicesima: “La Morte”.

Il mazzo dei tarocchi fu inventato nell’Italia del nord, nella metà del Quattrocento. Si tratta di un mazzo di 78 carte da gioco: 21 Trionfi (o arcani maggiori, le carte più dense di significato esoterico; l’origine del termine è controversa, potrebbe derivare: dal poemetto allegorico “I Trionfi” di Francesco Petrarca; dai carri trionfali medievali che accompagnavano i cortei di carnevale), 56 carte tradizionali e una carta singola, detta, Il Matto.

Il mazzo di carte comuni è composto da quattro semi (italiani o francesi) di 14 carte (dall’asso fino al dieci e quattro figure o “onori”). I Trionfi, invece, mostrano figure umane, mitologiche e animali.
Il termine “tarocco” apparve per la prima volta nel Cinquecento, in un inventario della corte di Ferrara (dicembre 1505). Nello stesso anno, si palesa un equivalente francese: “Tarau”.
L’origine del termine è tuttora ignota, alcuni sostengono una possibile derivazione dal processo di decorazione delle carte, altri, lo fanno risalire al nome del fiume Taro, affluente del Po.

Il periodo di maggior diffusione dei tarocchi, il cui uso raggiunse varie parti d’Europa, si colloca, temporalmente, tra il XVII e il XVIII secolo.
Lo scopo iniziale di queste carte era quello di svolgere giochi di “presa e risposta” (giochi che si basano sull’accumulo di carte, al fine di ottenere o non ottenere punti o vantaggi sugli avversari), ma oggi, queste carte trovano un più largo impiego in cartomanzia e in altre pratiche esoteriche. Il cambio d’uso avvenne alla fine del Settecento, quando i tarocchi furono associati alla cabala.
Inoltre, nel 1780, i filosofi occulti e, in particolare, il massone francese, letterato ed esoterista, Antoine Court de Gébelin (1724-1728 – 1784), associarono i simboli dei tarocchi ai geroglifici egizi.

La Morte fa parte degli arcani maggiori ed è la tredicesima carta, nota anche come, “Arcano senza nome”: nei tarocchi marsigliesi è la sola carta caratterizzata unicamente da un numero, il 13; questa scelta ha un motivo scaramantico, si credeva che nominando la morte questa potesse giungere all’improvviso.
Nel gioco di carte, questo arcano ha un valore sopra L’Appeso e sotto La Temperanza.
Nella cartomanzia La Morte rappresenta la trasformazione o il termine.
In alcuni mazzi non è presente, al suo posto c’è La Filosofia.

Nei mazzi tradizionali, La Morte è raffigurata come uno scheletro munito di falce, invece, nei mazzi Visconti-Sforza stringe un arco.
In molte rappresentazioni, lo scheletro indossa un mantello e falcia teste e membra umane in mezzo a germogli di piante.
Nei tarocchi Rider-Waite (sono i più diffusi nel mondo anglosassone; i 78 arcani furono concepiti da Arthur Edward Waite, mistico ed esoterista statunitense, e disegnati da Pamela Colman Smith, sua discepola, tra il 1908 e il 1909), La Morte è ritratta come uno scheletro che cavalca un destriero bianco e indossa un’armatura nera; nella mano regge uno stendardo su cui è rappresentata una rosa a cinque petali, bianca, emblema della purezza e del potere della Morte.

Nella carta sono presenti anche altri soggetti: un re già morto; a destra un vescovo a mani giunte, che affronta la morte senza paura, pregando; ai piedi del religioso ci sono un bambino e una fanciulla che tiene lo sguardo girato a sinistra, come a evitare la vista della morte, invece il bambino non la teme, anzi, le offre un mazzo di fiori. Sullo sfondo si intravede il sole che sta tramontando o sorgendo tra due torri.

Nell’angolo a sinistra, in basso, è raffigurato un vascello che richiama la nave dell’antico Egitto che trasportava i morti nell’aldilà.
La morte cavalca in direzione est, verso il sole e la rinascita, mentre le persone che la circondano sono dirette a ovest, dove il sole tramonta.
In altri mazzi, la morte è rappresentata come Anubi, dio egizio dei morti.

La carta della morte in origine rappresentava un memento mori, un invito cioè, a meditare sulla fragilità della vita e a disporre l’animo verso cose spirituali.
Questo tarocco rappresenta un passaggio iniziatico: le 22 carte simboleggiano il cammino intrapreso dall’iniziato, e questa carta, collocata a metà, rappresenta il punto esatto in cui l’allievo è ormai pronto per trasformarsi e passare, grazie a una morte simbolica, da uomo a mago.
La morte, quindi, è solo la fase in cui si superano le paure, in cui si affronta la Grande Prova che, anche nelle più antiche pratiche iniziatiche, segnava il passaggio in cui un ragazzo diventava un uomo.

Dal punto di vista esoterico, la Morte è un rinnovamento, un cambiamento, la chiusura definitiva con il passato per proiettarsi verso il futuro.
Per rinforzare questa idea della morte come rinascita, il prato, raffigurato nella carta, è di un verde intenso e indica la vitalità insita in questo tarocco.
Spesso lo scheletro non è di colore bianco ma rosa, come la pelle umana. Questi dettagli servono a richiamare l’idea della vita e del rinnovamento, come la falce che rappresenta il momento del raccolto e quindi, la fine di un ciclo e l’inizio di un nuovo periodo. Le piante sono tagliate (distruzione) ma il campo così, torna disponibile per la semina (rigenerazione).

Per quanto riguarda lo scheletro, in certe raffigurazioni, c’è un ulteriore richiamo simbolico: la posizione delle braccia e della falce che insieme creano la lettera “mem” (tredicesima lettera di molti alfabeti consonantici) dell’alfabeto ebraico.
Nei tarocchi in cui sono raffigurate anche delle spoglie umane, si fa invece riferimento alla mitologia egizia, in specifico, al mito del dio Seth che uccise Osiride e ridusse il suo cadavere in 13 pezzi, successivamente ricomposti dalla dea Iside. Anche in questo caso ritorna il tema della resurrezione e della morte apparente.

Il tarocco de La Morte è segno di rinascita e liberazione; comunica il messaggio che tutto cambia e si evolve affinché ci sia il passaggio a una fase successiva, più matura e completamente diversa.
Come tutti gli altri Arcani, anche il significato di questa carta si modifica, a seconda della sua posizione nel gioco e anche in base al verso in cui appare: dritto (positivo) o rovescio (negativo).
La Morte è un Arcano molto pregnante e capace di influire sulle carte a lui vicino.

In posizione dritta questo tarocco indica il rinnovamento e che bisogna mettere in atto dei cambiamenti, anche se con prudenza. La Morte rappresenta la trasformazione inevitabile e radicale, una sorta di resurrezione. Questo arcano non è considerato negativo, bensì foriero di promesse; rappresenta ciò che doveva accadere ed è già avvenuto e, per quello che non è ancora accaduto, prevede la realizzazione di una nuova e migliore creazione di se stessi. Inoltre, esso insegna che ogni sconfitta è solo una lezione.

Se La Morte, invece, appare rovesciata, il suo vigore sarà diminuito. In questo caso, il cambiamento che la carta indica è impossibile da attuare, a causa di paure o blocchi emotivi, che impediscono di prendere in mano la situazione e fronteggiare il cambiamento. Servono grande forza e coraggio per sconvolgere la propria vita ed evitare il ristagno che la carta indica in questo frangente.

L’Arcano de La Morte ha una corrispondenza astrologica con il pianeta Saturno e con l’elemento Acqua.

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