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La natura morta nell’arte olandese: specchio di un’epoca e di una cultura

Le nature morte olandesi sono molto più di semplici rappresentazioni di tavole imbandite. Attraverso questi dipinti possiamo ricostruire i cambiamenti culturali ed economici di una società che si riflette nei cibi, nei tessuti e negli oggetti raffigurati.

Le nature morte olandesi sono molto più di semplici rappresentazioni di tavole imbandite. Attraverso questi dipinti possiamo ricostruire i cambiamenti culturali ed economici di una società che si riflette nei cibi, nei tessuti e negli oggetti raffigurati.

Nel Seicento, il genere pittorico delle nature morte ha avuto una notevole diffusione anche nell’arte olandese. I dipinti che rientrano in questa categoria mostrano due caratteristiche fondamentali:

  • sono suscettibili di interpretazione religiosa; sfondi cupi, fiori che appassiscono sono la raffigurazione della caducità della vita a cui si contrappongono i valori saldi ed eterni della cristianità
  • rappresentano il banco di prova di molti artisti che nelle loro opere danno sfoggio delle loro abilità tecniche e della conoscenza di una grande varietà di effetti visivi

Le nature morte hanno anche altre possibili interpretazioni e si spingono ben oltre l’esibizione di indubbie competenze tecniche. Gli artisti conferiscono profondi significati che rimandano alla società e ai suoi cambiamenti che in questo periodo sono collegati alle nuove ricchezze, provenienti dalle imprese coloniali e dal fiorente commercio estero.

Da ogni porto del mondo giungono in Olanda prodotti esotici di ogni tipo: tabacco, frutti, spezie, seta, tè, porcellane cinesi e giapponesi. Quest’abbondanza e varietà influisce anche sul mercato dell’arte: le nature morte nascono e si sviluppano in simbiosi con l’affermarsi del primo capitalismo di mercato.
Gli artisti olandesi, spinti dai loro ricchi committenti, riproducono i nuovi oggetti del lusso, in una sorta di celebrazione della ricchezza e di una multiforme abbondanza.
I prodotti del commercio diventano elementi irrinunciabili delle nature morte raffigurate dai pittori secenteschi, e più cresceva la ricchezza, più i dipinti diventavano complessi e articolati.

Inoltre, si affermano, nei primi decenni del XVII secolo, gli ontbijtjes colorati (“pezzi da colazione”). Delle particolari nature morte, di cui Clara Peeters (1594 – …) fu l’ideatrice.
Nelle opere della pittrice fiamminga protagonisti sono i prodotti locali e per questo i suoi dipinti si ammantano di un alone nazionalistico e di orgoglio culturale espresso soprattutto nei confronti dell’agricoltura olandese: forme di formaggio, burro, pretzel, ecc. In queste opere è espressa anche l’umiltà, nel realismo degli oggetti che rivelano la purezza dei sentimenti calvinisti.

Un decennio o due dopo, ai “pezzi da colazione” si aggiungono i “pezzi da banchetto” (banketjes) che sono il riflesso pittorico della sempre più frequente presenza di beni commerciali di tutto il mondo sulle tavole olandesi.
Fu un gruppo di pittori di Haarlem – guidati da Pieter Claesz (1597/1598-1661) e Willem Claesz Heda (1593~1594-1680~1682) – a lanciare questa nuova tipologia di nature morte.

Colori caldi e sfumati; oro e argento che spiccano su fondi neutri; oggetti a grandezza naturale; cibi sofisticati e condimenti preziosi fanno bella mostra di sé sulle tele. Un esempio di “pezzo da banchetto” è Banquet Piece con Mince Pie (pezzo da banchetto con tortino di carne) di Willem Claesz Heda del 1635.
Resta anche in questi nuovi “pezzi” la funzione di monito incarnata da alcuni elementi che alludono alla morte: candele spente, occhiali che si rompono, coppe che cadono.

Nel 1648, al termine della guerra degli ottant’anni con la Spagna, l’Olanda era una forza culturale, politica ed economica. In questa fase si afferma la classe sociale dei mercanti, dei banchieri e dei commercianti che dispongono di somme ingenti da investire.
Uno dei settori in cui questi ricchi committenti incanalarono le loro notevoli risorse fu l’arredamento che, ovviamente, comprendeva l’appendere alle pareti delle proprie case dei dipinti.

In questo periodo, emerge la figura di Willem Kalf (1619-1693), autore di molte opere che raffigurano porcellane cinesi, tazze e vassoi dorati, vetri veneziani, immersi in incredibili effetti di colore e luce.
Si evidenziano in queste opere il nuovo indirizzo globalizzante dei Paesi Bassi che si riflettono nella rappresentazione di oggetti culturalmente diversi.

Sempre più evidente, nelle opere di questa nuova fase, è l’accantonamento della modestia e dell’umiltà che emergeva dai primi dipinti. Le tavole sono sempre più sontuose a iniziare dai tessuti su cui poggiano gli oggetti, sino al cibo che viene presentato all’osservatore: dalle aringhe si passa alle aragoste; la birra è sostituita dal vino; i vassoi mostrano un tripudio di frutti esotici. Ma spesso in queste rappresentazioni opulente è posto un elemento discorde, come un orologio che segnala l’inesorabilità del tempo. E questo basta a farci riflettere e a concludere che questi dipinti andrebbero osservati con più attenzione, non limitandosi agli elementi centrali, ma sondando con cura anche ciò che è attorno e quello che significano al di là della mera bellezza della rappresentazione, cioè il prezzo pagato per tutta questa ricchezza, come la globalizzazione, la schiavitù e lo sfruttamento del lavoro, il consumismo sfrenato.

In copertina: Pezzo da banchetto con torta di mele (Banquet Piece with Mince Pie) di Willem Claesz Heda (1635, Collezione National Gallery of Art)

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