Nella mitologia greca, Macaria o Makaria è una dea. Il suo nome significa “benedetta” e incarna la morte beata.
Macaria è citata da Zenobio (filosofo greco antico) e dalla Suda (enciclopedia storica del X-XI secolo che riguarda l’antico mondo mediterraneo), in entrambi i casi, in un’unica voce si parla di due figure diverse che portano lo stesso nome e hanno padri diversi.
Per alcuni Macaria è figlia di Ade, mentre per Euripide (485 a.C. – 406 a.C., drammaturgo greco antico) è figlia di Eracle e di Deianira. Il suo mito, come molti altri, contiene sufficienti disavventure, disgrazie e colpi di scena da far impallidire le attuali soap opera e le serie televisive più gettonate con il suo contenuto di gossip, azione e splatter ben miscelati.
Forse queste storie, oltre al timore reverenziale – si trattava pur sempre di vicende che riguardavano divinità, cui erano rivolte preghiere e offerti doni – avevano per gli antichi anche una componente di svago e magari, le disavventure degli dei dell’Olimpo, dotati di debolezze e desideri molto umani, erano seguite da un ampio pubblico.
La vicenda di Macaria ha tutti gli ingredienti per attirare l’attenzione, non è di certo meno intricata di altre vicende che riguardano divinità mitologiche.
Negli Eraclidi, tragedia di Euripide, ne abbiamo un’interessante versione. Secondo il drammaturgo greco, era figlia di Eracle e per questo, perseguitata dal re Euristeo che costrinse lei e i suoi fratelli a fuggire, subito dopo la morte del padre.
Perché Euristeo vuole vendicarsi dei figli di Eracle?
È presto detto. Figlio di Stenelo e Nicippe e cugino di Alcmena, Euristeo era il re di Tirinto e Micene.
In realtà, non sarebbe dovuto diventare lui il sovrano delle due città, almeno secondo i piani ben congegnati da Zeus che aveva stabilito che quel trono doveva essere occupato dal primo nato della stirpe di Perseo, e secondo i suoi calcoli, avrebbe dovuto essere Eracle.
Ma il capo dell’Olimpo non aveva fatto i conti con sua moglie, Era, che guastò i suoi piani, facendo nascere Euristeo prima di Eracle. Non contenta, la consorte fece sì che il povero Eracle fosse sottomesso a Euristeo, il quale lo usò in mille modi, obbligandolo addirittura a compiere delle imprese sovrumane (le famose dodici fatiche).
Tornando al mito di Macaria, morto Eracle sul monte Eta, il re Euristeo, temette una vendetta degli Eraclidi (figli di Eracle), così decise di ucciderli. Quando essi fuggirono li inseguì, prima a Trachis, presso il re Ceice, e poi ad Atene, dove Macaria e i suoi fratelli furono accolti dal re Demofonte. A Maratona, presso l’altare dedicato a Zeus, gli Eraclidi sembravano aver trovato un rifugio sicuro dalla persecuzione del re.
Euristeo, però, non si diede per vinto; minacciò con il suo esercito Atene e diede un ultimatum al re ateniese: se non gli avesse consegnato Macaria e i suoi fratelli, avrebbe mosso guerra alla città.
Demofonte si rifiutò di consegnare coloro che gli avevano chiesto protezione e si preparò ad affrontare la guerra.
Il verdetto di un oracolo profilò una soluzione diversa: gli Ateniesi potevano vincere la guerra, ma solo se una nobile fanciulla si fosse sacrificata a Persefone.
Invece dell’estrazione casuale della vittima, Macaria si offrì spontaneamente. Per lei, era l’unica strada possibile, il suo futuro era già compromesso, mentre così avrebbe potuto salvare la città e gli abitanti che l’avevano accolta. Se avesse deciso diversamente, non avrebbe potuto comunque vivere una vita serena.
La battaglia fu vinta dagli Ateniesi, come aveva predetto l’oracolo, e il re Euristeo fu catturato e condotto ad Atene.
Gli Ateniesi per onorare il sacrificio di Macaria, la celebrarono con fastosi riti funebri e presso Maratona, in Attica, a una fonte fu dato il suo nome.
Invece, Euristeo fu punito per la sua malvagità: il re morì, per mano di Illo, uno dei fratelli di Macaria, che gli tagliò la testa.