L’asarotos oikos (o asaroton) è un antenato della natura morta; in pratica era un mosaico che fungeva da pavimento e sul quale era rappresentato un pavimento sporco.
Lo scopo dell’asaroton, prima per i Greci, poi per i Romani, era quello di mostrare la ricchezza di colui che lo aveva commissionato, sfoggiando come fosse un vanto l’opulenza degli scarti della sua tavola.
L’ideatore di questo tipo di raffigurazione – che anticipa le nature morte – era Sosos, un artista greco nominato da Plinio il quale descrisse un suo mosaico, ora perduto, del II sec. a.C., che si trovava a Pergamo e che, appunto, rappresentava gli avanzi di un pasto.
Per fortuna, di queste curiose rappresentazioni non abbiamo solo descrizioni: alcuni di questi mosaici, dello stesso periodo di quello di Pergamo, sono infatti sopravvissuti, come quello di Vigna Lupi (Roma), una sorta di trompe-l’œil (“inganna l’occhio”, genere pittorico che crea l’illusione in chi guarda di vedere oggetti reali e tridimensionali che, invece, sono dipinti su una superficie bidimensionale), dove i soggetti, riprodotti con grande accuratezza, sono resti alimentari: ricci di mare, foglie di verdura, gusci di frutta secca.
Un altro esempio, altrettanto dettagliato, di tali rappresentazioni si trova ad Aquileia, qui il pavimento raffigurato è cosparso di molluschi, lische di pesce, scarti di verdure e frutta.
L’asarotos oikos non registrò una fortuna di lunga durata, scomparve per ben duemila anni e solo nel 1976, ne abbiamo un nuovo esempio sui marciapiedi di Boston.
Mag Harries, l’artista che lo ha realizzato, ha posto nel cemento dei rifiuti, realizzati in bronzo, tipici della età moderna, cioè giornali, guanti, pomodori, foglie di insalata; i resti, insomma, di quanto è possibile reperire in un mercato.
Esistono anche altri esempi moderni di asaroton, più o meno fantasiosi e in alcuni casi denunciano, a differenza di quelli antichi, non il benessere del committente, ma le pessime abitudini dei cittadini: quella di non utilizzare gli appositi cestini della spazzatura, lasciando un incivile segno del proprio passaggio nei luoghi pubblici.
In copertina: avanzi di banchetto o pavimento non spazzato. Mosaico ispirato a Sosos di Pergamo (Museo Gregoriano Profano, Vaticano)