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Tanatologica(mente)

Il mito di Ciparisso

L’assonanza con cipresso è, ebbene sì, azzeccata: proprio da questo nome di origine greca troviamo la storia dell’albero che da secoli accompagna il tragitto dei dolenti e culla, nel terreno, i defunti.

I morti tengono compagnia ai cipressi. O viceversa?

Roberto Gervaso

Quando ci avviciniamo ad un camposanto, o ci troviamo nei suoi pressi, sicuramente il nostro occhio si è abituato alla vista dell’albero che accompagna il visitatore verso le tombe dei propri cari.

Il Cipresso, grazie alle sue radici fittonanti, fa sì che queste non rechino danno alcuno alle inumazioni, le sepolture cioè a terra: radici che penetrano nel terreno in modo drittissimo, come dritta è la direzione della punta di questi guardiani che lasciano nell’aria un profumo molto particolare.

Radici che bene si apprestano a diverse tipologie di terreno, siano esse argillose, rocciose o calcaree.

Sin dai tempi antichi questo albero è stato scelto come simbolo di immortalità, accompagnando con la sua forma sinuosa le anime verso il cielo.

Esempi classici li troviamo già nell’antica Roma ma anche negli Egizi, che costruivano i feretri proprio con il legno del cipresso.

Insieme a quello di ulivo, cedro e palma, il cipresso – secondo la credenza cristiana – è uno dei quattro tipi di legno con cui venne costruita la croce di Gesù.

Ma giungiamo ora al mito di Ciparisso.

Credits: Pinterest, (Opera di Agostino Arrivabene)

Ciparisso (in latino Cyparissus; in greco Κυπάρισσος, Kyparissos) era un bellissimo ragazzo a cui il dio Apollo donò un cervo dalle corna dorate.

Nel corso del tempo, Ciparisso riuscì ad addomesticare la bestiola creando con essa un legame unico quanto raro, destinato però a finire presto.

Durante una battuta di caccia infatti, Ciparisso uccise – ovviamente in modo accidentale – il cervo con il proprio giavellotto, dono peraltro dello stesso Apollo.

Il dolore era devastante, Ciparisso non riusciva a farsene una ragione.

Vista la disperazione del fanciullo, Apollo decise dunque di…trasformalo in un cipresso, l’albero che viene preso come simbolo del lutto: questo mito ci aiuta a creare una relazione tra questo albero ed il suo più profondo significato culturale legato alla morte.

Secondo le scritture di Ovidio (43 a.C. – 18 d. C.) Ciparisso chiese al dio Apollo che le proprie lacrime potessero scorrere ininterrottamente per l’eternità, divenendo al contempo immortale: la resina che il Cipresso produce ricorda una sorta di lacrima, nella sua forma.

Secondo altri autori, Ciparisso è simbolo del passaggio dall’adolescenza all’età adulta: il ragazzo conosce l’arte della guerra e della caccia attraverso cui esperirà la morte, trasformandosi dunque in adulto.

Di Beatrice Roncato

Tanatologa Culturale, Tanatoesteta e Cerimoniere Funebre

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