Il pittore svizzero Anker si distinse per aver rappresentato in molte sue opere scene della vita di ogni giorno. Nei suoi dipinti trova spazio anche la raffigurazione della morte che l’artista rappresentò nel corso della sua esistenza più volte.
Albert Samuel Anker (Ins-Anet, 1° aprile 1831 – 1910) fu tra i più stimati pittori svizzeri di scene di genere. I suoi dipinti sono noti non solo per le sue capacità pittoriche, ma anche per il significato aneddotico che li caratterizza.
Anker frequentò corsi di arte sin dall’adolescenza, poi fu indirizzato a studi di teologia. Successivamente però, ottenne dal padre licenza di studiare arte, materia dalla quale si sentiva particolarmente attratto.
Nel 1855, andò a Parigi e studiò presso la scuola superiore di belle arti, sotto la guida del pittore svizzero, Marc Gabriel Charles Gleyre (1806 – 1874). In questa eccellente scuola si formarono molti altri artisti famosi, quali: James Abbott McNeill Whistler (1834 – 1903); Claude-Oscar Monet (1840 – 1926); Pierre-Auguste Renoir (1841 – 1919); Alfred Sisley (1839 – 1899).
Ai suoi esordi, Anker esplorò temi religiosi, eseguì, ad esempio, ritratti di Lutero e Calvino. Poi, tornato nella sua città natale, a casa dei genitori, adibì la soffitta dell’abitazione ad atelier e iniziò a dipingere la realtà che lo circondava, la vita quotidiana, nonché le abitudini e i costumi delle comunità contadine.
La sua pittura era ammirata sia in patria sia all’estero.
Nel 1864, convolò a nozze con Anna Rüfli. Intanto, le sue opere ottennero vari e ambiti riconoscimenti.
Nel 1865, tornò a Parigi, stavolta accompagnato da tutta la famiglia, e vi rimase fino al 1890. Fu nominato illustre Cavaliere della Legion d’onore ed entrò a far parte del Consiglio di Berna.
Viaggiò anche molto, in particolare in Italia.
Nel 1901, ebbe un infarto che gli provocò una paralisi della mano destra, nonostante ciò, negli anni successivi, fino alla morte, avvenuta nel 1910, Anker continuò a dipingere e realizzò oltre a due tele ad olio, anche centinaia di acquerelli.
In uno dei suoi dipinti, che illustra come molte altre sue opere la vita quotidiana, Anker raffigura un funerale.
Attorno alla fossa, il pittore ha collocato da sinistra: delle donne vestite nero, un coro di bambini e un gruppo di uomini. Sullo sfondo si ravvisa la facciata laterale di una chiesa, un salice piangente e le mura che circondano il cimitero.
“Funerale di un bambino”, (Kinderbegräbnis) questo è il titolo dell’opera, è tra i dipinti principali del periodo giovanile di Anker a Ins. Esso è un esempio emblematico della composizione a più figure, strutturata su piani paralleli, che è un tratto distintivo del suo linguaggio pittorico.
Anker deve la sua popolarità alla chiarezza delle sue raffigurazioni pittoriche e ciò motiva anche la definizione che gli fu attribuita di “pittore nazionale”.
L’artista ha individuato ben presto i temi iconografici che hanno reso peculiare la sua pittura, imperniata sulla rappresentazione di soggetti della società rurale ritratti in momenti della loro quotidianità.
Il tema della morte aveva per Anker un valore particolare, in quanto visse in prima persona molte perdite: quella della sorella, di un fratello, della madre e di due dei suoi figli.
Il pittore ha affrontato il tema della morte come evento naturale in varie scene di genere, di cui “Funerale di un bambino” ha rappresentato una specie di proseguimento.
A livello formale, questa opera di Anker si ispira al “Funerale a Ornans” (1849-50) di Gustave Courbet (1819-1877). In entrambi i dipinti, i partecipanti sono riuniti in maniera simile intorno alla tomba. L’opera del pittore svizzero è però più vicina alla pittura francese di genere del periodo della Restaurazione e della Monarchia di luglio, rispetto a quella di Courbet che invece, essendo un rivoluzionario, è già oltre la tradizione.
Al “funerale” di Anker mancano il realismo immediato, le dimensioni del dipinto di storia, così come la modernità del pittore francese.
In copertina: Albert Anker – Kinderbegräbnis (“Funerale di un bambino”) (1863)