Chi erano i divoratori dei peccati e quale il loro scopo? Tra il XVIII e il XIX secolo in alcune zone della Scozia, Galles ed Inghilterra veniva assunta questa figura, così che potesse assorbire i peccati del defunto.
Poter estinguere ogni forma di peccato compiuto mentre si è in vita, è una dei desideri più ambiti da ognuno di noi, soprattutto in punto di morte.
Nel 1700 non era così raro che, di seguito al decesso di un proprio caro, venisse chiamato un uomo che..mangiasse i peccati del defunto. In che modo?
Una pagnotta di pane veniva posta sul petto del proprio caro deceduto, già riposto nel feretro, destinata ad essere il pasto del mangiatore di peccati che, proprio in questo modo, li assorbiva dal defunto stesso.
Il pane, ricordiamo, rappresenta l’anima dei defunti.
Questo soggetto, un vero e proprio professionista chiamato più e più volte da diverse famiglie, si credeva riempisse la propria anima sino ad appesantirla, visti tutti i peccati divorati nel corso della propria carriera: un vero e proprio consumatore di cattive azioni altrui che, per un misero pezzo di pane – unico pasto probabilmente della giornata – pagava un elevato ed estremo prezzo a livello spirituale.
In cambio di questo coraggioso gesto (proviamo ad immaginare cosa possa significare prendere in carico i peccati di tutti gli altri!) veniva pagato con solo 4 pence inglesi: chi si addentrava in questa spirale spesso e volentieri non aveva nulla da perdere, nè una famiglia nè un lavoro che ne permettesse la sussistenza.
Nell’immagine utilizzata come copertina di questo articolo il riferimento è al “Faiths and folklore: un dizionario di credenze nazionali, superstizioni e costumi popolari” a cura di Carew Hazlitt, dove vengono spiegate con dovizia di particolari le peculiarità – tra le tante figure del passato – del mangiatore di peccati.
Come avveniva la cerimonia in cui veniva consumato questo inusuale pasto?
Solitamente avveniva durante una veglia funebre, e fu una pratica in voga sino agli inizi del XX secolo.
Il rituale era semplice, e seguiva una prassi: il divoratore di peccati rimaneva seduto, mangiava il suo pane e beveva birra da una ciotola; dopo la consumazione pronunciava le seguenti parole:
“La facilità e il riposo dell’anima se ne sono andati“
Brand’s Popular Antiquities of Great Britain
L’anima del mangiatore di peccati diveniva così impegnata: assorbiva quelli altrui, accumulando i propri.
In tal modo il defunto poteva entrare in Paradiso senza preoccupazione alcuna!
Le origini del Sin Eater. Alcuni cenni
Sembra che questa usanza derivi da alcune tradizioni religiose molto antiche: forse pagane, ma – secondo il teso di Richardson “Morte, Dissezione e Povertà” per lo più legate al mondo medievale:
i nobili infatti erano solito, poco prima di un funerale, donare cibo e bevande ai più poveri, in cambio di preghiere per il proprio defunto.
Secondo alcuni racconti locali antichi, la figura del mangiatore di peccati era per lo più..orribile: rappresentati e descritti molto magri, miseramente poveri, erano spesso menzionati in letteratura e nella poesia, in modo però negativo.
Questa figura infatti era spesso evitata dalla società, un vero e proprio reietto di cui si temeva in realtà la morale: sin dove è disposto, un uomo che divora i peccati altrui, ad arrivare per raggiungere i propri scopi?
Mangiare le impurità degli altri lo rendeva davvero sempre più corrotto nel corso del tempo? Tale visione negativa legata a questa professione venne ben presto anche associata alle arti oscure, alla magia nera, tanto da divenire condannata dalla Chiesa.
L’ultimissimo Sin Eater di cui si conosce la storia dello Shropshire – tale Richard Munslow -, morì nel 1906 e venne commemorato attraverso una celebrazione nel 2010, a Ratlinghope.