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Curiosità Tanatologica(mente)

La Cripta dei Cappuccini di Roma

Nel cuore di Roma è possibile imbattersi nella Cripta dei Cappuccini, un’opera che grazie ai frati cappuccini – dell’ordine dei francescani con il loro cappuccio sul saio – venne restaurata tra la prima metà del ‘700 ed il 1870.

Nata dall’esigenza di trovare posto per i nuovi defunti del cimitero del convento, propone una composizione geniale al fine di trasmettere un messaggio forte e chiaro:

la Sora Morte chiude le porte del tempo per aprire quelle dell’Eterno, secondo il senso cristiano della vita umana e dell’approdo di essa alla Resurrezione.

Lo stesso Marchese de Sade vi fece visita nel 1775 durante il suo viaggio in Italia, parlando di “nicchie, volte, qualche ornamento di soffitto con disegni regolari e piacevoli, lampade, croci, ecc”.

Nel 1631 infatti, i Cappuccini abbandonarono il convento di San Bonaventura per spostarsi nella Chiesa dell’Immacolata e riporre qui, in primis, i resti di san Felice da Cantalice e altri frati e santi dell’ordine.

L’esposizione delle ossa segue un ordine preciso lungo tutte le pareti (ed anche i lampadari!) della cripta, a cui si accede non prima di essere passati per il Museo dei Cappuccini.

La riposizione delle ossa stesse si presuppone sia stata realizzata tra il 1732 ed il 1775, seguendo il lungo e stretto corridoio di circa 30 metri di lunghezza anche se in realtà il nome dell’artista è totalmente sconosciuto.

Le sepolture poste al suo interno erano dedicate ai frati – e ad alcuni poveri della città – ai quali era riservato il sepolcro presente nel pavimento della cappella per la Messa.

Al suo interno sono “ospitati” i resti di 3.700 defunti, per lo più Frati dell’ordine dei Cappuccini, in sei nicchie.

La prima nicchia è dedicata ai Tre scheletri: sono presenti due piccoli scheletri, appartenenti alla famiglia Barberini, che sorreggono un piccolo teschio alato e, al centro, la “principessa Barberini”, uno scheletro sottile entro una figura a mandorla – simbolo della vita nascente – .

Nella mano destra riporta una falce e alla sua sinistra una bilancia, ovviamente tutto creato con parti dello scheletro.

Credits: lasinodoro.it

La seconda Cripta è dedicata alle tibie e ai femori: le pareti laterali sono adornate da quattro nicchie per parte con dei frati in piedi, vestiti del loro saio. E’ possibile notare lo stemma francescano, con il braccio – nudo – di Cristo e quello di S. Francesco d’Assisi, con una corona.

Sul pavimento, 18 croci a testimoniare altrettante sepolture; sulla volta un tondo fatto di mandibole, con ornamenti di vertebre e scapole.

Credits: nonsoloturisti

La terza è la Cripta dei bacini, il cui rosone centrale è formato da sette scapole con pendagli di vertebre; sono presenti due cappuccini che riposano sotto un arcosolio mentre, nella parete di fondo, sono riposti tre frati chinati in avanti.

La cripta dei teschi è la quarta presente nell’itinerario, presenta una clessidra alata nel timpano della nicchia centrale; tre i cappuccini in posizione eretta nella parete di fondo, due sdraiati nelle nicchie ai lati.

Credits: laborcare

La quinta cripta è la Cappella per la Messa: unico ambiente privo di ossa visibili, è il luogo dedicato alla messa per i defunti, con presente la pala d’altare dedicata a Maria. Nella parete sinistra di questa cripta, è conservato il cuore di Maria Felice Peretti, pronipote di Sisto V, donna molto devota ai frati cappuccini.

Ultima ma non meno interessante, la sesta cripta dedicata alla Resurrezione: la tela che rappresenta Gesù che resuscita Lazzaro è incorniciata da varie componenti dello scheletro umano, attraverso cui si vuole trasmettere il messaggio della fede cristiana nella resurrezione.

La cripta della resurrezione.
Credits: laborcare

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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