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Curiosità miti e leggende

Libitinario: l’antico impresario di pompe funebri

Libitinario, un antico termine per indicare l’impresario di pompe funebri, affonda le sue origini nella mitologia e nella figura della dea Libitina da cui deriva il suo nome.

Ho scoperto per caso il termine libitinario, cioè impresario di pompe funebri; si tratta di una voce dotta che deriva dal latino libitinarius e da Libitina, la dea dei funerali.

Libitina era una divinità della mitologia antica ed arcaica romana e preromana; il suo compito era gestire i funerali e occuparsi dei doveri e dei riti relativi ai morti. Considerate le sue mansioni, le si attribuiva un aspetto inquietante e diverse analogie con la dea Proserpina (sposa di Plutone e regina degli Inferi).

A Libitina erano dedicate due porte: la “Libitina” usata per rimuovere le salme dei poveri o dei condannati; la “Libitinensis”, al Colosseo, da cui entravano i gladiatori e le bestie feroci e venivano portati fuori i gladiatori uccisi durante gli spettacoli circensi.

Il nome Libitina derivava da libare, cioè dalle libagioni che si versavano all’atto del seppellimento del defunto; questa dea, probabilmente, apparteneva alla cerchia dei Novensidi (lat. Novensĭdes o Novensĭles divi) un gruppo di divinità romane il cui nome contiene la parola novus, in quanto erano dei importati, e si contrapponevano a quelli indigeni oppure si riferiva al termine nove: numero considerato sacro.

Dopo Servio Tullio, la dea Libitina ebbe un santuario a lei dedicato, collocato vicino a un bosco sacro. Il sito preciso non è noto, forse nella zona dell’Aventino o dell’Esquilino; qui si riunivano gli impresari di pompe funebri: libitinarii che registravano sui loro libri tutti i decessi.
Nel santuario erano conservati tutti gli strumenti usati per le sepolture e gli oggetti necessari per un funerale, ed era obbligo lasciarvi una moneta, quando si celebrava un rito funebre.

La dea Libitina fu oggetto di un vasto culto a Roma e fuori Roma: ad Anagni esisteva un suo tempio che oggi è la chiesa della Madonna del Popolo.
Nell’antica Roma, a lei si rivolgevano streghe e fattucchiere che le tributavano: vino, focacce e latte.

Dopo la morte c’era la convinzione che ci fossero destini diversi per le persone empie e per quelle sagge: le prime erano destinate a scomparire nelle nebbie del Tartaro, mentre le seconde, si immaginava tornassero alla terra o passassero attraverso Libitina considerata la porta di accesso a un altro mondo.

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