Monet era così legato alla sua prima moglie che la dipinse anche in punto di morte. Lo stile impressionista si adatta a ritrarre anche questo singolare e intimo momento della vita dell’artista.
Claude Monet (Parigi, 14 novembre 1840 – Giverny, 5 dicembre 1926) ha realizzato moltissime opere e deve il suo successo anche a sua moglie, Camille Doncieux, una donna bellissima, che posò spesso per vari artisti francesi, prima di conoscere Monet che poi sposò.
Monet conobbe Camille nel 1865. All’epoca aveva solo venticinque anni ed era convinto che le sue idee avrebbero rivoluzionato l’arte, lei aveva solo 18 anni e probabilmente si innamorò dell’affascinante artista che all’epoca non aveva neppure un soldo in tasca.
Il pittore si dedicava soprattutto alla pittura di paesaggio, ma realizzò anche diversi dipinti di figura, Camille fu la modella prediletta per molti di essi: “La Colazione sull’Erba”, “Meditazione”, “La Passeggiata”.
Nel 1867 nacque il loro primo figlio, Jean, mentre nel 1870 convolarono a nozze.
Nel 1878, nacque il secondogenito, Michel, purtroppo Camille non si riprese da questo secondo parto: morì, a soli trentadue anni, per un tumore all’utero, la mattina del 5 settembre 1879, a Vétheuil, dopo solo qualche ora dal matrimonio religioso che aveva tanto desiderato. Fu sepolta nel cimitero del paese.
Alice Hoschedé, seconda moglie di Claude Monet, condannò all’oblio la povera Camille, distruggendo tutte le lettere e persino le immagini fotografiche della rivale (tranne una del 1871 che le sfuggì miracolosamente).
Camille ebbe un ruolo fondamentale nella vita di Monet. I due coniugi erano così legati che il pittore decise di ritrarre sua moglie persino al termine della sua vita, un gesto unico nel suo genere.
Nel dipinto la moglie defunta è coperta da un vaporoso tulle. Anche in questo quadro così personale, Monet utilizza il suo consueto stile: le pennellate sono rapide e fugaci quando affronta il contesto, mentre sono precise e pulite per il volto della donna che risalta su tutto il resto della composizione.
Notiamo numerose sfumature di colore: si passa dal bianco del letto, del lenzuolo e del copricapo della donna ai colori scuri del vestito. In primo piano emergono le mani e il volto; gli occhi sono chiusi e nell’espressione di Camille si può cogliere sia rassegnazione al suo destino sia sollievo, poiché non soffrirà più a causa della malattia che l’ha condotta alla morte.
Oltre al dipinto, Monet ci ha lasciato anche delle toccanti parole che spiegano come sia nata quest’opera: “Un giorno, all’alba mi sono trovato al capezzale del letto di una persona che mi era molto cara e che tale rimarrà sempre. I miei occhi erano rigidamente fissi sulle tragiche tempie e mi sorpresi a seguire la morte nelle ombre del colorito che essa depone sul volto con sfumature graduali. Toni blu, gialli, grigi, che so. A tal punto ero arrivato. Naturalmente si era fatta strada in me il desiderio di fissare l’immagine di colei che ci ha lasciati per sempre. Tuttavia prima che mi balenasse il pensiero di dipingere i lineamenti a me così cari e familiari, il corpo reagì automaticamente allo choc dei colori”.
In copertina: Claude Monet “Camille Monet sul suo letto di morte” (1879), Musée d’Orsay, Parigi (olio su tela, dimensioni: 90 x 68 cm)