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“Il funerale di Shelley”: il dipinto che celebra la morte di Percy B. Shelley

“Il funerale di Shelley” è un dipinto di Louis Édouard Fournier che sembra quasi un’istantanea della cerimonia di cremazione, svoltasi il 18 luglio 1822, sulla spiaggia di Viareggio, dieci giorni dopo la morte del poeta britannico.

“Il funerale di Shelley” è un dipinto di Louis Édouard Fournier che sembra quasi un’istantanea della cerimonia di cremazione, svoltasi il 18 luglio 1822, sulla spiaggia di Viareggio, dieci giorni dopo la morte del poeta britannico.

Louis Édouard Fournier (12 dicembre 1857 – 10 aprile 1917) è stato un pittore, in particolare di ritratti, soggetti storici e scene ad acquerello. Fu anche decoratore di interni, disegnatore e illustratore.
Studiò con diversi pittori francesi e ricevette diversi premi, tra i quali, il prestigioso Prix de Rome, nel 1881.
Tra i suoi affreschi più noti ricordiamo: “Aux gloires du Lyonnais et du Beaujolais”, mentre una delle sue opere più famose è “Il funerale di Percy Bysshe Shelley” che l’artista dipinse nel 1889.

Percy Bysshe Shelley (Horsham, 4 agosto 1792 – Viareggio, 8 luglio 1822), poeta britannico, fu tra i più famosi lirici romantici.
È ricordato soprattutto per opere antologiche, come: “Ozymandias”, l’ “Ode al vento occidentale” (Ode to the West Wind), “A un’allodola” (To a Skylark), ecc., ma veri capolavori furono considerati i suoi poemi narrativi visionari: il “Prometeo liberato” (Prometheus Unbound) e l’ “Adone” (Adonais).

Shelley condusse una vita anticonformista, errabonda e avventurosa, ciò, unito al suo idealismo assoluto, fecero di lui l’idolo di almeno un paio di generazioni di poeti successive alla sua.
La sua fama è legata sia alle amicizie che intrecciò con alcuni suoi contemporanei (John Keats e Lord Byron) sia alla sua seconda moglie, Mary Wollstonecraft Shelley, autrice del famoso romanzo “Frankenstein”, ma soprattutto è ricordato per la sua morte prematura e tragica.

Gli Shelley avevano una villa (Villa Magni) a San Terenzo, una borgata marinara nel comune di Lerici (provincia della Spezia, Liguria), perché amavano in modo particolare questi luoghi e qui il poeta approfittava della vicinanza con il mare per navigare.
Nel luglio del 1822, Shelley disponeva di una nuova goletta, l’ “Ariel”; la barca era stata realizzata su progetto di Daniel Roberts ed Edward Trelawny.
L’8 luglio, quando mancava meno di un mese al suo trentesimo compleanno, insieme al suo amico Edward Ellerker Williams (ex ufficiale dell’esercito in pensione) e al marinaio Charles Vivian, salparono, diretti a San Terenzo, di ritorno da Pisa e Livorno, ma non arrivarono mai a destinazione.

In base ai fatti, si dedusse che, subito dopo la partenza, Shelley fosse stato sorpreso da una tempesta improvvisa.
La sua goletta, costruita a Genova, apposta per lui, imitando un modello della marina inglese, non si capovolse, ma affondò nel mare, di fronte a Viareggio.
La moglie, in una nota alle poesie del 1822, sostenne che esisteva un difetto nel progetto dell’imbarcazione e che per questo non fosse idonea alla navigazione.

Sorsero varie leggende attorno al tragico incidente: un attacco di pirati, il desiderio di Shelley di morire suicida in mare.
Dieci giorni dopo la partenza e il naufragio, i tre corpi senza vita degli uomini a bordo della goletta furono ritrovati presso la costa di Viareggio.

Trelawny, Byron e Hunt cremarono il corpo del poeta sulla spiaggia del ritrovamento, come era previsto dalla legge dell’epoca. La cerimonia di cremazione si svolse qualche settimana dopo il rinvenimento del corpo, nello stesso luogo. La moglie, Mary, chiese di versare sul corpo di Shelley profumi, incensi e oli aromatici, durante il rogo.

Un aneddoto racconta che Trelawny trasse dalle fiamme il cuore del poeta che non bruciava e lo diede a Mary in una scatola di legno.
In effetti, Il cuore di Shelley fu estratto quasi intatto dalla pira e la moglie del poeta lo conservò, fino al giorno della sua morte, poi, fu sepolto nel cimitero di Bornemouth insieme a lei. Le ceneri del poeta, invece, sono sepolte nel cimitero acattolico (o cimitero degli inglesi) di Roma.

Il dipinto “Il funerale di Percy Bysshe Shelley” di Fournier è una sorta di istantanea della cerimonia di cremazione. Il pittore ha rappresentato la pira funeraria e i tre amici più intimi del poeta, attorno al rogo.
Sono identificabili, da sinistra a destra: lo scrittore e avventuriero, Edward John Trelawny (1792-1881), James Henry Leigh Hunt (1784-1859) e il compagno di Shelley, il poeta, George Gordon Byron (1788-1824).

Trelawny, nel suo resoconto: “Ricordi degli ultimi giorni di Shelley e Byron”, descrisse la giornata di agosto, in cui si svolse il funerale, come calda, Fournier però, ignorò questa parte della descrizione e rappresentò le condizioni atmosferiche come grigie e fredde, così da accrescere l’umore cupo e drammatico dell’opera.

In copertina: “Il funerale di Percy Bysshe Shelley” di Louis Édouard Fournier (1889); al centro, da sinistra: Trelawny, Hunt e Byron (Liverpool, Walker Art Gallery)

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