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riflessioni Tanatologica(mente)

H.P. Lovecraft: tra terrore e realtà

“Non è morto ciò che può mentire eternamente; 

E con strani eoni anche la morte può morire.”

The nameless city, 1921

Nato il 20 agosto 1890 e scomparso il 15 marzo 1937, Lovecraft è stato uno dei massimi esponenti di narrativa horror e fantascientifica della storia.

In particolar modo è noto per le opere dedicate a Cthulhu.

L’influenza di scrittori del calibro di Edgar Allan Poe e Lord Dunsany spinsero Lovecraft a incentrare il proprio pensiero sulla questione del rapporto uomo-universo: il cosmicismo infatti è uno dei punti cardine della sua filosofia e al centro di molta della sua narrativa.

Dai suoi racconti infatti, emergono pensieri e riflessioni in merito alla delicata e vulnerabile posizione e deriva antropocentrica.

Oltre a scrittore di romanzi, fu anche un poeta oltre che uomo di scienza, specializzato in particolar modo nella chimica organica oltre che Presidente del Dipartimento di Critica Pubblica dell’UAPA, al finire del 1914.

Il 1916 fu l’anno della pubblicazione del suo primo racconto, The Alchemist a cui è stata ispirata anche una graphic novel nel 1999.

Credits: Radical Ging – H.P. Lovecraft

A partire dal 1920 iniziano le pubblicazioni dei Miti di Cthulhu, dove Cthulhu per l’appunto è il nome della creatura protagonista dei racconti di Lovecraft: il tema principale riguarda il totale e trascurabile peso dell’essere umano dinnanzi gli orrori e imponenza cosmica.

Cthulhu è invero una divinità mostruosa presente nella maggior parte delle opere Lovecraftiane dedicate a una visione dell’Universo come senza meta, scopo, trascinato dall’inerzia.

E’ la visione del cosmicismo: L’uomo, di per sè, viste le esigue capacità di comprensione, è vittima di una dissonanza cognitiva che lo spinge alla pura follia.

Ora tutti i miei racconti si basano sulla premessa fondamentale che le leggi, gli interessi e le emozioni umane comuni non hanno validità o significato nel vasto cosmo in generale. Per me non c’è nient’altro che puerilità in un racconto in cui la forma umana – e le passioni, le condizioni e gli standard umani locali – sono descritti come originari di altri mondi o altri universi.

H.P. Lovecraft, nota editoriale per la presentazione di “The Call of Cthulhu”, 1968, p.150
Credits: DepositPhotos – Rappresentazione di Cthulhu

Ogni convinzione umana ha senso solo se supportata attraverso il pensiero e la prassi scientifica, nient’altro: è nel testo “Nyarlathotep” che questa visione viene espressa appieno, dove difatti espone la convinzione che la razza umana sia destinata ad essere sconfitta da una razza altra, aliena che ne influenza l’esistenza.

Talune religioni contemporanee prendono spunto proprio dalle opere di Lovecraft, come l’Ordine Tifonico o la visione di Crowley, per la quale le entità citate da Lovecraft sono il mezzo simbolico attraverso cui l’uomo può interagire con altre entità.

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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