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Curiosità Tanatologica(mente)

La Necromanzia, l’evocazione degli Spiriti.

Dal greco nekromanteia, la necromanzia si propone come forma di divinazione dei morti attraverso l’evocazione dei loro spiriti. Dalle origini persiane, riscontriamo anche nella Bibbia alcune pratiche necromantiche così come nel paganesimo e in altre opere letterarie.

L’uomo è da sempre tentato ed incuriosito da ciò che non comprende e che gli appare segreto, ignoto. Così come la Morte, ciò che circonda l’aldilà è per l’uomo un enigma dal fascino terribile.

Il comunicare con i morti, che si presume essere una capacità rara quanto in realtà poco desiderabile, è una peculiarità che interessava e coinvolgeva le culture più antiche, dalla Grecia alla Persia, sino a Roma e l’Europa del Medioevo.

Molto spesso (erroneamente) associata alla magia nera e alla stregoneria, la pratica della necromanzia è a tutt’oggi sperimentata in alcune religioni, con le dovute precauzioni.

Questa pratica, infatti, ricerca gli spiriti delle persone defunte attraverso (anche) l’utilizzo di…resti umani. No, non è decisamente per i deboli di mente e di stomaco! A taluni potrebbe venire la pelle d’oca solo a sentirne parlare.

Si presume che in alcuni luoghi più che in altri il contatto con i defunti e l’aldilà possa essere molto forte, come ad esempio nei camposanti e negli obitori, già di per sè stessi evitati se non in circostanze di necessità e permeate di tristezza.

Perchè cercare un contatto con i Defunti? Per gli antichi era sicuramente utile apprenderne i segreti e assimilarne la sapienza, anche se ciò richiedeva rituali capaci di comportare conseguenze nefaste, visto il modo (del tutto contro natura e contro la volontà dei defunti stessi) di “disturbare” i morti dal loro sonno, per venire in aiuto ai viventi.

Ogni rituale finalizzato alla divinazione utilizzava specifici oggetti e letture: dagli amuleti alle candele, dai cerchi magici alle bacchette, la necromanzia poteva altresì richiedere allo stesso celebrante l’utilizzo delle vesti del Defunto (in casi estremi pare vi fossero anche casi di necrofagia, già presente anche in alcune tribù africane per appropriarsi delle peculiarità del defunto).

Non tutti i luoghi erano idonei allo scopo: venivano predilette infatti le dimore dei defunti, chiese o cimiteri al fine di realizzare il trasferimento dello spirito della persona defunta.

Il rito doveva avvenire entro un anno dal decesso, altrimenti sarebbe stato evocato solamente il fantasma e non la persona vera e propria.

Non a caso anche l’orario aveva un suo perchè: i rituali avvenivano a mezzanotte, l’ora delle streghe per antonomasia, magari con la luna piena o in condizioni meteoreologiche avverse, come temporali, pioggia e vento, delineando dunque il forte legame tra magia e forze naturali.

Le modalità del rituale (lettura sconsigliata a stomaci deboli!):

Eccoci nel cuore del rituale, sicuramente ai nostri occhi contemporanei una pratica inammissibile e oltre ogni nostra visione dignitosa nella gestione dei resti mortali.

La salma doveva essere perfettamente composta, una volta rimossa dal feretro le si porgeva la testa verso Est, con le braccia distese perpendicolarmente al corpo.

Talvolta, in alcuni riti, sovente era l’utilizzo di resti umani.

Una coppa di vino veniva data alle fiamme, dell’olio e alcune erbe officinali venivano riposte vicino alla mano destra e, nel mentre, si recitavano incantesimi. Ogni elemento era essenziale per far sì che l’evocazione avvenisse.

Se ogni step era stato eseguito correttamente, il corpo avrebbe iniziato ad alzarsi lentamente e, alle domande, non avrebbe esitato a rispondere.

Una volta concluso il rituale e la conversazione con il defunto, la promessa di una pace perpetua attraverso anche la cremazione del suo corpo, così che nessuno potesse disturbarlo più.

Ma…come mai disturbare i defunti? Che cosa sapranno mai?

Alcune culture conferiscono ai morti una sapienza che va oltre ogni umana (e vivente) comprensione: dalla sapienza del significato della Morte ai pensieri sinistri ed oscuri capaci di disturbare la quiete dei viventi.

In merito ai riferimenti biblici, nel Deuteronomio viene evidenziato come la pratica della divinazione fosse proibito e di come tutelare i defunti dalle pratiche abominevoli delle evocazioni.

Questa pratica ha poco a che vedere con i Medium della contemporaneità, intrattenitori di rapporti colloquiali e nulla più, rispetto alla vera e propria capacità di riportarli effettivamente alla vita, tipica della necromanzia.

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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