Il Centre des Monuments Nationaux (CMN) ha annunciato l’apertura gratuita, il 4 e 5 dicembre, del Panthéon di Parigi, in occasione dell’arrivo delle spoglie di Joséphine Baker che saranno accolte nel mausoleo il 30 novembre.
Il Panthéon di Parigi (Panthéon de Paris), ubicato nel Quartiere latino (V arrondissement), si trova in cima al colle di Sainte-Geneviève. Nacque come semplice chiesa cattolica, poi negli anni si trasformò in mausoleo dei resti mortali di personaggi che si sono distinti nella storia francese, come afferma la scritta sul frontone: “Ai grandi uomini la patria riconoscente”; già da qualche tempo, non solo uomini, ma anche grandi donne, tra queste, ora, anche Joséphine Baker.
Nel mausoleo riposano figure come Rousseau, Voltaire, Marie Curie, Simone Veil, a questa gloriosa schiera, il 30 di novembre, con una cerimonia in grande stile, si unirà anche Joséphine Baker, la sesta donna a entrare nel Panthéon e la prima di colore. L’artista franco-americana si è distinta come combattente antinazista e militante antirazzista al fianco di Martin Luther King.
La decisione di accogliere la Baker nel mausoleo è stata del presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, in seguito a una petizione partita due anni fa, che affermava: “Artista, prima stella nera internazionale, musa dei cubisti, resistente durante la Seconda Guerra mondiale nell’esercito francese, attiva al fianco di Martin Luther King per i diritti civili negli Stati Uniti d’America e in Francia a fianco della Lica (la Lega internazionale contro l’antisemitismo), crediamo che Joséphine Baker, 1906-1975, abbia il suo posto nel Pantheon”.
La petizione contiene già in nuce la vita leggendaria di Freda Joséphine Baker (nata McDonald) che nacque il 3 giugno del 1906, a San Louis, in Missouri.
La futura cantante ballerina, di origine creola afroamericana e amerinda degli Appalachi, fu la prima star nera e una delle più acclamate vedette di Parigi.
La sua vita fu piuttosto avventurosa. Lasciò la famiglia a soli 13 anni e iniziò la carriera di ballerina nei piccoli teatri di San Louis. A 16 anni, debuttò a Broadway, mentre nel 1925, con la “Revue nègre” si esibì al teatro degli Champs-Elysées, ben presto a Parigi tutti la idolatravano per la sua bellezza e la sua bravura.
Durante gli spettacoli La Baker si lanciava in frenetici charleston, indossando solo un gonnellino di sedici banane, costume ideato per lei da Paul Seltenhammer, costumista austriaco. Le sue interpretazioni appassionate e il suo stile giocato tra il ricercato, un po’ piccante del varietà francese e il folklore della musica africana, conquistò il cuore dei parigini che abbracciarono con entusiasmo sia lei sia il jazz e le musiche nere.
Gli uomini letteralmente impazzivano per lei: circa 1.500 la chiesero in moglie; uno, addirittura, si uccise ai suoi piedi; altri si batterono in duello.
Nel 1927, Joséphine si lanciò nella canzone e quattro anni dopo, conseguì un grande successo con “J’ai deux amours”, una canzone di Vincent Scott. Nello stesso periodo si sposò con Giuseppe Abatino, un nobile siciliano che diventò il suo manager.
Non mancarono per la brillante artista anche proposte cinematografiche. I film più importanti cui partecipò furono: “Zouzou” (1934) e “Principessa Tam Tam” (1935), ma non ebbero il successo sperato.
Nel 1937, tornata in Europa dopo una tournée negli Stati Uniti, ottenne la nazionalità francese, sposando Jean Lion. Il matrimonio ebbe breve durata: solo due anni.
Quando scoppiò la II guerra mondiale, la Baker si impegnò attivamente su più fronti.
Il 24 novembre del 1940, dopo la Campagna di Francia, si arruolò nei servizi segreti della Francia libera e durante la guerra fu impiegata in missioni importanti, come raccogliere informazioni sulle posizioni dell’esercito tedesco in Francia.
Quando l’artista francese viaggiava, i doganieri le chiedevano autografi invece di controllarle i documenti, questo le consentì di trasmettere a Londra resoconti e immagini, appuntate sotto il vestito oppure trascritte con inchiostro simpatico sugli spartiti delle sue canzoni.
Successivamente, la Baker fu arruolata nel servizio femminile inquadrato nell’Armée de l’air (ALA, attuale aeronautica militare e astronautica militare della Francia). Alla Liberazione continuò la sua attività a favore della Croce Rossa, cantando, accompagnata dai suoi musicisti, per i soldati al fronte.
Il coraggio della Baker e tutto il suo operato durante la guerra furono premiati nel 1945, quando le conferirono: il grado di tenente dell’aviazione; la Croce di Guerra; la Medaglia della Resistenza; la Legion d’Onore.
Nel 1947, si sposò di nuovo con Jo Bouillon, direttore d’orchestra. I due coniugi comprarono un castello in Dordogna e qui vissero insieme ai loro 12 bambini adottati, provenienti da vari paesi del mondo.
Joséphine non dimenticò mai il suo Paese d’origine e neppure i diritti dei neri: fu al fianco di Martin Luther King nel 1963, quando pronunziò il famoso discorso “I have a dream” e si impegnò in prima persona nelle sue campagne, portandole di persona a conoscenza dei grandi leader politici.
La Baker ebbe anche un periodo costellato da gravi difficoltà economiche, fu aiutata a superarle dalla sua amica Grace di Monaco. Il sostegno della principessa le consentì di affrontare la bancarotta e di comprare un appartamento in Costa Azzurra, dove passò il resto della sua vita.
Negli anni ’70 la Baker fu oggetto di una rinnovato successo. Tenne spettacoli in tutta Europa e negli Stati Uniti.
L’11 aprile 1975, dopo una rappresentazione tenutasi a Parigi, fu trovata esanime e morì poche ore dopo, per un’emorragia cerebrale: era il 12 di aprile.
I suoi funerali si svolsero con rito cattolico, nella chiesa della Madeleine a Parigi. Una folla immensa partecipò alle sue esequie.
La grande artista fu sepolta nel cimitero del Principato di Monaco. Ora, però, dal 30 di novembre, le sue spoglie riposeranno a fianco degli uomini e delle donne che, come lei, hanno fatto la storia della Francia.
In copertina: l’ex chiesa cattolica dedicata a Sainte-Geneviève, che divenne “Pantheon” nel 1795 e due immagini dell’artista Joséphine Baker.