Franz Liszt si è misurato con la grandezza della poesia di Goethe, realizzando una monumentale sinfonia che non ripercorre la storia di Faust, ma descrive musicalmente i caratteri dei personaggi principali della vicenda: Faust, Gretchen e Mephistopheles.
La leggenda di Faust e in particolare i versi che gli ha dedicato Wolfgang von Goethe hanno ispirato molti musicisti tra cui, Beethoven, Schubert, Berlioz, Schumann, Liszt, Wagner, Gounod, Boito, Busoni e Mahler.
Per rappresentare la figura di Faust, Franz Liszt ha scelto come forma musicale quella della sinfonia corale.
Il brano “Eine Faust-Sinfonie in drei Charakterbildern” fu eseguito per la prima volta in occasione dell’inaugurazione di un monumento a Goethe e Schiller, il 5 settembre del 1857.
Già nel 1839, Liszt stava maturando l’idea di scrivere un’opera musicale ispirata al Faust e nel 1840, iniziò ad abbozzare la sua Sinfonia, la cui stesura fu ispirata dal dramma di Goethe che il musicista lesse nella versione di Gérard de Nerval.
Anche altri musicisti, nello stesso periodo, si ispirarono in vario modo alla vicenda di Faust.
Tra il 1844 e il 1853 Schumann elaborò e portò a termine le sue Szenen aus Goethes “Faust”; Wagner completava la sua Faust-Overture (1840), prima parte di una Sinfonia mai ultimata.
Intanto, Liszt lavorava ai suoi abbozzi, ispirati ai tre protagonisti del dramma goethiano.
Attorno alle vicende di Faust c’era un vero e proprio fermento, tanto che, nel 1854, Berlioz dedicò a Liszt la “legende dramatique” La Damnation de Faust che fu eseguita a Weimar nel 1852.
A questo punto, Liszt si mise seriamente al lavoro e nell’estate del 1854 in poco più di due mesi terminò la composizione della Sinfonia, però l’orchestrazione dei tre quadri di carattere (Faust, Gretchen e Mephistopheles) non era ancora di suo gradimento.
Il musicista rimaneggiò a più riprese la sua opera, introducendo nell’organico orchestrale trombe, tromboni e percussioni e inserendo passaggi marziali nei movimenti estremi.
Apportò modifiche prima dell’esecuzione a Weimar del 1857 e anche successivamente, rivedendo la strumentazione e aggiungendo nel finale una pagina per tenore e coro sulle parole del “Chorus Mysticus” (seconda parte del Faust di Goethe).
Nel 1861, Liszt, ancora insoddisfatto, rivide anche questa versione e nel 1880, aggiunse una decina di battute al secondo movimento.
La struttura iniziale non fu mai messa in discussione da Liszt che per questa composizione non prese neppure in considerazione l’idea di realizzare un poema sinfonico. Il suo interesse musicale, invece, si concentrò sullo studio dei personaggi principali, dei quali sviscerò il carattere attraverso la musica.
L’opera è un quadro complesso reso compatto dai drammatici tematismi ricorrenti che sono legati fra loro e si avvicinano a un leitmotiv.
Il primo movimento della sinfonia è in forma sonata (particolare organizzazione del materiale musicale entro un singolo movimento di: sonata, sinfonia, quartetto, concerto o pezzo di musica da camera).
Il brano costituisce un riassunto musicale di tutta la Sinfonia: nello sviluppo affiorano temi e motivi che sono successivamente modificati e trasfigurati.
Il tema iniziale richiama il personaggio di Faust, tenebroso e sognatore, che cerca verità e conoscenza. A questo tema, presentato dall’oboe, fa seguito quello della “di Nostalgia”; poi, più avanti, si afferma in un allegro dirompente un tema agitato e pieno di passione che raffigura l’insaziabile appetito di Faust per i piaceri della vita.
Nel secondo movimento, la pura melodia dell’oboe, accompagnato dalla viola, ritrae l’innocenza di Gretchen. Si avverte anche l’ossessione che la fanciulla ha per Faust con la comparsa del tema che raffigura questo personaggio. I due temi, successivamente, si fondono in un duetto d’amore e conducono a una sorta di tranquillo riepilogo musicale.
Il terzo movimento è dedicato a Mefistofele, il quale non ha un suo tema personale, bensì Liszt per ritrarlo utilizza materiale tematico del primo movimento, recuperando i temi proposti per il personaggio di Faust, ma trasformati e distorti.
In questo quadro si evidenzia l’abilità di Liszt di piegare i temi a suo piacimento, qui la musica si sporge verso l’atonalità, utilizzando cromatismi ed episodi ritmici, fino a spingersi a una fuga infernale. In seguito, torna il tema di Gretchen che resta immutato: il diavolo non ha potere su di lei.
Nel finale il coro maschile canta le parole del “Faust” di Goethe.
In copertina: “La Visione di Faust” di Luis Ricardo Falero (1880)