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Cultura Greci miti e leggende

Ecate: signora dell’oscurità, protettrice dei cani e della prostituzione

Ecate o Hekate o Hekat, evocata da chi si dedicava alla necromanzia e alla magia nera, era la signora dell’oscurità; dominava sui morti, sulla notte, sulla luna e sui demoni malvagi.

Ecate o Hekate o Hekat, evocata da chi si dedicava alla necromanzia e alla magia nera, era la signora dell’oscurità; dominava sui morti, sulla notte, sulla luna e sui demoni malvagi.

Ecate, nota anche come Zea, ha origini pre-indoeuropee.
Agli inizi era adorata come dea madre e delle terre selvagge, successivamente, entrò nella cultura greca e romana e divenne un’importante figura mitologica.

Pare provenisse dalla Tracia, dalla Caria o dalla Tessaglia; secondo alcuni era figlia di Perse (titano della distruzione) e di Asteria (figlia della titanide Febe e del titano Ceo), per altri, era figlia di Zeus e Asteria.
Cambia, sempre in base agli autori, anche la prole attribuita a Ecate.
Apollonio Rodio (295 a.C. – 215 a.C., poeta greco antico) la vuole madre del mostro marino, Scilla, mentre per Diodoro Siculo (90 a.C. circa – 27 a.C. circa, storico, abitante delle poleis greche in Sicilia) era madre di Circe, Egialeo (principe di Argo) e Medea.

È in epoca tolemaica che Ecate assunse le caratteristiche delle quali è tuttora investita, cioè, di dea della stregoneria e regina degli spettri.
Per i Greci, era una divinità psicopompa, cioè una di quelle divinità che guidano le anime verso il regno dei morti. Infatti, Ecate poteva muoversi in tutta libertà tra il mondo degli uomini, quello delle divinità e l’aldilà.
Proprio per il suo ruolo di guida è spesso rappresentata con in mano delle torce.
Si credeva anche che Ecate fosse bi-sessuata, cioè racchiudesse in sé sia il principio femminile sia quello maschile.

Ecate era rappresentata dal numero tre ed era spesso ritratta con tre corpi o con tre teste (la giovane, la madre e l’anziana) oppure assumeva l’aspetto di un cane. Le prime raffigurazioni che la riguardano sono però singole, la forma triplice è successiva.
Era adorata nei riti orfici insieme a Demetra (divinità della religione greca che presiedeva la natura, i raccolti e le messi) e Cibele (dea della natura, degli animali e dei luoghi selvatici).

Il più noto santuario dedicato a Ecate è a Lagina, nella Turchia sudoccidentale; a Egina, invece, nel tempio per lei edificato, si celebravano i Sacri Misteri.
Oltre ai templi c’erano anche luoghi sacri alla dea, come l’isola, Hekatez Nisoz, vicino Delo.
Inoltre, Ecate era anche posta in edicole o come immagine negli incroci delle strade e sulle soglie delle abitazioni: gli Hekataion, edicole votive che avevano la funzione di proteggere.

La sua figura era connessa alla luna e ai cicli lunari; in particolare, a Ecate appartiene la fase della luna calante. Era anche ritenuta la protettrice degli incroci di tre strade e dei cani.
Spesso compariva in compagnia di cani infernali ululanti ma disponeva anche di un personale seguito: le sue terribili ancelle, le Empuse, demoni femminili, in grado di prendere qualsiasi forma, che avevano la pessima abitudine, nel migliore dei casi, di terrorizzare, in quelli peggiori, di divorare, i viaggiatori che per loro somma sfortuna transitavano sulle stesse strade da loro bazzicate.

Gli episodi che la vedono protagonista nella mitologia sono diversi. Fu proprio Ecate, ad esempio, a udire le grida di Persefone, mentre veniva rapita da Ade e fu sempre lei ad avvisare la madre di Persefone, Demetra, del fattaccio.

Ecate non disdegna di apparire neppure in epoche successive.
Nel Macbeth di Shakespeare, incarna una delle tre streghe che predicono il futuro al protagonista; nell’Amleto è chiamata in causa da Luciano: “tu fetida mistura d‘erbe raccolte a mezzanotte e dal male d‘Ecate tre volte unte ed infette, la tua magia spontanea, la tua atroce virtute usurpano di colpo ogni vital salute”.

I Romani definivano Ecate come, la Trivia e. come molte altre divinità, era preposta alla prostituzione sacra; i monasteri erano collocati negli incroci di tre strade, in onore della dea. Successivamente, i postriboli, non più sacri, bensì profani, furono ugualmente posti nei trivi, da cui deriva il termine triviale.

Per quanto riguarda le raffigurazioni di Ecate, in quelle più antiche era ritratta come una giovane donna con indosso un chitone (tunica di stoffa leggera usata nella Grecia antica), vicino a lei c’era Cerbero, così appare almeno su vasi a figure rosse e monete.

In ogni caso, la più antica rappresentazione di questa potente divinità è stata rinvenuta nel 2017, dai geologi dell’Università di Camerino, che hanno trovato sotto Selinunte (antica città situata sulla costa sud-occidentale della Sicilia) una “versione” di Ecate di ben 2700 anni fa.

In copertina: Ecate, pastello su carta di Massimiliano Pirner, 1901.
Nel disegno sono rappresentati i tre simboli associati a Ecate: la fiaccola, per portare luce; il coltello, per il potere di tagliare il filo della vita; la chiave, per aprire la porta dei misteri dell’aldilà

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