Gli Etruschi credevano che la terra fosse composta da tunnel concentrici che sfociavano in un ignoto luogo dell’Asia Centrale. Secondo le loro convinzioni in tali recessi del sottosuolo era ubicato il regno di Agarthi, un regno parallelo, abitato da esseri di intelligenza superiore, detentori delle grandi verità che gli uomini hanno sempre desiderato conoscere.
La leggenda etrusca del regno di Agarthi ha avuto notevole fortuna nei secoli; ha ispirato una serie di immaginifiche collocazioni di questo mitico luogo, suggerito scenari singolari e concepito eccentriche civiltà.
Il termine Agarthi significa “inaccessibile” ed è stato utilizzato spesso per denominare una civiltà nascosta. Esistono citazioni di un regno simile anche nel buddhismo tibetano.
A questo misterioso regno si poteva accedere tramite diversi ingressi, alcuni chiaramente segnalati: il deserto del Gobi, il Polo Nord, l’isola di Pasqua e la piramide di Giza, altri ancora da scoprire e localizzati in luoghi remoti della terra.
Gli Etruschi credevano che un accesso ad Agarthi fosse situato sull’isola Bisentina, una delle due isole del lago di Bolsena, quella con un’estensione maggiore. L’isola è ubicata a pochi chilometri dal promontorio dove si ergeva la città etrusco-romana di Bisenzio, dalla quale deriva il suo nome.
Sull’isola Bisentina è presente una collina e qui, lontano da qualsiasi costruzione, si trova la “Malta dei Papi”, uno stretto cunicolo scavato nelle profondità dell’isola che fu usato per lungo tempo come prigione. Si ritiene fosse un’opera di origine etrusca e la leggenda sostiene che tale tunnel sia uno degli ingressi al regno di Agarthi.
Le Vie Cave degli Etruschi, dei sentieri ricavati nel tufo, il cui uso resta ignoto, hanno ispirato le più fantasiose supposizioni, ma esistono anche teorizzazioni più pratiche, come quella che vede tali percorsi come possibili collegamenti tra città, campagne e necropoli; altri sostengono fossero delle canalizzazioni per l’acqua.
L’idea di una Terra Cava ha basi più letterarie che scientifiche e ha contribuito al fiorire di una serie di racconti di viaggi, come quello immaginato nel 1741 ne “Il viaggio sotterraneo di Niels Klim” (Nicolai Klimii Iter Subterraneum) da Ludvig Holberg (1684-1754; scrittore, filosofo, drammaturgo e storico norvegese).
Tra pseudo teorie scientifiche e immaginazione sono molti gli esempi che rimandano a un mondo sotterraneo, dove spesso si muovono creature singolari: alieni, dinosauri, ecc.
Il mito di Agarthi acquista maggiore fortuna grazie a diversi autori come, il marchese Alexandre Saint-Yves d’Alveydre (1842-1909; medico francese, figura di spicco dell’esoterismo del XIX secolo) e il suo racconto “La Missione dell’India in Europa” (Mission de l’Inde en Europe), poi con Ferdynand Ossendowski (1876-1945; scrittore, giornalista, esploratore, attivista politico polacco) e il suo “Bestie, uomini e dei” (Beasts, Men and Gods), proseguendo con Willis George Emerson (1856-1918; scrittore e politico statunitense) e il suo “Il dio fumoso o Il viaggio nella terra cava” (The Smoky God, or A Voyage to the Inner World), e molti altri ancora.
Il Regno di Agarthi, secondo d’Alveydre era un luogo reale, ubicato in Tibet, sull’Himalaya; invece per Ossendowski era collocato all’interno della terra; costituito da otto parti e suddiviso in ben settantasei regni era il centro del mondo e terra di origine dell’umanità.
Nel libro di Emerson, si narra invece di un marinaio che entrato da un ingresso situato nel Polo Nord, si troverà a navigare all’interno della Terra. Qui scoprirà un mondo abitato e illuminato da un “Sole centrale fumoso”.
Molti europei hanno creduto che Agarthi fosse un luogo reale, come ad esempio, i seguaci di Madame Blavatsky (1831-1891; filosofa, teosofa, saggista occultista e medium russa naturalizzata statunitense).
Persino il nazismo mostrò interesse per il regno di Agarthi, finanziando addirittura una spedizione in Tibet, tra il 1937 e il 1938, per individuare il luogo dove abitavano i progenitori della “razza madre” dell’umanità.