Note anche come “Moire”, secondo la dicitura ellenica, sono le figlie di Temi e Zeus, personificazione del fato di ogni individuo: l’uomo infatti, secondo il mito, possiede un filo che viene tessuto, svolto ed infine reciso dalle tre Parche.
« Per seconda sposò la splendida Thémis, che generò le Ore(Eunomie, Dike ed Eirene fiorente) che vegliano sulle opere dei mortali; e le Moire, cui grande onore diede Zeús prudente: Cloto, Lachesi e Atropo, che concedono agli uomini il bene e il male. »
Teogonia di Esiodo, vv. 900-906
Ma..quali sono i loro nomi, e che significato hanno?
Parche (in latino Parcae) erano coloro che controllavano il destino.
Cloto, dal greco “io filo” – κλώϑω -, era colei che per l’appunto filava l’insieme dei fili della vita umana. Esteticamente era una donzella piacente ma al contempo inquietante;
Lachesi, “destino”, “fato” – λαγχάνω -, avvolgeva tale stame sul fuso decidendo quanto filo servisse ad ogni singolo individuo. Rappresentata come una vecchia tessitrice.
Atropo, colei che è “inflessibile” – ἄτροπος -: con le sue forbici affilate tagliava spietata il filo, aveva tra le Tre i tratti più austeri.
Tutte e tre, secondo il mito, risultano donne dall’anziano aspetto le quali dimorano nell’Ade, il Regno dei Morti, presentate come figure totalmente indifferenti alla vita terrena degli uomini.
“Altre tre donne sedevano in cerchio a uguale distanza, ciascuna sul proprio trono: erano le Moire figlie di Ananke, Lachesi, Cloto e Atropo, vestite di bianco e col capo cinto di bende; sull’armonia delle Sirene Lachesi cantava il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro.”.
Repubblica X, 135,34 – Platone
Come poc’anzi citato, il filo di ogni uomo ha differente lunghezza: un filo breve sta a significare una vita breve, al contrario un filo lungo una lunga esistenza.
Secondo talune descrizioni sembra avessero un solo occhio che erano solite passarsi di volta in volta, in base alle circostanze. Altre rappresentazioni sostengono invece errata questa convinzione, poiché le figura mitologiche con un solo occhio (ed un solo dente) erano invece le Graie, presenti nel mito di Perseo che, proprio a causa di questa loro deficienza, permisero al protagonista la scoperta dell’antro delle Gorgoni.
Troviamo le Parche ne ” Dei Sepolcri” del Foscolo (1807), altresì nella “Divina Commedia” di Dante (Canto XXI del Purgatorio) e ne “L’Orlando Furioso” dell’Ariosto (Canto XXXIV).
Spesso citate anche nei film, le abbiamo incontrate anche nel film per bambini “Hercules”, dove vi è per una connotazione giocosa e a portata d’infante.
E voi? Ci credete nel Destino?