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Tanatologica(mente)

Gioielli da lutto: la lavorazione dei capelli come culto della morte

Quella Vittoriana è tra le più affascinanti epoche – soprattutto per gli amanti del gotico – intrisa come fu di usanze e peculiarità soprattutto in ambito funerario. Tra queste, i gioielli per capelli, in voga per tutto il XIX° secolo.

Il sentimentalismo pregnante dell’era vittoriana ha influito sull’industria e sull’inserimento femminile nel mercato del lavoro, dando possibilità di confezionare, con sapienza e maestria, vere e proprie opere di gioielleria legate al culto funebre.

Dagli orecchini alle spille, dalle collane ai bracciali, dalle croci ai medaglioni il protagonista è sempre il capello: una parte tanto personale quanto unica di noi propone, donandoli, un duplice patto quale il donarsi all’altro in modo unico, attraverso l’utilizzo altresì di una simbologia che ne richiami l’identità.

Non si tratta solo di prendere una ciocca di capelli e riporla entro un gioiello, no.

Dal XVII al XIX secolo infatti, questa arte si è migliorata proponendo pezzi unici e di qualità eccelsa secondo alcuni schemi e trattati consultabili dal testo di Mark Campbell “Self-Instructor in the Art of Air Work”, databile al 1867, in cui viene spiegato con dovizia di particolari come creare monili e accessori per capelli (con ciocche di capelli!).

Un esempio di bracciale. Credits: Etsy

In base ai diversi stili e materiali con cui realizzare i gioielli, è possibile desumerne l’evoluzione nel tempo: catene di capelli usate per apporvi medaglioni o gancetti, utilizzati anche come portachiavi, richiamanti una simbologia ben precisa.

Il simbolo (che fosse un corno, un fiore, una ghianda o altro) è difatti il mezzo attraverso cui si richiama un determinato significato, ma non solo.

Molto utilizzato, nel XIX secolo, era lo smalto nero per decorare i gioielli e legarli ad un evento luttuoso: innumerevoli esempi di accessori – come fermagli per capelli ma anche gemelli da polso- ne indicano la moda dell’epoca.

Spilla in oro e smalto nero. Credits: Etsy

La Mourning Jewelry – la gioielleria da lutto – nacque dunque in un periodo in cui l’indossare tale gingilli significava portare il proprio lutto e reverenza nei confronti del defunto: i capelli, a differenza di altri materiali di origine naturale, sembra si deteriorino meno nel tempo, supposizione confermata dalle centinaia di esempi giunti sino ai giorni nostri.

Inizialmente richiesti dalle classi più abbienti, le quali potevano permettersi tranquillamente lavorazioni orafe di una certa qualità, la mourning jewelry era una moda costosa e alquanto particolare: i capelli umani, di cui vi era bisogno per creare i monili, erano richiestissimi e ricercati tanto da essere merce di scambio tra borghesi e poveri contadini, così da creare un ampio mercato che non riguardasse solo il richiedente e una precisa provenienza dei capelli (ovvero, di un parente defunto o di un conoscente).

La moda non era alla portata di tutti sino a che le donne del XIX iniziarono – anche le più povere – a crearsi da sè questi gingilli nelle proprie dimore: il testo sopra citato di Mark Campbell era affiancato da un altro testo interessante, Godey’s Lady’s Book dove venivano proposti modelli, dai più semplici ai più complessi, realizzabili da casa – e rivendibili – .

Sicuramente l’utilizzo dei capelli, ma questo sin dalla preistoria, non era prerogativa dell’epoca vittoriana, nonostante in realtà fu da qui che si sviluppò il gioiello a lutto come mai prima.

Cuore di cristallo. Credits: artofmourning.com

Vi sono diversi esempi in più parti del mondo (Svezia, Svizzera, Olanda) oltre i confini politici e culturali.

Oggi, alcuni esperti nella lavorazione dei capelli continuano questa meravigliosa e singolare arte, proponendo un revival di stili e usanze affinchè quest’arte non venda dimenticata.

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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