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sacro Tanatologica(mente)

La cripta degli Abati a Sant’Anna dei Lombardi

Napoli, città dalle mille mila meraviglie, accoglie tra le molte la Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, altresì nota come Santa Maria di Monteoliveto. Al suo interno, proprio nella cripta degli Abati, è possibile conoscere la realtà degli scolatoi.

Costruita nel 1411 e nota soprattutto per le decorazioni pittoriche del Vasari, la chiesa di Sant’Anna dei Lombardi è un enorme scrigno di arte che comprende, proprio sotto l’abside, la Cripta degli Abati.

Nell’ipogeo infatti è possibile, poichè aperta al pubblico, la visita al complesso secolare di sedili in pietra progettati proprio per la scolatura dei liquidi corporei post mortem.

Basta alzare di un poco la testa per ammirare, proprio sopra questi troni eterni, piccole teche contenenti teschi ed ossa di uomini illustri e – si presume – vi sia sepolto anche Bernardo Tanucci, persona di fiducia di Carlo di Borbone, Re di Napoli, ma la cui tomba in realtà non è accessibile ai visitatori.

E’ proprio grazie al Comitato di Gestione delle Arciconfraternite Commissariate che è stata possibile la riapertura della Cripta.

Non solo i teschi, ma anche gli affreschi dai temi vegetali che decorano le volte lasciano stupito il visitatore così come i copricapi ecclesiastici presenti su alcuni teschi.

Credits: ECampania – Accesso alla Cripta degli Abati

L’ambiente si presenta circolare e vi si accede tramite una scala a rampa doppia: una volta giunti all’ipogeo, ci si trova immersi nel silenzio del complesso dove gli scolatoi seguono questa forma circolare, come se volessero apporre giudizio a chi entra qui sotto.

Questo luogo in passato era infatti dimora della meditazione degli stessi monaci olivetani, per riflettere sulla caducità della vita.

Qui sotto i corpi venivano lasciati essiccare secondo un processo naturale e lento: una volta giunti alla totale essiccazione, venivano posti un un altro luogo sacro sempre entro la cripta.

Credits: ECampania – Affresco del Calvario di Cristo

Curiosa è la posizione dell’affresco raffigurante il Calvario: posto dietro le piccole teche contenenti i teschi, sembra in qualche modo da loro protetto, senza scordare che lo stesso termine calvario (dal latino “calvarium“) fa fede all’etimologia sacra del “luogo del cranio“.

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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