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Cultura pittura

L’isola dei morti: un dipinto enigmatico e pieno di fascino

Morte e sogno sono spesso associati nell’arte e nella poesia e il loro connubio in molti casi dà vita a opere enigmatiche e cariche di simboli. L’isola dei morti è una di queste.

Morte e sogno sono spesso associati nell’arte e nella poesia e il loro connubio in molti casi dà vita a opere enigmatiche e cariche di simboli.

L’isola dei morti (Die Toteninsel) appartiene a questo tipo di opere.
Si tratta di un dipinto che con lo stesso nome è stato riprodotto con delle varianti per ben cinque volte da Arnold Böcklin, pittore, disegnatore, scultore e grafico svizzero, uno dei principali esponenti del simbolismo tedesco.
I dipinti sono stati realizzati tra il 1880 e il 1886 e sono conservati in vari musei europei e americani.

Il titolo originale della prima versione dell’opera era: “Un luogo tranquillo” e fu richiesta a Böcklin da Alexander Gunther, un mecenate ricco e misterioso.
Non è nota la fonte da cui trasse ispirazione il pittore, forse da un sogno o da un luogo reale; in ogni caso, il dipinto affascinò molte persone tra cui Marie Berna, contessa di Oriola che chiese a Böcklin di realizzarne altre quattro varianti. Nelle riproduzioni, l’artista ha modificato i colori, diversi dettagli e le condizioni di luce.

Quest’opera di Böcklin ha ispirato molti pittori famosi (Giorgio De Chirico, Fabrizio Clerici, Karl Wilhelm Diefenbach e Salvador Dalí) e, nel tempo, è stato riprodotto almeno un centinaio di volte.

L’isola raffigurata dal pittore emerge al centro di uno specchio d’acqua immobile. Alte pareti di roccia si innalzano a racchiudere un gruppo di cipressi; la macchia verde scura degli alberi si contrappone al chiarore della pietra attorno. Nell’acqua c’è una barca che si avvicina all’isola; a bordo, ci sono due figure di spalle: una conduce l’imbarcazione ed evoca la figura di Caronte (il traghettatore delle anime dell’inferno di Dante Alighieri); l’altra, in piedi, avvolta in abiti bianchi che le ricoprono la testa, le spalle e il resto del corpo, è di fronte a una bara che è guarnita da festoni ed è collocata di traverso sulla prua della barca.

Oltre ad aver acceso la fantasia di molte persone, questo dipinto, nelle sue varie riproduzioni, è stato oggetto di molte interpretazioni, riguardo ai luoghi che potrebbero aver ispirato l’artista (il cimitero degli inglesi di Firenze o alcune isole del Mediterraneo), ma anche per ciò che rappresenta, probabilmente il lutto e il dolore del pittore per la morte dei suoi sei figli.

Anche ignorando qualsiasi informazione riguardo all’artista o all’opera, non si può restare distaccati di fronte a questo dipinto che, nonostante le tante interpretazioni, mantiene intatto il suo fascino enigmatico, e mentre l’occhio spazia a osservare gli alberi, le rocce e l’acqua immobile, mi chiedo quali parole potrebbero rivolgersi le due figure anonime unite da questo ultimo e misterioso viaggio.


In copertina: il terzo dipinto della serie, realizzato nel 1883 su richiesta di Fritz Gurlitt, mercante d’arte che gli diede il nome “Die Toteninsel”.

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