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Tanatologica(mente)

Sarco: la macchina del fine vita

Abbreviazione futuristica della parola “Sarcofago”, Sarco è stata progettata come ausilio per il fine vita, presentandosi al mondo per la prima volta ufficialmente nel 2019 a Venice Design.

Siamo nell’era della pornografia della morte e del morire: riteniamo più piacevole osservare una scena di violenza o di sesso ma non siamo disposti a vivere la morte come evento naturale ed universale.

Viviamo in una società liquida, dove i legami, la propria situazione lavorativa, il pensiero e l’esistenza di per sè risultano fluidi, perennemente in mutamento senza stabilità, con una proiezione (sempre) verso il futuro dove regna sovrana l’incapacità e la noia del vivere qui ed ora.

Parlare di morte, va da sè, risulta scomodo e ingombrante, come quando entra un sassolino nella scarpa.

Ognuno, inoltre, ha diverse visioni dell’esistenza e diversi valori a cui legare l’idea stessa di buona vita e di buona morte.

Proviamo ad immaginare di trovarci ad un’esposizione di design, tra oggetti ergonomici e macchinari proiettati già verso un futuro che non ci appartiene, e imbatterci in un oggetto strano, bizzarro, curioso.

Eccoci davanti a Sarco, la macchina che produce Morte. Ma, detta in questo modo, è veramente terribile l’immagine ed il pensiero che ne scaturisce.

Credits: La Nuova Venezia

Nel 2019 infatti, al Venice Design è stata proposta l’idea del designer di origine olandese Alexander Bannin e il Dottor Philip Nitschke, che hanno trasformato la morte in un oggetto da esposizione.

Centinaia di migliaia di passi hanno girato attorno a questo oggetto dalle forme quasi aliene e futuristiche: un approccio alla morte, vittima di tabù nell’era contemporanea, che ha portato a riflettere sul tema del fine vita e del suicidio in particolar modo, altro argomento altamente celato e sepolto.

Questa macchina, sicuramente d’impatto per coloro che hanno paura anche solo del termine “morte”, dà modo – attraverso la pressione su un apposito pulsante – di passare a miglior vita, anche se in realtà non è così semplice a realizzarsi.

La forma ricorda una capsula enorme, un utero di ferro e vetro che funziona però al contrario: non dà vita, ma la toglie.

Altamente sostenuta dagli attivisti pro-eutanasia, è ritenuta una soluzione senza precedenti in materia di suicidio che richiede però una precedente ed accurata prassi burocratica per poterla utilizzare.

Difatti, non vi si può accedere se non dopo aver verificato lo stato psico fisico di salute del soggetto attraverso un questionario, dando modo di ottenere un codice di accesso che permetterà di entrare nel meccanismo.

Credits: Il Sole 24h

La particolarità di Sarco sta nella semplicità della realizzazione: il prodotto infatti è creato in 3D, permettendo cioè di costruirne un esemplare ovunque e quando lo si desideri.

Ma, come funziona Sarco?

Una volta che il soggetto abbia deciso di premere il pulsante, si da’ il via al processo di rilascio di azoto liquido capace di diminuire – molto rapidamente – i livelli di ossigeno dell’individuo comportandone il decesso in poco tempo.

A quanto pare il processo è del tutto legale, tanto che non vengono utilizzate delle sostanze vietate: la persona che sceglie di adoperare questo mezzo per decidere come e quando lasciare questo mondo inizialmente proverà una sensazione di vertigine, fino a spegnersi lentamente.

Al poc’anzi citato Dottor Nitschke è stato affibbiato il triste nome di “Dr. Morte“, senza contare le contestazioni da parte di coloro che aborrano il suicidio assistito, considerando in questo contesto il suicidio come un “gesto estetico, dove il macabro assume profili invitanti” (fonte: lanuovabq).

“Non dovrebbe essere solo un privilegio per le persone molto malate, ma un diritto umano. Se si ha il dono prezioso della vita, ognuno dovrebbe poter decidere quando darlo via e farla finita”.

Dr. Nitschke, da “Il Sole 24ore”

Dei due pulsanti citati in precedenza, oltre a quello che avvia il processo mortale vi è anche quello (STOP) che ne permette – in un attimo di ripensamento – l’immediata sospensione.

Il costo medio per realizzarne un prototipo è di circa 7,500 dollari, ed il fine è quello – nel lungo periodo – di proporre il progetto in modo gratuito attraverso la semplice richiesta web.

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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