“Chi vuol esser lieto, sia: / di doman non c’è certezza” è una famosa esortazione a festeggiare legata al carnevale ed è tratta da “Il trionfo di Bacco e Arianna”, un componimento poetico scritto da Lorenzo il Magnifico, che, probabilmente, risale al 1490.
Il carnevale si celebra nei Paesi di tradizione cristiana, soprattutto in quelli di rito cattolico. I festeggiamenti prevedono, generalmente, pubbliche parate, animate da giocosità e fantasia, ma aspetto precipuo del carnevale, naturalmente, è il mascheramento.
In base a testimonianze scritte, già in epoca romana, la festa dedicata a Iside, la dea egizia, celebrata anche nell’Impero romano, prevedeva ci fossero gruppi mascherati.
Il carnevale è una festa mobile legata alla Pasqua, altra festa con cadenza annuale variabile: si colloca in uno dei giorni tra il 22 marzo e il 25 aprile.
I festeggiamenti carnevaleschi, invece, possono cadere nei giorni tra il 3 febbraio e il 9 marzo; per questo i festeggiamenti legati al carnevale si concentrano, solitamente, tra i mesi di febbraio e marzo.
Il termine carnevale sembra derivare dal latino “carnem levare”, cioè “eliminare la carne”, e faceva riferimento al banchetto allestito l’ultimo giorno di Carnevale: il martedì grasso, appena prima che iniziasse il periodo di astinenza e digiuno della Quaresima.
Altre possibili derivazioni della parola sono: “carnualia” (giochi campagnoli); “carrus navalis” (nave su ruote) un esempio di carro carnevalesco; “currus navalis” (corteo navale), un’usanza sopravvissuta fino al Settecento.
Il vocabolo appare inizialmente nei testi del giullare Matazone da Caligano (XIII secolo – XIII secolo; uno dei maggiori esponenti della poesia giullaresca), alla fine del Duecento, e in quelli del novelliere Giovanni Sercambi (1348 – 1424; scrittore) intorno al Quattrocento.
Il carnevale deriva da festività molto antiche, come le antesterie o i saturnali romani. Durante queste particolari feste si assisteva a uno scioglimento delle gerarchie e degli obblighi sociali; si manifestava un capovolgimento dell’ordine e il clima generale era scherzoso e dissoluto.
Questa festa segnava una sorta di rinnovamento simbolico. Il caos prendeva il posto del consueto ordine e ciò consentiva, terminati i festeggiamenti, di dare vita a un nuovo ordine, a un ciclo rinnovato che perdurava fino al successivo carnevale.
Il caos del carnevale, da cui successivamente si generava un ordine rinnovato, si estese anche al cosmo e finì per includere un significato mitico: rappresentava la circolazione degli spiriti tra cielo, terra e inferi.
La festa del carnevale è una sorta di passaggio, aperto tra il mondo dei vivi e quello dei morti; un passaggio che consentiva una comunicazione tra i due regni.
Le anime, dovevano essere onorate, affinché non diventassero pericolose, e questo era possibile grazie alle maschere che avevano la funzione di assurgere a corpi provvisori per gli esseri soprannaturali.
Per restaurare l’ordine del cosmo, stravolto dalla festa, si dovevano attuare dei rituali purificatori che spesso includevano: un processo, una condanna e persino un funerale del carnevale che, in alcuni casi, consisteva nel bruciare un fantoccio che incarnava il re del carnevale. Tale di rito è praticato ancora in molte città italiane, europee e persino extraeuropee.
A Firenze, nel Quattrocento e Cinquecento, i Medici organizzavano grandi mascherate su carri che prendevano il nome di “trionfi”, questi erano accompagnati da canti carnascialeschi, cioè canzoni a ballo, e lo stesso Lorenzo il Magnifico si dilettò a comporne alcuni, come “Il trionfo di Bacco e Arianna”, uno tra i più noti tra quelli da lui scritti.
A Roma, invece, durante il regno pontificio, c’era la corsa dei barberi (cavalli da corsa) e la “gara dei moccoletti” accesi.
Attualmente, due città italiane possono vantare dei festeggiamenti carnevaleschi davvero spettacolari: Venezia e Viareggio.
Il Carnevale di Venezia è ormai una celeberrima attrazione turistica che richiama un pubblico vastissimo, proveniente da tutto il mondo.
Il Carnevale di Viareggio, apprezzato a livello internazionale, deve la sua fama ai carri allegorici sui quali sono collocate enormi caricature in cartapesta di uomini celebri in vari campi: politico, culturale e dello spettacolo. A Viareggio sono creati i carri più grandiosi, che superano i 20 metri d’altezza, realizzati da oltre 25 ditte e coinvolgendo più di mille artigiani.
Il carnevale ha ispirato anche diversi grandi artisti, tra i quali: Pieter Bruegel il Vecchio, Canaletto e Francesco Guardi.