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Tanatologica(mente)

Il parco dei Mostri di Bomarzo

Il meraviglioso Parco dei Mostri di Bomarzo, nel Lazio

Qualora vi capitasse di passare per questo piccolo Comune, una tappa che sicuramente consiglio è.. un parco molto particolare, mostruosamente accattivante e magico.

E’ il Parco dei Mostri di Bomarzo, un luogo unico nel suo genere, capace di richiamare a sé studiosi e amanti dell’occulto da tutto il mondo.

Trattasi di un vero e proprio luogo di introspezione e di conoscenza che il visitatore è invitato a intraprendere.

La sua storia è molto antica, risale agli inizi del ‘500, il 1552 per esattezza.

Pierfrancesco II Orsini, discendente di una delle famiglie più ricche dell’epoca, fu il fautore di questo parco delle meraviglie: dopo aver sposato Giulia Farnese, figlia di Galeazzo Farnese e dunque imparentata con il Papa, nel 1557 si dedicò interamente al proseguimento dei lavori di costruzione del parco.

La prematura morte della consorte, avvenuta nel 1560, fu un dolore tanto acuto per Pierfrancesco che trasformò questo luogo in uno scrigno di rimembranze dove poter “sfogare il core“.

All’ingresso si viene accolti da due sfingi, simbolo enigmatico sin dai tempi più remoti, guardiana del passaggio nell’Aldilà.

La Sfinge, ricordiamo, era un essere della mitologia metà donna e metà leone – o canide – posta a custodire l’entrata dei templi più importanti e famosi, tra cui la Piramide di Giza e nell’antica Tebe, dove i passanti erano accoliti con degli enigmi da risolvere per poter accedere ai templi stessi.

Il Parco brulica di sculture in pietra mostruosamente sublimi: Giano, Ecate, Saturno, Proteo (una testa enorme di una creatura marina), tra incanto e metamorfosi.

Procedendo nel percorso, ci si imbatte in un’enorme scultura raffigurante una tartaruga, simbolo di equilibrio e di tenacia, sul cui guscio vi è posto un basamento di una Nike alata.

Il carapace del Sacro Bosco di Bomarzo,
Foto personale.

La passeggiata prosegue, avvolti nella vegetazione in cui i mostri di pietra si nascondono cercando, tuttavia, di farsi riconoscere e trovare.

Specchi d’acqua, scritte scolpite e colorate di rosso, un Teatro di Pietra su cui poter immaginare chissà quale spettacolo!

Tra le mille curiosità, la Casa inclinata è sicuramente tra le più affascinanti: una struttura volutamente costruita..inclinata! Chi vi entra per visitarlo si sente in una dimensione altra, una convocazione a vedere le cose da un’altra prospettiva.

La “Casa inclinata” (o Casa pendente). Foto personale.

Il senso che, personalmente, ho provato è stato quello di camminare su un terreno in movimento, quasi sismico. Con mal di testa annesso. Sicuramente, l’architetto (tale Pirro Ligorio erede del direttivo della Fabbrica di San Pietro) è riuscito nel suo intento di scombussolare il visitatore.

L’opera di pietra più famosa del Parco, è certamente l’Orco, un’enorme testa di pietra dalla bocca spalancata che invita ad entrare e guardare dal di dentro la realtà al di fuori. Vi si accede dopo aver percorso una brevissima scalinata, ed accoglie i più curiosi con una frase ad effetto: “Ogni pensiero vola“.

La passeggiata prosegue, tra figure mitologiche e natura incontaminata.

A vent’anni dalla scomparsa della consorte, Pierfrancesco deciso di erigere un maestoso tempio, nel 1580: è anch’esso un’enigma, dove sono riportati i segni zodiacali secondo la linea astronomica, partendo dal simbolo del Leone, significante il sole e il mese di Luglio).

Il tempio dedicato a Giulia Farnese. Foto personale.

Il viaggio nel parco si conclude così, con mille mila pensieri per la testa, di seguito ad una lunga passeggiata che stimola a riflessioni fuori dall’ordinario e al contatto con la natura.

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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